Oggi parliamo di un brano del lontano 1990, tempo in cui dall’ambiente della musica metal arrivano quegli ultimi lavori che avrebbero poi sancito la fine di un’epoca, sotterrata inesorabilmente dall’avvento del grunge.
Ma a noi interessano i personaggi che in qualche modo sono spiccati, e uno tra questi è certamente Marty Friedman, storico chitarrista dei Megadeth, che incise alcuni dei suoi assolo più belli proprio sull’album Rust In Peace: vi basta ascoltarlo e avrete l’imbarazzo della scelta.
Marty Friedman è un chitarrista metal, ha scritto alcune pagine del più veloce shred che si possa immaginare insieme a Jason Becker, ma nonostante ciò il suo fraseggio non è affatto banale e scontato, anzi è talmente tanto personale e particolare che solo un sordo non riconoscerebbe un suo assolo in mezzo a mille.
Come al solito ho scelto per voi un brano da analizzare, sul quale troviamo un assolo abbastanza complesso, sia tecnicamente che armonicamente parlando. Ma andiamo per gradi.
0:01 Una risata diabolica introduce il brano che parte con un arpeggio ostinato sul quale pian piano la sezione ritmica inizia a fraseggiare fino ad arrivare sulla prima strofa.
0:33 La voce stridente di Dave Mustaine inizia a raccontare la sua storia e quella del fantasma che vive nel suo attico. Più in avanti scopriremo di chi si tratta. Nel frattempo anche il main riff di chitarre si fa sentire, delineando in maniera decisa e convinta uno standard del thrash metal.
1:03 Parte il primo bridge che porta in auge un nuovo riff, e con questo siamo a quota tre. Qualche secondo dopo torna il riff dell’introduzione che pian piano lascia spazio alla seconda strofa.
1:28 Mustaine approfondisce la questione, ci parla di qualche problema mentale, ma in fin dei conti è sicurissimo che l’inquilino del suo attico sia proprio Lucretia, traduzione inglese del nome di Lucrezia Borgia, icona di scandali, tradimenti e intrighi, la femme fatale del rinascimento italiano.
1:57 Di nuovo stesso bridge, ma questa volta introduce un nuovo riff che sarà poi il background del primo assolo, quello di Marty Friedman.
2:16 Un fill di batteria carica il primo fraseggio di Marty, ma fermiamoci un secondo e riflettiamo su un paio di cosette. Innanzitutto si tratta dell’esordio di Friedman: è il suo primo album con i Megadeth. E poi per lui tutti gli assolo presenti su Rust In Peace significheranno consacrazione e ammirazione su nell’ Olimpo dei chitarristi. Il lavoro che svolge su Lucretia non è da meno, anzi è sicuramente ai primi posti semmai ci fosse una classifica. Lui stesso ha affermato che nonostante si parli di ambito metal, il pensiero che sta dietro questo assolo è piuttosto complesso, soprattutto per il fatto che è molto legato ai cambi armonici che lo sostengono. Andando avanti nella nostra analisi scopriamo svariate sezioni del solo, ed in effetti c’è molto da lavorare, sia a livello cognitivo che a livello tecnico. In ogni caso potete trovare la trascrizione in allegato, sulla quale ho appuntato tutti i rapporti tra parte melodica ed armonica, così da chiarificarvi il tutto. Nel video, dopo l’esecuzione, è presente anche una spiegazione con tanto di licks rallentati.
2:55 Il solo di Marty si fonde con quello di Dave, che risulta ovviamente meno ragionato, più impulsivo e molto più grezzo, ma fa comunque il suo nella resa finale del brano. In qualche modo sono un po’ come il bianco e il nero, lo yin e lo yang, pur essendo opposti si completano a vicenda.
3:33 Riparte il riff del bridge che successivamente evolve per portare alla chiusura del brano.
Bene, siamo giunti al termine della nostra analisi, come al solito spero che l’articolo sia stato interessante, ora non resta altro da fare che mettere le mani sulla chitarra e provare a replicare le acrobazie di Marty Friedman!
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