Nello scorso articolo abbiamo visto 7 importanti qualità che caratterizzano un grande suono di una chitarra, al di là di falsi miti e luoghi comuni.
Facciamo un passo oltre: desideriamo acquistare una chitarra dando la priorità alla qualità del suono. Trovare uno strumento che abbia il feeling ed il suono che cerchiamo, non è affatto facile. Se inoltre stiamo per investire risparmi raggranellati con dedizione e sacrificio, non possiamo proprio permetterci passi falsi e scelte sbagliate.
Perfino i più esperti professionisti, quando valutano un acquisto, possono essere fortemente influenzati da fattori di secondaria importanza e fuorviati da falsi elementi di giudizio. Io chiamo questi fattori di distrazione “i nemici del chitarrista”.
Quali sono dunque gli elementi che tendono a fuorviare e falsare il nostro giudizio su una chitarra?
Vediamo “i 7 grandi nemici del chitarrista”, minacce che ci troviamo ad affrontare all’acquisto di uno strumento nuovo, usato o vintage. Mi riferirò in gran parte alle solid-body elettriche, ma la maggior parte di quanto discuteremo vale anche per bassi, chitarre acustiche e classiche.
Qualcuno potrebbe pensare che questo sia un argomento già ampiamente dibattuto e inflazionato ma, al solito, cercheremo di evitare facili luoghi comuni e banalità e concentrarci su alcuni aspetti poco discussi.
Devo premettere che alcune mie affermazioni potrebbero apparire un po’ “impopolari” e difficili da mandare giù, ma spero possano comunque offrire utili spunti di riflessione.
Look
Quando siamo alla ricerca di una chitarra di qualità, credo che il suono dovrebbe essere la nostra priorità. Sono dunque fermamente convinto che il nostro nemico numero uno sia l’estetica o il colore dello strumento.
Consiglio caldamente di non scegliere mai una chitarra o un basso per il suo colore o per il suo aspetto esteriore: salvo avere un gran colpo di fortuna, è il modo migliore per scegliere uno strumento con un suono mediocre.
Non fraintendetemi, tutti noi soffriamo un po’ di vanità da palco e desideriamo una chitarra che ci faccia apparire fighi in pubblico. Naturalmente tutti noi siamo sensibili al fascino di una chitarra dall’aspetto accattivante.
Tuttavia, è bene non dimenticare mai che una chitarra è fatta per suonare: in fin dei conti la nostra performance sarà ricordata per la qualità della nostra musica e del nostro suono.
L’aspetto esteriore dello strumento non è di alcun aiuto per la nostra musica o per la nostra qualità timbrica.
Un colore appariscente non migliorerà il nostro modo di suonare; non in un’esibizione dal vivo e tanto meno in una registrazione in studio.
Facciamo degli esempi pratici. Un lavoro di relic o processo di invecchiamento della verniciatura, può influire notevolmente sul prezzo dello strumento. Personalmente, non vedo il motivo di pagare un bel po’ di soldi in più, solo per simulare un look vintage.
Altro esempio, una volta provai una Fender Stratocaster del 1963 con una finitura “Fiesta Red” mozzafiato e un’altra volta mi capitò di suonare una SG Standard del 1965 in un vivido colore “cherry red”, in stato di conservazione assolutamente perfetto.
Sono alcune delle chitarre più belle che abbia mai visto e suonato ma, sfortunatamente, il loro suono non era niente di speciale; nemmeno lontanamente paragonabile a quello di tante altre chitarre di pregio che ho avuto tra le mani.
Lessi un articolo in cui un esperto commerciante di chitarre vintage americano, diceva che i suoi clienti sottovalutavano le Les Paul cherry sunburst che suonavano meglio perché il loro principale interesse era l’aspetto estetico del top in acero fiammato.
Altro esempio: tipicamente il corpo di una Telecaster è realizzato in legno di frassino. La Fender, negli anni ’60, usava il colore “Blond” standard sui corpi in frassino e riservava finitura sunburst e appariscenti custom color per i corpi in ontano, che richiedevano meno mani di vernice e permettevano tempi di lavorazione più rapidi.
Pertanto, in questo caso, colori diversi implicano l’utilizzo di legni diversi, con notevole differenza timbrica.
Inoltre, è prassi comune delle case costruttrici, nascondere sotto i colori più coprenti i legni peggiori e riservare i tagli più riusciti per le finiture “natural” o semi-trasparenti.
Occorre anche tenere presente che i colori possono differire in modo significativo nella composizione; ad esempio alcuni, più desiderabili, sono realizzati con lacca alla nitrocellulosa o Tru-Oil, altri con vernice poliuretanica, più spessa e rigida.
Pensate inoltre a quante chitarre spartane, con essenziali segna-posizione “dot”, hanno una resa timbrica superiore a chitarre finemente lavorate con binding ed intarsi, hardware dorato e pregiate tastiere in ebano con raffinati segna-posizione in madreperla.
Si potrebbe continuare con molti altri esempi. In sintesi, consiglio vivamente di scegliere una chitarra concentrandoci sul suo suono e valutando quanto sia adatta al nostro modo di suonare e al nostro stile musicale. Più che bene accetto se lo strumento che scegliamo dovesse distinguersi anche per un bel look o per finiture estetiche particolarmente curate.
Volume di uscita
Un alto volume di uscita dà subito un’ottima prima impressione, specialmente in una chitarra acustica. Ad un esame più approfondito, un volume di uscita potente non sempre si accompagna a un buon suono e non è necessariamente indice di qualità.
Ad esempio, gli avvolgitori più esperti sanno che i pickup sovrabobinati possono suonare potenti ed impressionare per il volume di uscita ma, come contropartita, versano un tributo alla qualità timbrica.
Dunque, cerchiamo di non lasciarci impressionare dalla potenza di uscita e concentriamoci, ancora una volta, sulla qualità del suono.
Più in generale, con strumenti di qualità non bisogna mai lanciarsi in giudizi affrettati.
Alcune chitarre colpiscono immediatamente per il sorprendente impatto sonoro del loro suono. Altri strumenti sono come i vecchi pugili: all’inizio possono sembrare meno aggressivi e più sulla difensiva ma in un secondo momento rivelano qualità importanti che non si manifestano immediatamente, portano alla vittoria del match sulla lunga distanza.
Stato di conservazione e usura
Un altro errore molto comune quando si valuta l’acquisto di uno strumento usato, è farsi condizionare troppo dalle condizioni in cui lo troviamo. Avete presente quei programmi televisivi in stile “Wheeler Dealers”, i cosiddetti “Car Restoration Shows”?
Immaginiamo di essere interessati all’acquisto di una buona auto usata; troviamo un’occasione particolarmente allettante ma le gomme sono consumate, la batteria è andata e un paio di lampadine sono fulminate. Sarebbero validi motivi per rinunciare?
Sicuramente occorrerà mettere questi lavori in preventivo e farne una valutazione accurata per negoziare un prezzo di acquisto adeguato ma comunque quell’auto, anche se non è pronta a partire al momento dell’acquisto, potrebbe essere un affare conveniente che merita di essere preso seriamente in considerazione.
Allo stesso modo, non bisogna mai snobbare una chitarra soltanto perché ha bisogno di un po’ di lavoro per rientrare in corsa. Uno strumento malconcio potrebbe tornare a risplendere con una pulizia, un nuovo set di corde e un set-up appropriato o potrebbe aver bisogno di un livellamento dei tasti o di un controllo dell’elettronica.
In ogni caso, qualsiasi buona vecchia chitarra tornerà a nuova vita dopo un po’ di cura.
Inoltre, il suono può migliorare drasticamente con regolazioni dei pickup, regolazione della tensione del truss rod e così via. Occorre maturare con l’esperienza un approccio critico e imparare a valutare lo strumento senza lasciarsi ingannare dalle condizioni in cui versa.
Per di più, nella mia esperienza, per una serie di motivi, uno strumento usato ed abusato, suona quasi sempre molto meglio di una chitarra come nuova tenuta in custodia per anni.
In sostanza, conviene sempre dare una seconda possibilità alle vecchie chitarre che possono presentarsi in pessime condizioni, soprattutto gli strumenti vintage con modifiche o addirittura riparazioni. Di solito è un ottimo modo per procurarsi una chitarra dal suono eccellente a costo moderato.
Il mito della suonabilità
Vedo tantissimi musicisti approcciare gli strumenti con pregiudizio. Molti chitarristi tendono ad essere troppo pignoli riguardo alla sagoma e grossezza del manico o alla ergonomicità del corpo, oppure si preoccupano troppo dell’altezza dell’action, della lunghezza della scala, della larghezza del capotasto, del calibro delle corde, del radius della tastiera, delle dimensioni dei tasti e così via.
Naturalmente tutti noi abbiamo preferenze di playability e di sicuro alcune chitarre soddisfano queste nostre preferenze meglio di altre, facendoci sentire perfettamente a nostro agio.
D’altra parte, qualsiasi chitarra ci richiede un minimo di sforzo di adattamento e di buona disposizione d’animo per entrare completamente in sintonia. Ancora una volta: prima di saltare a conclusioni affrettate, occorre abbracciare la filosofia costruttiva dello strumento.
Alcune chitarre hanno un robusto manico “stile mazza da baseball” con una suonabilità stupenda, le Telecaster anni ’60 hanno un manico sottile piacevolmente scorrevole e veloce, alcune SG hanno un comodissimo manico “con profilo a C”. Le chitarre con leva vibrato hanno alcuni vantaggi, le chitarre con stop tailpiece stile Les Paul o “string-through” stile Telecaster ne hanno altri.
In sintesi, ogni chitarra induce ad approcci diversi e ispira sonorità diverse, il che è artisticamente e creativamente stimolante. Per un musicista, questo è il punto nell’avere più di una chitarra.
Attenersi alla routine temendo di sconfinare dalla propria “comfort zone”, può essere autolimitante e spesso ci costringe a cliché e banalità.
Infine, c’è una stretta correlazione con il punto precedente: una chitarra con set-up sballato e tasti consumati risulta insuonabile ma questo non vuol dire necessariamente che sia uno strumento da disdegnare.
Valore sentimentale
Ecco un altro “nemico” molto difficile da battere. Dobbiamo essere sempre pronti a fare autocritica riguardo al nostro suono e a mettere in discussione la nostra strumentazione. Dobbiamo anche essere aperti alla possibilità che i nostri gusti e preferenze possano evolversi o cambiare.
Essere sentimentalmente affezionati ad una chitarra può essere un sentimento bellissimo e romantico, specie quando abbiamo ricevuto lo strumento in regalo o in eredità da una persona cara. Ѐ facile affezionarsi ad una chitarra che ci lega a ricordi di concerti, viaggi e altre avventure.
Ma se, ancora una volta, concentriamo la nostra attenzione sulla resa timbrica della chitarra, bisogna farsi delle domande importanti. Siamo davvero sicuri che il nostro strumento sia un punto di arrivo ideale? Abbiamo davvero “sposato” la chitarra giusta per noi? O forse il nostro sentimento sta bloccando il nostro potenziale di crescita?
Se abbiamo il desiderio o il bisogno di acquistare una chitarra di livello superiore, che si adatti meglio alle nostre esigenze artistiche, il nostro budget avrà molto probabilmente un limite e saremo quindi costretti a delle scelte. Potrebbe essere necessario “sacrificare” la nostra amata chitarra, anche se ci siamo sentimentalmente affezionati e venderla per finanziare l’acquisto di uno strumento migliore.
Il mio caro amico Gianni Bucci citava un proverbio latino: “Ubi maior minor cessat”, intendendo dire: “se puoi avere una chitarra di livello più alto, quella che hai perde rilevanza o interesse”.
Consiglio vivamente infatti di concentrare le proprie risorse economiche su pochi strumenti di qualità piuttosto che disperdere energie su molte chitarre più economiche.
Conosco persone che collezionano decine di inutili “chitarre-spazzatura”. Ogni buon artigiano sa che ciò che serve è un solo set di attrezzi di alta qualità, ben costruiti per un determinato scopo. Molti attrezzi più economici e meno efficienti sono solo uno spreco di tempo e denaro. Inoltre, un attaccamento eccessivo potrebbe portare al cosiddetto “effetto uva acerba”.
Questa espressione si riferisce ad una favola di Esopo: una volpe affamata cerca di mangiare l’uva da una vite ma non riesce a raggiungerla. Invece di ammettere il suo fallimento, la volpe dice che l’uva non è abbastanza matura.
Nel nostro caso, voglio dire che se si resta troppo attaccati a un determinato strumento, si corre il rischio di snobbare o ignorare strumenti che meriterebbero tutta la nostra attenzione e ammirazione. Fondamentalmente, bisogna “guardarsi attorno”, riconoscere il valore di altri strumenti e accettare, quando arriva il momento, di progredire, anche se ciò richiede sacrificio e sforzo.
Il mito della leggerezza
Le chitarre leggere suonano sempre meglio di quelle più pesanti? Purtroppo non è così semplice.
Tutti noi troviamo piacevole la sensazione di mettere a tracolla una chitarra leggera; tuttavia la leggerezza non indica necessariamente un timbro migliore.
Per fare un esempio lampante, molte chitarre dei primi anni ’70, hanno un ottimo suono pur essendo tendenzialmente più pesanti. Non esistono formule infallibili, occorre valutare gli strumenti caso per caso, il che ci porta al nemico numero 7, l’ultimo della nostra “black list”.
Principi teorici di liuteria
Nella scelta di una chitarra, non farei troppo il pignolo su tecniche costruttive, materiali impiegati, dettagli tecnici e formule.
Leo Fender e Nat Daniels di Danelectro hanno costruito classici senza tempo sfidando qualsiasi regola di liuteria tradizionale. Dan Armstrong ha realizzato chitarre eccellenti con corpo in plexiglass.
All’estremo opposto, chi ha cercato di progettare super-chitarre con software di ingegneria, calcoli complessi e teorie elaborate, ha fallito miseramente, non riuscendo a creare strumenti di successo o di qualche interesse.
Inoltre, non ci sono modelli riconoscibili di venature del legno e angolatura dei tagli che abbiano dimostrato di produrre costantemente risultati migliori di altri. Alcune “tone monsters” hanno corpi ricavati con 5 o 6 diversi pezzi di legno incollati.
Una chitarra con manico “neck through body” non sempre è preferibile ad una “set neck” che a sua volta non necessariamente suona meglio di una “bolt on”.
Con ciò non voglio assolutamente dire che la tecnica di liuteria sia mistificazione, intendo semplicemente che non sempre è un criterio valido per scegliere strumenti migliori. Occorre affidarsi alle dita e alle orecchie: ricordiamo che una chitarra non può essere cattiva se ha buona suonabilità, buon “feeling” e buon suono.
Conclusioni
Abbiamo visto i 7 “nemici” del chitarrista. Alcuni segnalano un’altra minaccia, potenzialmente fuorviante per il nostro giudizio: i “marchi importanti”.
Queste persone hanno le loro ragioni, infatti i marchi minori e “di concorrenza” di solito offrono un miglior rapporto qualità/prezzo rispetto ai marchi leader o affermati, specialmente nei segmenti di mercato medio e basso.
Non è una novità che alcune chitarre prodotte in Giappone da Orville, Tokai, Edwards, Fernandes o Burny possano risultare migliori di alcune delle loro controparti originali americane.
Ad ogni modo, ho scelto di non inserire “grandi marchi” nell’elenco dei “nemici”, per 3 motivi.
Il primo motivo è che i marchi leader non sono una truffa; spesso la loro qualità è all’altezza del loro nome. Indicare marchi leader come “nemici” di una scelta di qualità, sarebbe perlomeno ingiusto e riduttivo. Le migliori chitarre hanno spesso un marchio noto sulla paletta, soprattutto nella fascia alta di mercato.
La seconda ragione è che, a parità di qualità e prezzo una chitarra di una marca rinomata avrà più valore sul mercato dell’usato e si rivelerà un investimento migliore; un fattore da non sottovalutare.
Infine, la stragrande maggioranza della produzione di marchi minori ha un design non originale: solitamente si tratta di copie più brutte di strumenti celebri prodotti dai grandi marchi; nel qual caso la mia preferenza continua ad andare agli originali.
Naturalmente, ci sono molte brillanti eccezioni: alcune piccole aziende producono chitarre con un bellissimo design esclusivo, un esempio è l’italianissima Billy Boy Guitars.
Tuttavia, negli scorsi decenni c’era più creatività; anche i marchi minori producevano strumenti interessanti con design originale e soluzioni personali; magari questa potrebbe essere una buona materia di approfondiremo per uno dei prossimi episodi.
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