Nella mia mente penso Leo Fender come un “designer Ikea” (mi si perdoni l’accostamento), cioè di uno che ama gli oggetti minimali, semplici, senza fronzoli, dove la forma fluisce dalla funzione.
Nelle chitarre Fender si trovano molte soluzioni che semplificano la fabbricazione della chitarra elettrica, al punto che ogni amante del “fai da te” può, con attrezzatura minima, costruirne una. Le semplificazioni produttive ottengono il gradito vantaggio di tenere i costi bassi.
Per esempio, chiunque abbia provato a costruire il corpo di una Les Paul, avrà sperimentato quante ore di lavoro e quanta perizia ci voglia con sgorbie e bulini per ricavare le forme concave e convesse che rendono una Les Paul la chitarra iconica che è.
Tutt’altra storia per produrre il corpo di una Telecaster: con una tavola piallata e una sega a nastro, in poche ore si fa.
Anche il manico appare concepito con la stessa filosofia “keep it simple”. Per contenere il legno necessario in una tavoletta spessa soli 2 cm circa, che è molto più facile ed economico reperire, Fender scelse di sacrificare l’inclinazione della paletta.
Purtroppo le prime corde risultano così troppo poco angolate per garantire una sufficiente pressione sul capotasto. Senza questa si ottiene un suono da Sitar, cioè, suonando la corda a vuoto, una nota poco definita, di minor volume e piena di risonanze indesiderate (almeno dai non indiani…).
Per ovviare questo problema, ancora oggi le Fender adottano un alberino abbassa-corde (string tree). Trovo questa la soluzione meno “elegante” tra tutte, sia dal punto di vista tecnico sia estetico.
Tecnicamente gli abbassa-corde sono un ulteriore punto di contatto dal quale la corda deve passare con l’inevitabile attrito connesso. Finché non si vuole usare il tremolo o non si suoni con svisate estreme, non sorgono problemi. Ma se sì, allora iniziano i dolori.
Grazie alla sua intrinseca elasticità, la corda si allunga durante i “bending” o alzando l’apposita leva del tremolo e accorcia abbassandola. Si verifica un piccolo scorrimento su tutti i punti dove la corda passa a contatto: la selletta del ponte, il capotasto e il nostro alberino abbassa-corde. Quando la corda torna alla sua posizione iniziale, spesso lo fa solo in apparenza.
L’attrito sui punti di contatto può bloccare la corda in una lunghezza lievemente diversa da quella che aveva prima del bending.
Questa lunghezza è impercettibile all’occhio così come la differente tensione lo è al tatto delle mani, ma non così per l’orecchio che invece ne percepisce la differenza di frequenza della vibrazione come suono stonato.
Questo problema sarebbe risolto costruendo le chitarre con una paletta inclinata. Ma sarebbe come produrre le riproduzioni del David di Michelangelo con entrambe le gambe diritte per ottenere migliore resistenza al peso!
Volendo ossequiare il progetto originale, e continuare a risparmiare un po’ di legno, numerose soluzioni sono state proposte: materiali con minore attrito, rullini, blocca.corde dietro il capotasto, ecc.
Una soluzione poco conosciuta, ma che personalmente trovo veramente “elegante”, cioé funzionale, semplice e bella allo stesso tempo, è quella prodotta da Dynaguide.
La descrizione scritta di questa intuizione tecnica è ardita e offre le stesse difficoltà di tutte le recensioni musicali che non si possano basare sull’ascolto diretto.
In questo caso, questo brevissimo video spiega meglio di mille parole.
Si tratta quindi di un singolo anello squadrato, incernierato alla base su una placchetta di materiale plastico (che ha di sé basso attrito), sotto il quale passare entrambe le prime due corde.
L’uovo di colombo è che non son le corde a dover strusciare sotto l’anello che le tiene abbassate, ma, anzi, le corde aggrappano l’anello che si inclina facendo perno nel loro ancoraggio affogato nella placca.
Questa è forata per essere tradizionalmente avvitata sulla paletta nello stesso posto dei tradizionali string tree.
Lo so che il look non è lo stesso, ma per una corda intonata vale senz’altro la pena raddrizzare il ginocchio del David.
MAggiori informazioni sul sito ufficiale Dynaguide.nl
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