Prima di cominciare a parlare di questo argomento mi sembra doveroso fare una precisazione: per quanto sia possibile documentarsi sulle tecniche e sulle vernici e nonostante si possa avere la migliore attrezzatura di questo mondo, non sarà MAI possibile ottenere dei buoni risultati di verniciatura senza un lungo periodo fatto di prove, errori e frustrazioni.La complessità dell’argomento e delle possibili varianti in gioco mi impedisce infatti di darvi indicazioni esatte quali tipo e regolazione della pistola a spruzzo, diluizione della vernice, ecc., ecc.
L’unico vero consiglio che posso darvi è di cercare un posto ben ventilato, molto pulito (non dovrebbe essere lo stesso posto dove lavorate il legno) e cominciare a fare quante più prove di verniciatura possibili!
Col tempo troverete sicuramente la marca di vernice e di diluente che più vi aggrada, capirete qual è il giusto equilibrio tra diluizione della vernice e spruzzo in modo da avere una superficie lucida ma senza colature e così via.
Questo discorso vale a maggior ragione se è la vostra prima esperienza ma si dimostrerà più che utile anche quando avrete acquisito una certa esperienza; provare sempre l’ottimale funzionamento della pistola, del compressore, la corretta densità della vernice e la distanza ottimale di lavoro potrà anche evitarvi spiacevoli sorprese al momento di passare alla verniciatura della vostra chitarra.
Detto questo passiamo alle cose pratiche.
Le chitarre elettriche sono normalmente verniciate a spruzzo (con compressore e pistola) con vernici acriliche, al poliestere, alla nitrocellulosa e poliuretaniche, tutte accomunate dal fatto di essere ben resistenti all’usura e al tempo, seppur ognuna abbia proprietà ben diverse l’una dall’altra.
All’inizio vi consiglio di usare della buona vernice alla nitrocellulosa, un compressore da circa 1,5 atmosfere e una pistola con ugello da 1,2 max. con serbatoio a caduta; quest’ultima vi permetterà di fare sia lavori di precisione che di copertura, semplicemente regolando l’otturazione dell’ugello e la regolazione dell’aria, inoltre il serbatoio a caduta vi aiuterà a non sprecare una goccia di vernice e a pulire con più facilità l’attrezzo stesso.
La vernice nitro nella liuteria elettrica è molto nota perché non molto “pesante” per l’acustica dello strumento ,infatti, a differenza di altre molto più resistenti all’usura e alle modificazioni cromatiche, questo tipo di vernice lascia meglio “respirare” il legno permettendo anche alle vibrazioni naturali dello stesso di propagarsi in maniera più naturale.
Purtroppo, come già accennato, ha non solo il difetto di essere meno resistente a graffi e abrasioni ma ha anche lo spiacevole inconveniente di metterci parecchio tempo ad asciugarsi e assestarsi definitivamente.
Si può comunque limitare questo difetto avendo l’accortezza di preparare il fondo con un buon turapori e spruzzare sempre mani leggerissime di vernice, intervallate ognuna da parecchi giorni di riposo.
Alcuni, poi, usano anche diluire la nitro con del comune acetone piuttosto che con l’apposito prodotto, per velocizzare l’essiccazione (l’acetone è molto volatile).
Se volete usare questo accorgimento fate però attenzione al cosiddetto effetto “nebbia” che si può verificare soprattutto in determinate condizioni climatiche, a tal proposito sarà conveniente usare uno degli appositi prodotti in commercio.
Altra buona scelta per creare delle finiture trasparenti è invece il poliuretanico bi-componente, formato appunto dalla vernice vera e propria e dal catalizzatore; ha ampie capacità coprenti (infatti consiglio di usarla come fondo turapori in ogni caso), si stende bene e soprattutto si asciuga perfettamente in un paio di giorni o anche meno.
Con questo particolare tipo di vernice dovrete però fare molta attenzione a miscelare adeguatamente e secondo le dosi indicate il catalizzatore, se sbagliaste le dosi o addirittura usaste un catalizzatore non compatibile potreste ritrovarvi a dover ricominciare tutto il lavoro da zero!
In ogni caso, qualunque vernice abbiate deciso di scegliere, procedete ora in questo modo:
- mascherate con del nastro adesivo da carrozziere, e dei giornali se necessario, la tastiera ed eventuali parti della chitarra che non volete vengano coperte dalla vernice; in particolare coprite con precisione le porzioni del tacco del manico, questo è infatti un punto cruciale per la trasmissione delle vibrazioni e sarebbe meglio se le due superfici venissero a contatto direttamente
- trovate un modo solido e sicuro per poter girare la chitarra nelle varie fasi di verniciatura, per il corpo vi consiglio di sfruttare l’aggancio del manico per avvitare un pezzo di legno che vi permetta di girarla a piacimento senza toccare il resto
- nastrata tutta la chitarra, date un’ultima pulita generale in modo che non ci siano residui di lavorazione o polvere che possano svolazzare in giro e rovinare la finitura; potete aiutarvi soffiando aria con lo stesso compressore
- una volta pronti sia la chitarra che l’ambiente di lavoro, passate pure la prima mano di turapori, che io vi consiglio di diluire parecchio in modo da far assorbire bene al legno questo primo strato che servirà successivamente a far ancorare solidamente i successivi strati
- dopo aver fatto asciugare bene questa prima mano, ripete più volte (in base alla porosità del legno) fino a quando non riterrete che la superficie non sia sufficientemente protetta; ora carteggiate delicatamente con carta abrasiva 800 o 1000 fino a livellare tutte le fibre in rilievo (vi consiglio di aiutarvi con un blocchetto piano a cui fissare la carta – anche una pila da 9V può andare bene), se dovessero esserci ancora segni di porosità passate un’altra mano di vernice, l’importante è che alla fine la superficie sia liscia e pronta per la verniciatura finale
- pulite nuovamente la chitarra e spruzzate la finitura lucida con gli stessi accorgimenti usati per il turapori, ricordando che più strati leggeri intervallati da un buon periodo di assestamento e una carteggiatura con carta 1000 bagnata vi daranno sicuramente un risultato migliore
- dato l’ultimo strato, controllate eventuali colature o imperfezioni e, sempre col solito blocchetto e carta ad acqua, ripassate questi punti fino ad ottenere una superficie ben levigata; ora continuate a carteggiare con grane sempre più fini (fino alla 2000), l’obbiettivo è di arrivare ad ottenere una superficie quanto più specchiata e senza graffi possibile, in modo da facilitare la successiva lucidatura
- ora passate della pasta abrasiva lucidante per auto e strofinate con un panno di lana o meglio con la levigatrice orbitale e l’apposita “cuffia” di lana.
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