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Guitar Summit 2024: cosa significa una fiera all’estero

Uscire dalla propria zona geografica o di comfort ti permette di scoprire i campionati che si giocano all’estero, come nel caso del Guitar Summit.

Il fine settimana di chiusura di settembre ospita il Guitar Summit al Rosengarten Platz di Mannheim, un evento che in sei anni è diventato il “NAMM d’Europa” dopo la chiusura della MusikMesse di Francoforte.

Si tratta di una fiera dall’ampia portata espositiva, distribuita su 4 piani. L’ultimo piano è quasi interamente dedicato alla chitarra acustica, con esposizioni dei più noti marchi della scena mondiale e della distribuzione europea, oltre a piccole realtà (molte delle quali italiane) che scelgono di presentare i propri prodotti a una platea internazionale.

Ma non è solo una fiera espositiva: l’evento offre anche un ricco programma di eventi (che iniziano dopo la chiusura della fiera, alle 19) e masterclass, a cui si può partecipare prenotandosi tramite un apposito modulo, pagando un costo aggiuntivo rispetto al biglietto d’ingresso.

Con bagagli pronti, si parte dall’aeroporto di Capodichino, con scalo a Linate, per poi arrivare a Francoforte. In circa due ore raggiungiamo la Germania, e in poco più di tre ore e mezza arriviamo a Mannheim, passando per la stazione del Terminal 1 dell’aeroporto di Francoforte. Dalla stazione dei treni, in 15 minuti a piedi si raggiunge la fiera.

La sera prima dell’apertura ufficiale, c’è un incontro conviviale per espositori e stampa al bar, un’occasione perfetta per interagire con espositori provenienti da tutto il mondo, incluso oltreoceano, che introduce al primo giorno di fiera.

Un evento “ibrido” e innovativo

Il Guitar Summit è un evento “ibrido” sotto molti aspetti, il più evidente è la scelta di renderlo una fiera “muta”, in cui tutte le prove degli strumenti avvengono in cuffia. Una soluzione con pro e contro, che meriterebbe un approfondimento a parte.

Fa eccezione lo stand di Musik Produktiv, che ha allestito una grande sala, ricavata da un bar, con quasi un centinaio di testate valvolari e casse annesse, tutte richiamabili tramite un immenso switcher. Qui, si poteva suonare a volumi decisamente poco “educati”, per usare un termine raffinato.

Il Guitar Summit è anche un punto di incontro per marchi, distributori e rivenditori, che presentano le loro strategie presenti e future.
Ho partecipato personalmente, su invito del CEO di DSM & Humboldt, a una riunione con i rivenditori, in cui è stata presentata la storia del brand, ciò che rappresenta oggi e i piani futuri fino al 2026 (su cui, per ovvie ragioni, non posso entrare nei dettagli, ma che vedrete presto).
Questo mi ha dato una visione più “corporate”, tipica di chi ha vissuto l’epoca del MusikMesse o del Namm.

Il CEO di DSM & Humboldt, Jano Acevedo, illustra la storia del brand e le novità in arrivo

Concerti imperdibili

Alla sera del primo giorno, si arriva al momento clou: i concerti. Vale la pena dire che solo il live di Mike Dawes e Tommy Emmanuel giustifica il prezzo del biglietto (50 euro, un costo rilevante ma giustificato dall’offerta e dalla dimensione dell’esposizione).

Anche la performance del nostro Matteo Mancuso è stata spettacolare, rendendo il viaggio davvero meritevole. Il tutto si è svolto in una sala enorme, all’interno della già imponente struttura del Rosengarten.

Il giorno seguente, abbiamo avuto modo di incontrare altri grandi nomi del panorama chitarristico: da Nita Strauss a Nolly, fino a Martin Miller, solo per citarne alcuni.

La peculiarità di questo evento è che spesso non parli con un semplice rappresentante, ma direttamente con il costruttore di marchi di grande rilevanza.

Ho avuto la fortuna di scambiare due chiacchiere con Sheldon Dingwall, un’autorità nel mondo dei bassi moderni, un’esperienza che ti lascia molto di più della semplice prova di uno strumento.
Anche poter parlare con il CEO di Tube Amp Doctor o di Two Notes non è un’opportunità da poco.

Un felice Cangiano posa con Martin Miller

La serata si conclude al Dorint, un hotel di fronte alla fiera, dove espositori e partecipanti si ritrovano davanti a una birra, mantenendo quell’atmosfera conviviale già sperimentata giovedì sera, prima dell’inizio dell’evento.

Vale il viaggio?

Siamo onesti: non è una trasferta leggera, né per i costi né per la durata del viaggio (due aerei e un treno, nel mio caso da Francoforte, scelta forse poco intuitiva, ma prenotando per tempo ci sono voli diretti).

Tuttavia, se vuoi vedere e toccare con mano ciò che solitamente accade solo al Namm, questa è probabilmente la miglior alternativa europea, con un costo “fattibile” in termini di tempo, fatica e denaro.
Magari non ogni anno, ma almeno una volta, vale sicuramente il viaggio per molti appassionati.

Vivere un ambiente internazionale è un vero toccasana per la mente, un’occasione per tornare a casa con rinnovato entusiasmo e voglia di fare.