La Black Kat Devices è una delle aziende produttrici di effetti a pedale per chitarra nate in Italia negli ultimi anni.
Dietro le quinte c’è Francesco Cremonese, giovane imprenditore appassionato di musica e strumenti musicali, che ha messo piede nel vasto mondo dell’effettistica con un approccio decisamente personale, a partire dai metodi di fabbricazione degli stessi stompbox.
Infatti, tutti i case dei pedali vengono realizzati tramite stampante 3d, il che si traduce in leggerezza – nonostante siano pedali piuttosto robusti – e possibilità di personalizzazione pressoché senza limiti.
Oggi abbiamo proprio l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con Francesco….
Ciao Francesco, la tua attività di costruttore di pedali non si può dire che arrivi in un terreno “vergine” sia in Italia che in giro per il mondo. Cosa ti ha spinto a fondare la Black Kat Devices e cosa ci puoi dire del tuo background personale in campo di musica e strumenti?
Ciao a tutti! Da quando sono bambino ho sempre desiderato fare “l’inventore”, così, da adolescente ho cominciato a coltivare la passione per l’elettronica, che, appena terminati gli studi, si è trasformato nel mio lavoro.
Per alcuni anni ho riparato strumenti e amplificatori, conoscendoli più a fondo, cosa che mi ha permesso di apprendere molto sulla strumentazione nel campo musicale.
La passione per la musica e per la chitarra è nata contemporaneamente all’elettronica, ma inizialmente la mia dedizione era prettamente verso l’ascolto, fino a quando, intorno ai 20 anni, la necessità di cominciare ad esprimermi è diventata impellente.
Ho studiato un pochino la chitarra, ma sinceramente non mi considero un chitarrista, nonostante mi diverto a suonare del sano R’n’R!
Black Kat Devices è semplicemente questo: un desiderio di un bambino fuso insieme alle sue passioni.
Parlaci della tua produzione, qual è stato il primo effetto che hai realizzato e quale l’ultima novità in catalogo?
La produzione dei pedali viene completamente realizzata da me: dal montaggio dei componenti, all’assemblaggio completo e naturalmente, alla stampa delle parti.
Questo è uno dei principali motivi per cui le tempistiche di consegna possono essere lunghe.
Il mio primo effetto è stato il Fuzz-One, un fuzz potente e aggressivo, che è stato riconvertito come Wolf Fuzz, visto che tutti i miei pedali hanno nomi di animali.
Grazie a questo effetto sono riuscito ad aumentare la mia conoscenza, soprattutto sulla stampa 3D, che mi ha permesso di migliorare il design e la loro compattezza.
Le ultime novità del catalogo sono due: Il Lion Distorsion, un distorsore molto versatile ed il Mongoose Fuzz, un fuzz… dinamico!
Entrambi sono usciti quasi un anno fa, ma a breve ci saranno altre novità.
Oltre alla ricerca sui vari effetti e ovviamente sui loro suoni, una particolarità contraddistingue Black Kat Devices: il design. A partire dai case, realizzati in stampa 3d, fino alle manopole, alcune delle quali sono davvero curiose e mai viste prima su un pedale. Da dove parte la tua ricerca in questo campo e come riesci a coniugarla con la funzionalità?
Questo è il mio punto focale! Quando iniziai a progettare effetti, pensavo a creare qualcosa di diverso, di unico, proprio perché il mercato è già pieno di molti produttori di effetti. Così, grazie all’aiuto di un mio collega, Valerio, ho iniziato a studiare il mondo della stampa 3D. Inizialmente non è stato facile, ma con la dedizione e la “tigna” che mi contraddistinguono, sono riuscito ad avere la meglio.
I vantaggi della stampa 3D sono molteplici: effetti molto piccoli e leggeri, ma al tempo resistenti. La pedaliera che portai a Padova pesava solo 3,7 Kg (compreso di case) ed avevo ben 17 pedali dentro!
Inoltre posso disegnarli a mio piacere, infatti le enclosure sono “ritagliate” sul pcb che progetto, non creandomi vincoli o restrizioni. Alcune manopole le ho disegnate io, ecco perché non si sono mai viste prima.
Altra cosa da non sottovalutare è che la maggior parte dei filamenti che uso provengono da fonti riciclate e rinnovabili e non sono plastiche (cerchiamo di conservarlo il pianeta).
È possibile chiedere delle personalizzazioni sui pedali o addirittura progetti totalmente custom?
È la base del mio business: ogni pedale è diverso, perché ognuno chiede la sua combinazione di colore e manopole!
Ci sono anche possibilità diverse di materiali (Glow in the dark, multicolor, filamenti quasi trasparenti) e poi c’è la possibilità di aggiungerci qualsiasi cosa (logo della band, signature, dediche, ecc.) ovviamente sempre in base alla dimensione.
Ho fatto anche dei progetti custom: ad esempio il Mongoose è nato così, un mio cliente mi ha chiesto un progetto, l’ho realizzato, gli è piaciuto ed è piaciuto anche a me! E così l’ho aggiunto nella mia produzione. Easy!
Oltre alla manifattura degli effetti la tua attività comprende anche riparazioni, modding e altre interessanti e utili attività, ce ne vuoi parlare?
Posso dirti che è iniziato tutto così. Fondamentalmente sono uno “smanettone” e quindi mi piace sistemare, modificare e mettere le mani in pasta.
Collaboro con alcuni negozi per quanto riguarda le riparazioni, ma il servizio che più mi aggrada è modificare pedali: è una cosa difficile da spiegare, è come quasi un sentimento, riuscire a soddisfare le richieste delle persone e vedere le loro facce appagate è fantastico. Naturalmente, questo è un servizio tête-à-tête, che si può realizzare solo nel mio laboratorio.
Al momento però sto spostando il mio core business nella progettazione e produzione di pedali e quindi il tempo per questi servizi è sempre meno.
Dopo tanto tempo lontani dal contatto fisico con i musicisti finalmente siamo tornati a frequentare le fiere, ci dai qualche anteprima su quali saranno le tue prossime attività in questo ambito?
Finalmente!!! Questo è stato e, purtroppo, è ancora (speriamo ancora per poco) un periodo difficile sotto molti punti di vista, soprattutto nell’ambito musicale.
Ti posso già confermare la mia presenza al Guitar Show 2022 di Padova e sono in attesa di conferme per altre attività, quindi seguitemi e riceverete news.
Ultima domanda di rito: cos’è per te un “buon suono” e quando capisci di essere sulla strada giusta per ottenerlo?
Quando progetto i pedali cerco sempre di creare suoni unici, ma al tempo stesso versatili, cosicché si possano utilizzare in molteplici modalità, proprio perché i musicisti hanno variegati gusti personali.
Ecco perché, secondo me, non esiste un buon suono, perché ognuno ha il suo, è un aspetto molto personale. Quindi cerco di concentrarmi su qualcosa che mi piace e poi lo affino con i consigli di qualche musicista esperto, ma lasciando comunque il mio tocco personale.
Collegati ora al sito ufficiale di Black Kat Devices.
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