Impulse Response, parola che sembra quasi come ricordare una tecnologia tipica della NASA ma che ultimamente sta diventando una necessità e grazie al cielo anche una tecnologia alla portata di tutti nel mondo chitarristico.
Partiamo dalle basi, che cosa sarebbe in poche parole un Impulse Response?
È per certi versi un cabinet, seppur virtuale, ma un cabinet. Questa definizione è quella che più ha senso per i chitarristi, ma ha un senso maggiormente esteso nel contesto audio.
La risposta impulsiva è una “fotografia”, se così possiamo definirla, di un determinato ambiente oltre la cassa, che noi decidiamo di campionare per ottenere un determinato suono.
Possiamo parlare quindi di una sorta di campionamento o di “profilazione” di un cabinet con una determinata microfonazione e un determinato ambiente; questo permette all’utente di poter utilizzare il suono campionato di una cassa in uno studio importante e microfoni di livello con una spesa decisamente risibile.
L’IR paradossalmente è una tecnologia abbastanza datata, almeno per chi è avvezzo ai lavori in studio: molti ricorderanno che addirittura il riverbero di Logic ti permetteva già molti anni fa un IR custom personalizzato su una stanza che volevi e che ti piaceva particolarmente.
Ora è diventata una tecnologia standard per i chitarristi per rendergli la vita più comoda.
L’utilizzo dell’ Impulse Response si divide in due parti ben distinte, parte hardware e parte software.
La parte hardware è leggermente complessa, perché attualmente stanno uscendo diversi macchinari che fanno uso della tecnologia IR, ma si differenziano per una serie di fattori che vanno ben specificati.
Queste tipologie di macchinari simulano un ambiente e la sua risposta in frequenza, ma dobbiamo tenere conto che non sono tutti uguali, esistono infatti con carico fittizio e senza carico fittizio.
Prenderò in esempio i prodotti che conosco e che reputo più performanti sul mercato e, ovviamente, che ho provato personalmente, cioé quelli della serie Torpedo della Two Notes.
Tra i prodotti senza carico fittizio possiamo prendere il Torpedo C.A.B. (Cabinet in A Box), che simula la risposta di cassa, microfono e finale.
Potete collegarci un preamplificatore a pedale, l’uscita send del vostro amplificatore, ma non l’uscita da cavo di potenza, altrimenti friggerete tutto senza alcuna pietà, perché gli manca un Dummy Load, ovvero quello che prima ho chiamato carico fittizio, il quale disperde l’energia che serve a muovere il cono reale della vostra cassa..
Il prodotto che invece risolve questa necessità è il Torpedo Captor, con cui possiamo usare amplificatori fino a 100 watt, collegarci anche la nostra cassa subito dopo, avere un uscita bilanciata per il mixer e tanti altri accessori utili.
Per la parte software, è doveroso parlare della suite messa a disposizione dalla stessa Two Notes quando si acquista un loro articolo inerente alla serie Torpedo, ovvero il software Wall Of Sound III.
Questa suite consente un controllo quasi totale, con una serie di simulazioni possibili per avere la risposta migliore, con tantissime simulazioni ottenibili e diverse microfonazioni classiche per il guitar recording.
Ma esiste una soluzione che potremmo definire All in One?
Certo che si, il Torpedo Studio e il Torpedo Live, il bello di questi sistemi è che sono molto più performanti e hanno alla base già molti più suoni possibili rispetto al C.A.B., che ne ha un numero più limitato, e al Captor, che tecnicamente on board non ne ha proprio.
A livello di costi, dando per scontato che abbiamo già una scheda audio, nel mio caso Arturia Audiofuse, e dipendendo dalla scelta del tipo di prodotto (Captor, C.A.B o Studio o Live) arriviamo a una cifra che parte da un minimo di 250 fino a un massimo di circa 1500 euro.
Le esigenze fanno la differenza, sia che si decida di usare gli IR che la classica microfonazione. Ma dall’altra parte, cosa abbiamo?
Un set di almeno quattro cavi decenti, tipo il Reference Rmc01, per altrettanti microfoni più o meno costosi ma comunque classici nell’ambito della chitarra siamo su una cifra se non pari di poco superiore.
Prendiamo in esempio questi microfoni:
- Shure sm57
- Sennheiser e906
- Sennheiser MD 421
- Shure sm7
Il costo totale varia dalle 170 fino alle 1300 euro, c’è differenza rispetto al Torpedo, ma stiamo parlando di microfoni classici per chitarra di cui la metà ha un prezzo basso, cioé un centinaio di euro fino a un massimo di poco superiore ai 400.
Se poi avessi voluto essere più professionale e usare anche AKG 414 e Aston Spirit, allora avrei superato molto facilmente i 2000 euro per un set di microfoni quantomeno decenti, ma come detto sopra, dipende dalle esigenze.
I sistemi IR sono utilizzabili anche con pedaliere multieffetto come Headrush o Helix, alcuni invece hanno già moltissime simulazioni interne e in altri casi anche con possibilità di caricamento di IR esterni, ma spesso senza una gestione (come detto sopra) del carico di energia dell’amplificatore, ad esempio oltre ai già citati ci sono Mooer Radar e Universal Audio oX.
Le tipologie di sistemi che abbiamo descritto, quindi, non sono sistemi All in One, perché esistono solo in funzione di “simulazione” della cassa e ambiente annesso, ma il resto (pedali, multieffetto, amplificatori) lo dobbiamo collegare noi.
Se vogliamo vedere come si comporta una soluzione, come detto prima “tutto incluso”, prendiamo in esempio una delle pedaliere di fascia alta che utilizza tale tecnologia, ovvero la pedaliera HeadRush.
Questa pedaliera ha :
- Simulazioni di amplificatori
- Simulazione di effetti
- Programmazione preset
- Global function
- Gestione IR
Questa pedaliera, seppur abbondante nelle dimensioni ha virtualmente ogni cosa per gestire il suono della chitarra, e quindi anche la gestione dell’Impulse Response.Vediamo quindi cherisultati può dare nello specifico e per farlo ho chiesto supporto a un collaboratore di eccezionale bravura e incredibile disponibilità, Nick Di Donato, dimostratore per Headrush, che ci ha fornito qualche sample.
Abbiamo cercato di darvi quanti più esempi possibile, si va da alcuni suoni che lui usa professionalmente per i suoi progetti, fino a qualche suono più rock.
Tutti i sample che sentite utilizzano la stessa IR, ovvero la Live Ready Sound MV30 che utilizza diverse microfonazioni, più precisamente:
- Shure sm58
- Shure sm7b
- Shure pg48
- Heil pr20
- Heil pr30
L’IR è quindi la soluzione del futuro rispetto ai microfoni?
No, ovviamente, o perlomeno non del tutto, è una soluzione utile per chi registra in casa, non ha una stanza ottima o dei microfoni e una cassa di grande livello e quindi può risolvere molti problemi, ma non sostituisce la tridimensionalità e la cura di uno studio di registrazione di buon livello. Insomma, i veri e propri miracoli ancora non esistono nell’audio, per quanto a volte certe tecnologie ci facciano saltare sulla sedia per la felicità.
Per chi non ha studi con trattamenti ottimali o comunque una struttura che permetta una registrazione di buon livello, l’IR è una manna dal cielo perché permette di “tirare” per il collo l’amplificatore cercando il punto di break-up e ottenere saturazioni che rendono bellissimo soprattutto il suono valvolare, senza prendersi una denuncia o disintegrare le orecchie a qualcuno (o a noi stessi).
Con la giusta dose di cura nel lavoro si possono ottenere risultati incredibili.
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