Penso che se esiste qualcosa di cui non si parla mai abbastanza tra chitarristi e a volte se ne sottovaluta sin troppo l’importanza, questa sia proprio la scelta del giusto tipo di plettro. Ci soffermiamo sempre su altri argomenti che ci sembrano molto più cruciali per la ricerca del nostro suono, parliamo di tutti i modelli di chitarre, amplificatori, effetti e processori di segnale, dimenticandoci però che una grande “fetta” del nostro suono, del nostro tocco e quindi anche del nostro “groove” (per non parlare della velocità e della precisione di esecuzione) dipende proprio da questo piccolo ma fondamentale oggetto.
Innanzitutto, è abbastanza palese che difficilmente un chitarrista, indipendentemente dalla sua bravura, riesca a suonare trovandosi completamente a suo agio e senza faticare un pochino con un plettro diverso dal solito.
Penso di non esagerare affatto dicendo che sia quasi più facile abituarsi ad un manico differente da quello della nostra chitarra, rispetto ad un plettro di forma o spessore molto diverso dalle nostre abitudini.
Alcuni aspetti che ritengo determinanti nella scelta del plettro (finchè non si hanno le idee ben chiare), sono ad esempio… l’altezza della tracolla!
Può sembrare strano, ma questa ci fa cambiare leggermente il modo di tenere la mano destra, l’impostazione acquisita con lo studio (magari compiuto in posizione seduta), e quindi le ore e ore passate a suonare tenendo il plettro sempre in un determinato modo, per ogni genere musicale, ritmica o assolo che sia.
Altra componente da non sottovalutare è la sudorazione, che ci può portare alla scelta di un plettro dotato di cosiddetto “grip” sulla superficie (o particolari forme che lo assicurino alle dita). Sicuramente ci può influenzare anche la scalatura di corde che montiamo sulla chitarra, che crea un diverso rapporto di forza e attacco sulla nostra plettrata.
Chiaramente le cose immediatamente determinanti per il suono sono:
• lo spessore (“No Pain, No Gain…” 🙂 )
• il materiale di costruzione (nylon, tortex, celluloide, legno, metallo, etc… da ciò dipende anche la resistenza all’usura)
• la forma della punta, che, più tonda o più appuntita, può cambiare completamente la timbrica sull’attacco della nota ed è una scelta legata ai gusti personali e/o all’approccio al genere che intendiamo affrontare.
Bisogna, quindi, considerare il plettro come vera e propria parte dello strumento musicale e di conseguenza dargli tutta l’importanza che merita nella scelta dei particolari di costruzione!
Per trovare il plettro (o “i plettri”) giusto, è necessario dedicare un po’ di tempo a provare davvero tutti quelli possibili, di ogni spessore o materiale senza pregiudizi di nessun tipo, finché pian piano troviamo quello che più ci soddisfa.
Un consiglio che vorrei darvi è quello di non disdegnare a prescindere i plettri ormai consumati, perchè, a meno che non siano seriamente danneggiati, possono dare un sound diverso dal solito, utile in talune situazioni di ritmica o assolo.
Un’altra cosa di cui spesso sento parlare sono i plettri “fai da te” ottenuti da ricariche telefoniche, tessere scadute, monete e chi più ne ha più ne metta. Insomma, un approccio tutto diverso dal normale, uno strumento davvero personale, forgiato in base alle nostre esigenze.
La cosa comunque essenziale per noi chitarristi è assicurarsi di avere tra le dita uno strumento che, associato alla nostra bravura, ci aiuti a tirare fuori il suono e le sfumature che più desideriamo.
È fondamentale sentirlo parte del nostro set di strumenti, qualcosa di realmente personale che ci accompagnerà in tutte le ore di studio, nelle registrazioni e nei live e che ci seguirà stando nelle nostre tasche in ogni momento della giornata!
A questo punto, voi MusicOffili che scelte avete fatto e perché? Siete convinti di aver trovato il vostro “plettro del destino” o siete ancora alla ricerca? Avete escogitato soluzioni personali fuori dalle solite scelte che propone il mercato? Parliamone insieme sul forum!
Renato Corti
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