Parlare di certe figure del mondo non solo chitarristico e musicale, ma di una nicchia estremamente particolare del mondo dell’ amplificazione, può essere facilitato quando si è potuto mettere “mano” alla storia e al risultato di una ricerca & sviluppo prodigiosa.
Esistono casi, tuttavia, come questo, in cui siamo quasi al paradosso, ovvero quello di un suono che è diventato leggendario ma che però in pochissimi hanno potuto sentire e provare per davvero.
Per quanto provocatoria possa sembrare questa affermazione, moltissime persone – me compreso – non hanno potuto, e a questo punto probabilmente mai potranno, avere la possibilità di ascoltare un Dumble “vero” nella loro vita, anche se sentiamo spesso parlare di “Dumble Sound” qua e là per il web e non solo.
Nel mondo della chitarra, il nome di Alexander Howard Dumble è stato associato sempre a quello di uno dei più grandi suoni di chitarra mai concepiti, e mai termine fu più appropriato perché parliamo di uno degli ultimi creatori di un sound “unico”.
Ovviamente sarebbe inutile stare qui a ricordare, per l’ennesima volta, la lista di clienti di Dumble, che sembra più essere la lista della storia del Blues e del Rock.
Se alcuni nomi come Santana, Stevie Ray Vaughan, Eric Johnson, Larry Carlton o Robben Ford (e più di recente Joe Bonamassa) hanno voluto a tutti i costi uno dei suoi amplificatori, possiamo dare per assodato che avessero quel “quid” unico e inimitabile, tale da giustificarne l’attesa (quasi infinita) – oppure una difficilissima ricerca – e un prezzo non proprio concorrenziale..
Senza contare tutta quella schiera di chitarristi che pur non possedendo un Dumble, chiesero al buon Howard di modificare i propri amplificatori Fender. Tra questi troviamo ad esempio Eric Clapton oppure Kenny Wayne Sheperd, che gli dedica un commosso post su Facebook.
Con oggi finisce un’era e inizia la leggenda, nel vero senso della parola, del mondo dell’amplificazione, una di quelle figure assai schive di cui si sapeva veramente poco a livello personale e su cui sono circolate le storie più fantasiose sul suo modo di lavorare e relazionarsi col prossimo, su come abbia anche solo immaginato il circuito dei suoi Overdrive Special e da dove sia partito come base per i suoi ampli (Fender).
In ogni caso, Alexander Dumble resterà sempre e comunque l’uomo del “One Artist, One Amp”.
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