Presente, passato e futuro si incontrano nei pensieri del dirigente, il quale interpellato da Music Radar si è abbandonato a una lunga riflessione sul ruolo che il brand ha avuto finora ma soprattutto su quello che intende avere negli anni a venire.
L’azienda è reduce dal rilascio della serie di strumenti Ultra, presentati al pubblico da circa due settimane. Ma non solo strumenti per il gigante californiano, perchè la piattaforma Fender Songs (che va ad affiancarsi alla consolidata esperienza di Fender Play) è stata annunciata da poco e promette di inserirsi con decisione nel mercato della didattica online.
Disponibile in formato app in combinazione con il servizio Apple Music (ma è dichiarata la volontà di allargare la destinazione ad altre utenze quanto prima), Songs è un ambiente di apprendimento musicale che consente di imparare accordi e testi di brani editi utilizzando sorgenti didattiche di semplice approccio (come le tablature) e offrendo la possibilità di eseguire dei play-along con scrolling grafico sincronizzato e registrazione video istantanea.
La novità, che si affianca come detto al già collaudato servizio di didattica online Fender Play, si inquadra alla perfezione nella più importante dichiarazione di Mooney all’interno dell’intervista: “[…] Abbiamo realizzato chitarre per settant’anni. Mi aspetto che insegneremo alle persone come suonarle per i prossimi settanta“.
Un pensiero che fa riferimento anche al dato di utilizzo della piattaforma Play, la quale attualmente conta circa 116000 iscritti (6000 dei quali in prova) negli oltre due anni di attività. E se questo servizio è nato per rivolgersi a chi non ha mai imparato a suonare la chitarra, Songs è invece rivolto a mantenere in contatto coloro che hanno già maturato un’esperienza di base nel settore.
E questo aspetto si ricollega a un dato che, nella crudezza delle cifre esposte, non può che far trillare un campanello d’allarme in chi ha una visione tradizionale della musica suonata…
Il CEO ha infatti dichiarato che “il 45% degli strumenti che abbiamo venduto ogni anno è andato a nuovi suonatori; il 90% ha abbandonato lo strumento entro il primo anno“.
La conclusione che si trae da questi dati è fondamentale: “Come industria, non abbiamo il problema di attrarre nuovi interessati, ma quello di mantenerli“.
Da questo tipo di risultanze l’idea di mettere in atto delle strategie che puntino a mantenere “in vita” l’esperienza delle persone nel mondo della chitarra, valorizzando così a lungo termine l’intera industria in un modo che questa pesante tendenza all’abbandono del percorso musicale sta impedendo.
Secondo queste premesse la mission di Fender assume quindi un significato differenziato rispetto al tradizionale ruolo di semplice produttore di strumenti musicali.
L’intervista tocca altri argomenti di grande attualità, come ad esempio l’importanza di rivolgersi maggiormente a una platea di potenziali utenti di sesso femminile; per leggerla in versione integrale è sufficiente seguire questo link.
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