In un articolo precedente scrivevo di quanto fosse importante ascoltare uno strumento semiacustico sia da spento che amplificato, per comprendere cosa il costruttore abbia voluto confezionare in termini di sound una volta amplificato lo strumento.
Con questo articolo vorrei entrare ancora più nel dettaglio con quello che è la categoria per eccellenza tra le categorie di strumenti semiacustici: la chitarra archtop con pickup sospeso.
Di fatto la chitarra in sé è necessaria per amplificare e definire il suono prodotto dalle corde. Il suo funzionamento non è troppo distante da un tamburo, ovvero un fusto che sorregge la pelle vibrante: la chitarra è una scatola dalla robusta costruzione che deve reggere la notevole trazione generata dalle corde (60/120 Kg a seconda dei modelli).
Il suono è quindi prodotto e amplificato dalla tavola superiore dello strumento, che grazie alla sua vibrazione diffonde e proietta nello spazio circostante il suono delle corde.
Da qui si può facilmente intuire quanto sia delicato questo equilibrio. L’elemento sostanziale, di fondamentale importanza nella costruzione di questi strumenti, è quello di lasciare il top della chitarra il più libero possibile di poter vibrare.
Quindi pickup, controlli elettrici e battipenna sono tutti elementi che appesantiscono e letteralmente smorzano la vibrazione della tavola superiore, attenuandone la parte acustica e non da meno le determinate frequenze necessarie alla caratterizzazione di questi strumenti.
Nelle chitarre archtop con pickup basculante, se confrontate con una hollow body o una semi-hollow body, il volume generato da amplificate è leggermente inferiore, ma da spente (non amplificate) avviene il contrario e cioè il loro volume è più alto.
Inoltre, è di fondamentale importanza l’ascolto dell’intera gamma di frequenze esposte dallo strumento, per cercare di capire quanto il costruttore l’abbia ascoltato acusticamente, cercando di dotarlo di amplificazione e relativa parte elettronica che, appunto, rispetti il più possibile il suono acustico.
L’elemento che ritengo fondamentale sulle chitarre archtop è la scelta delle corde.
Di fatto la chitarra è in sostanza una scatola di legno che serve ad amplificare il suono prodotto dalla vibrazione delle corde e tutto viene direzionato ad amplificarne il volume e a ottenere un certo suono. Quindi lo sperimentare con diverse corde finché non si ottiene un risultato ottimale, ritengo sia un aspetto fondamentale per ogni chitarrista.
Vero è che nel momento in cui acquistiamo una chitarra, le fabbriche produttrici ci propongono una certa scelta di marca, modello, diametro e materiale delle corde, ma nella ricerca del proprio suono trovo sia limitante accontentarsi di ciò che si trova: ogni mano e ogni suo conseguente impiego tecnico-stilistico andranno assecondati al meglio, ricercando le corde adatte a ottenere le sfumature volute.
Un altro aspetto di vitale importanza nella valutazione e nella comprensione degli strumenti archtop è l’escursione dinamica, che dovrebbe essere particolarmente ampia, grazie anche a un volume massimo molto generoso e soprattutto il più graduale possibile nella sua esposizione.
Mentre in una hollow body o in una semi-hollow body si sentono quasi dei gradini nell’esposizione della dinamica, le archtop hanno un suono generalmente più morbido e regolare nel crescere di volume, assecondando al meglio le varie tecniche sia in soloing ma soprattutto nell’accompagnamento.
Nel video, suono con diverse tecniche (pollice, pizzicato, plettro) riprendendo il suono acustico con un microfono a condensatore (Samson MTR231).
Il volume generale è ottimo, cambia la qualità timbrica, che aggiunge una gamma di frequenze basse e va a limare un certo quantitativo di frequenze acute, rendendo il tutto più morbido all’ascolto. A mio avviso rimane molto buona l’esposizione una volta amplificata della parte acustica.
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