Qualche decennio fa, quando iniziai a suonare nella mia prima band, la Stratocaster era la figlia di casa Fender di gran lunga più ambita e corteggiata dai chitarristi europei.
La Stratocaster era lo strumento principe dei grandi guitar hero, da sfoggiare in soli funambolici, mentre la Telecaster sembrava relegata al ruolo gregario di “chitarra da strumming”, destinata a vivere all’ombra della sua acclamata sorellina.
Eppure la Telly è da più di 70 anni la voce incontrastata dell’eredità musicale americana, strumento preferito da intere generazioni di musicisti Rock’n’roll, Blues, Country, Jazz e Pop-Rock.
Oggi la Telecaster non accusa minimamente i segni del tempo; al contrario, l’età sembra giocare a suo favore. La Telly continua a passare di mano da una generazione di musicisti alla successiva e le sue forme sobrie ed eleganti sono regolarmente in mostra sui palchi più prestigiosi al mondo.
In particolare, le originali vintage prodotte tra il 1950 e il 1954, le cosiddette “Blackguard” sono le Telecaster più blasonate: amate dai musicisti e adorate dagli esperti.
Il loro suono è significativamente diverso da quello delle Telecaster prodotte negli anni successivi; forse la produzione su larga scala ha messo a dura prova il concept originale della Tele, più che in altri modelli. Con queste considerazioni in mente, ormai da tempo desideravo intraprendere la sfida di creare un video esaudiente sul mito delle “Blackguard”. Ne è venuto fuori un episodio di doppia durata, in pratica un documentario.
Il filmato ripercorre le origini della Tele e ne indaga i segreti; vengono messi a nudo alcuni falsi miti e si esamina con mente aperta le loro caratteristiche timbriche e tecniche.
Infine, si arriva al ruolo delle Blackguard nella cultura chitarristica e nella storia del rock, svelando nuovi e vecchi testimonial.
L’inizio di una grande storia
Agli albori degli anni ’50, tra i musicisti era maturata l’esigenza di una chitarra innovativa che potesse supportare l’evoluzione tecnica e stilistica della musica elettrificata contemporanea.
La risposta di Leo Fender a queste esigenze fu la “Esquire”, presentata nel Luglio 1950 al NAMM show di Chicago. La solid-body presentata da Fender era facile da costruire e riparare, tanto da essere addirittura dotata di un manico sostituibile. I musicisti avrebbero tratto vantaggio dalla flessibilità di ponte e pickup regolabili e da una forma del corpo a spalla mancante innovativa e confortevole.
Nonostante l’accoglienza fredda e lo scetticismo iniziale del mercato, questa chitarra si sarebbe evoluta nell’arco di circa 7 mesi nella Telecaster: la prima solid-body prodotta con successo in serie.
Per la veste estetica furono scelti il familiare colore “blonde” e, per creare un piacevole contrasto, un battipenna nero. Leo Fender aveva creato un capolavoro dalla costruzione lineare, dall’eleganza sobria e dal timbro straordinario; un miracolo di design, ininterrottamente in produzione da più di 70 anni.
L’originaria denominazione “Esquire” rimase a designare la più economica versione a pickup singolo.
Nel 1953 la produzione di Telecaster ed Esquire andò a pieno regime, raggiungendo maturità e omogeneità. La primavera del 1954 portò un vento di cambiamento nell’azienda Fender.
Dopo il successo della Telecaster, arrivò una nuova solid body: la Stratocaster.
Primi cambiamenti
Nell’estate del 1954 su Telecaster ed Esquire venne adottato un nuovo battipenna bianco in plastica al posto del vecchio battipenna nero in fenolite.
Se in teoria questo è solo un cambiamento estetico marginale, in realtà gli appassionati di Fender usano il passaggio al battipenna bianco come linea di demarcazione di una nuova era della Telecaster.
In questo periodo, infatti, vennero apportate diverse modifiche. Furono reintrodotte le sellette in acciaio in sostituzione delle sellette in ottone, generalmente apprezzate per un timbro più caldo e maggiore sustain. Alla verniciatura del corpo venne data una tonalità meno ambrata, più color sabbia o beige. Verso la fine dell’anno il numero di serie fu spostato dalla piastra del ponte alla piastra del manico, che divenne lo standard per tutti i modelli Fender.
Alla fine del 1955 i polepiece magnetici del RE e del SOL del pickup al ponte furono rialzati, prendendo a modello i nuovi pickup “staggered” sviluppati per la Stratocaster.
A quel punto, la Fender era lanciata verso un futuro luminoso; si sarebbe rapidamente evoluta in un marchio mainstream, leader nell’industria musicale.
Le Blackguard restano a testimoniare i primi passi importanti dell’azienda di Fullerton: un’epoca in cui entusiasmo, spontaneismo e ingenuità sopperivano a modernizzazione degli impianti e ottimizzazione della gestione del personale.
La Telecaster venne originariamente concepita pensando ai musicisti country-western, ma nel corso degli anni si rivelò estremamente versatile, tanto da ispirare un’importante fetta di musica americana del secolo passato.
Nuove chitarre, nuovi stili
In particolare, le Blackguard hanno avuto un ruolo di primo piano nella nascita del blues elettrificato moderno e del rock’n’roll. Molti guitar hero hanno forgiato il loro stile su queste favolose chitarre.
Un esempio è James Burton, chitarrista di Elvis Presley negli anni di Las Vegas, oggi celebrato nella Rock’n’roll Hall of Fame. Fin dai primi passi della sua brillante carriera, utilizzò una Telecaster del 1952 che gli avevano comprato i genitori e che in seguito riverniciò di rosso.
Occorre tenere a mente che a quei tempi una chitarra intonsa con tutti i componenti originali, era considerata uno strumento “da scolaretti” mentre una vera rockstar sfoggiava una chitarra personalizzata, esclusiva e ben riconoscibile.
Altro importante testimonial è Keith Richards: “con la Telecaster è un po’ come se fossimo sposati”, dichiara in video. Il leggendario chitarrista dei Rolling Stones fin dai primi anni ’70 utilizza prevalentemente due Blackguard, modificate secondo proprie specifiche.
In territorio country altri noti devoti alle Blackguard sono Albert Lee, Jim Weider, GE Smith e Redd Volkaert.
Paradossalmente alcune delle Blackguard più rappresentative, emblematiche e celebri, sono modelli di periodo successivo, nati con battipenna bianco e pesantemente modificati. Ne sono esempio la Esquire del 1954 di Jeff Beck, con corpo assottigliato con “contouring” in stile Stratocaster, la Telecaster metà anni ‘50 di Mike Campbell, a cui venne applicata una decal “Broadcaster” posticcia e la celeberrima “The Mutt” di Bruce Springsteen, con manico di Esquire del 1957 e corpo scavato dai precedenti proprietari con cavità per pickup aggiuntivi.
Kevin Armstrong è un apprezzato turnista britannico, nel 1985 registrò con Mick Jagger e David Bowie, era nella band di Bowie al Live Aid e da quasi 40 anni è chitarrista della band di Iggy Pop.
Nel 1986, mentre era in tournée con Iggy, Kevin Armstrong acquistò a Los Angeles una Telly del 1955. Questa chitarra era stata sverniciata dal precedente proprietario ed era probabilmente convertita a look e specifiche blackguard, con sellette in ottone e battipenna nero.
Armstrong mi ha raccontato una interessante storia: questa Telecaster avrebbe dovuto essere una “chitarra di scorta” da tenere a disposizione negli Stati Uniti e rimase lì, quasi dimenticata per molti anni.
Una volta, negli anni ’90, Kevin Armstrong la portò fuori per una session e rimase assolutamente sbalordito dal suo feeling e dal suo suono. Fu rapidamente promossa a sua chitarra “number one”, con cui Kevin si sente completamente a proprio agio in qualsiasi genere: hard rock, jazz, pop, reggae o funky.
Armstrong aggiunge che è lo strumento più reattivo e versatile che abbia mai suonato. Dice: “Se dovessi scegliere soltanto una chitarra, la scelta ricadrebbe su questa, non c’è partita. Ho delle chitarre molto belle, ma una chitarra come questa capita una sola volta nella vita. La gente la ammira ovunque io vada”.
Ogni chitarrista che suona una Blackguard Tele deve fare i conti con uno strumento dal timbro ben riconoscibile e dalla personalità molto spiccata e decisa.
Infatti le Telecaster “Doc” sembrano quasi guidare chi le suona verso uno stile asciutto ed incisivo. Un connubio perfetto fu quello tra il compianto guitar hero di Washington D.C. Danny Gatton e la sua Telecaster del 1953. Nonostante la sua chitarra fosse stata modificata con pickup Joe Barden, mantenne sorprendentemente un classico “timbro Blackguard”.
Ѐ interessante notare che fu proprio Gatton ad introdurre la geniale modifica delle sellette angolate per la compensazione dell’intonazione, oggi ampiamente utilizzate.
Ma la “Blackguard” che porto nel cuore più di ogni altra, apparteneva ad un altro chitarrista di Washington DC: il mitico Roy Buchanan. Come detto nel filmato, Buchanan raccontava di essersi procurato la sua Telecaster del 1953 soprannominata “Nancy” in modo piuttosto avventuroso.
Nancy accompagnò fedelmente Buchanan attraverso gran parte della sua carriera; il suo timbro straordinario può essere apprezzato nelle registrazioni live e nella discografia anni ’70 dell’artista.
La mia Blackguard
Solo di qualche mese più giovane di “Nancy” è la Telecaster del ’53 che ho la fortuna di possedere fin dal 1996 e che soprannominai “The Witness”. Fu praticamente un “amore a prima vista” e da allora divenne inseparabile compagna di innumerevoli avventure musicali.
Come si potrà ascoltare nel filmato, la voce di questa chitarra rappresenta al meglio le caratteristiche timbriche delle prime Telecaster.
Quella che probabilmente è la dote più preziosa di questi strumenti vintage è la costanza della resa sonora. La voce rimane sempre distinguibile, composta, calda, dolce e definita, indipendente da fattori ambientali, condizioni atmosferiche, acustica, pubblico, amplificazione, stile musicale e sound di band; che sia live o in studio.
La resa in distorsione è gloriosa: brillantezza e pulizia convivono con grinta e aggressività. L’attacco è potente e affilato eppure, double stop ed accordi suonano rotondi, corposi e articolati, con una ricca componente di armoniche. Le basse frequenze sono ben presenti ma mai troppo gonfie.
Queste uniche caratteristiche rendono le Blackguard strumenti ricchi di vitalità: dopo più di 70 anni di servizio non ancora pronti per la pensione o per prendere polvere appese ad un chiodo. Hanno ancora da cantare affascinanti storie con la loro voce inimitabile!
Ricorda di attivare i sottotitoli in Italiano dalle opzioni del player!
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