Ritrovare i Beatles in classifica, ci riporta con la mente agli anni ’60 del secolo scorso, un’epoca ormai circondata da un’aura di mito.
A Londra si respirava un’aria elettrica di rinnovamento e fermento creativo; atmosfera ben rappresentata da Michelangelo Antonioni nel suo capolavoro cinematografico “Blow Up”.
Erano i cosiddetti giorni della “Swinging London”, quando il mondo venne contagiato dai fenomeni definiti “Beatlemania”, “Beat Explosion” e “British Invasion”.
Ho la fortuna di avere tra le mani uno degli strumenti più rappresentativi ed emblematici di quell’epoca irripetibile; si tratta di una Rickenbacker vintage originale del 1967, una 345S o modello 1998, da esportazione nel Regno Unito.
Ѐ lo strumento è ideale per introdurre la storia dei mitici modelli Rickenbacker importati da Rose-Morris tra il 1964 ed il 1968. È una strana storia che rimbalza avanti e indietro attraverso l’Atlantico, un’affascinante pagina di storia della chitarra! Ma procediamo con ordine.
Le Origini
A metà degli anni ’50 un uomo mostra con orgoglio un biglietto da visita su cui si legge: “Padre della chitarra elettrica”; il suo nome è Adolph Rickenbacher, scritto con “CH”, anziché “CK”.
Adolph nacque a Basilea nel 1892; dopo aver perso i genitori, emigrò in età infantile negli Stati Uniti. Nel 1925 fondò a Los Angeles la Rickenbacher Manufacturing Company.
Iniziò a dedicarsi agli strumenti musicali quando nacque la collaborazione con George Beauchamp, pioniere nella progettazione di chitarre elettriche.
Nel 1934 Rickenbacher e Beauchamp presentarono il brevetto della Electro A-25. Questa chitarra lap-steel divenne nota con il soprannome di “Frying Pan” (padella), a causa della sua inusuale forma piccola e rotonda.
La “Frying Pan” è la prima solid body elettrica mai prodotta in serie ed è considerata una pietra miliare nella storia della chitarra.
Nel corso degli anni successivi l’azienda finì con l’adottare il marchio Rickenbacker, definitivamente scritto con “CK”. È interessante notare che Rickenbacher e Beauchamp produssero chitarre elettriche solid body con manico avvitato e montaggio delle corde attraverso il corpo, almeno 15 anni prima che Leo Fender disegnasse la sua Esquire.
Un nuovo corso
Nel 1953 Adolph Rickenbacher, dopo aver perso il compagno Beauchamp e ormai al tramonto della sua attività professionale, cedette la sua azienda a Francis C. Hall.
Paul Barth, da lunga data responsabile di produzione, venne confermato nel suo ruolo, per garantire una continuità con la storia pregressa del marchio sotto la nuova gestione.
Francis C. Hall era un brillante manager, associato alla Fender Electric Instrument Company.
Hall, anticipando la tendenza del mercato, intendeva spostare il core business della Rickenbacker dalle lap-steel guitars alla produzione di chitarre elettriche con tradizionale manico “Spanish neck”; infatti, inseguito Hall dovette lasciare la Fender Company per l’evidente conflitto di interessi.
Hall aveva bisogno di un progettista interno per portare una ventata di rinnovamento alla sua azienda. Paul Barth conosceva l’uomo giusto: Roger Rossmeisl, un esperto maestro liutaio e designer tedesco.
Rossmeisl era arrivato poco prima in California, dopo un breve e sfortunato periodo di lavoro presso Gibson. Con la sua esperienza e la sua creatività, Rossmeisl plasmò l’inconfondibile identità del marchio Rickenbacker.
I suoi design innovativi donarono agli strumenti Rickenbacker un’eleganza senza tempo, che a tutt’oggi li distingue e li colloca in una categoria a sé stante.
Tra il 1957 e il 1958 Roger Rossmeisl progettò il glorioso basso modello 4000 e una nuova linea di chitarre semiacustiche che sarebbe stata chiamata serie “Capri”, dal nome del gatto di Francis Hall.
Tutti gli strumenti della serie Capri avevano numeri di modello a tre cifre che iniziavano con il 3: difatti il 3 iniziale nella nomenclatura Rickenbacker, designa un corpo “semi-hollow”.
Al primo modello fu assegnato il numero di riferimento 325: aveva una scala corta da 21” con configurazione a 3 pickup ed era dotato di ponte vibrato.
La prima 325 uscita di fabbrica in assoluto, ricevette numero di serie V-81, dove “V” stava per “Vibrato”. Per una combinazione unica di eventi, questa chitarra avrebbe cambiato il destino della Rickenbacker per sempre. La 325 con seriale V-81 venne spedita a Framus in Germania nel 1958.
Due anni dopo, un giovane musicista inglese andò a fare dei concerti in Germania, per la prima volta fuori dal Regno Unito con la sua band e trovò la 325 V-81 in vendita presso il negozio Steinway ad Amburgo.
Il giovane musicista si chiamava John Lennon e adottò la V-81 come sua chitarra da concerto; la band di lì a qualche anno sarebbe divenuta nota al mondo con il nome di “The Beatles”.
Nel maggio del 1961 il modello 325 era praticamente fuori produzione. I modelli Capri a scala lunga subirono un intervento di Restyling. Roger Rossmeisl creò un corpo più ampio e meno profondo e armò il manico con ben due truss-rod regolabili.
Queste chitarre della serie 300 divennero i modelli più rappresentativi e più venduti della Rickenbacker. I numeri da 360 a 375 designavano la serie “Deluxe” con grandi segna-posizione triangolari, corpo con doppio binding, manico con binding e uscita stereo.
I numeri da 330 a 345 designavano la serie Standard, senza i binding di corpo e manico e con semplici segna-posizione dot.
La 345 era il modello di punta della serie Standard, con dotazione di 3 pickup e leva vibrato.
Nel 1962, prima che la linea Capri conquistasse il grande pubblico, Rickenbacker si trasferì in uno stabilimento più grande e produttivo a Santa Ana, in California. Roger Rossmeisl colse l’occasione per lasciare l’azienda, decisione presa a seguito di dissapori con un dirigente; proseguì la sua carriera professionale in casa Fender, dove negli anni seguenti sviluppò nuovi modelli di chitarra.
“Beatlemania”
La 325 divenne compagna inseparabile di John Lennon. Nell’ottobre del 1963, anche George Harrison acquistò negli Stati Uniti una chitarra Rickenbacker: un modello 425. Ora i Beatles si esibivano con 2 Rickenbacker, attirando ancora più attenzione sul marchio americano.
Come primo risultato, il modello 325 venne reintrodotto in produzione con alcuni rinnovamenti. Gli interventi sul design includevano un corpo più lungo e sottile in colorazione “Fireglo”.
La 325 ora montava un battipenna bianco con design a due livelli sfalsati, un nuovo ponte vibrato marchiato “Ac’cent by Paul” e manopole nere Kurz-Kasch (o più semplicemente “KK”), uguali a quelle in uso sui Fender Jazz Bass e sulle Mustang.
Inoltre, mentre tutti i modelli Capri a scala lunga si distinguevano per la caratteristica buca armonica Rickenbacker a forma di “occhio di gatto” o “a taglio”, per la 325 si decise di adottare una buca a F dall’aspetto più tradizionale.
Il 9 febbraio 1964, alle 8 di sera, 73 milioni di americani si riunirono davanti ai propri televisori per vedere i Beatles all’Ed Sullivan Show; la loro prima esibizione dal vivo negli Stati Uniti.
Questo evento sarebbe stato ricordato come il giorno in cui gli anni ’60 ebbero davvero inizio negli Stati Uniti, uno spartiacque culturale che lanciò la beat explosion in America.
In poche settimane il mondo impazzì per la “Beatlemania” e un’intera ondata di band britanniche era appena dietro l’angolo.
La distribuzione Rose-Morris
Rose, Morris & Co. Ltd era leader nella distribuzione di strumenti musicali in tutto il Regno Unito; l’azienda è tutt’ora operativa, con sede a Londra in Denmark St.
Con l’allargarsi della fama dei Beatles, Rose-Morris aveva avuto la lungimiranza di accaparrarsi l’esclusiva per la distribuzione inglese degli strumenti Rickenbacker.
L’accordo con Francis Hall era stato siglato Il 30 dicembre 1963, appena pochi mesi prima dell’apparizione televisiva dei Beatles all’Ed Sullivan Show.
All’inizio del 1964, a seguito dell’accordo di distribuzione, Rose-Morris commissionò 5 modelli per formare una linea di Rickenbacker di propria esclusiva, riservata al mercato britannico.
Questi strumenti per l’esportazione erano considerati “special order” (modelli su ordinazione), quindi erano identificati da una “S” aggiunta al numero del modello.
Inoltre, Rose-Morris denominò i 5 modelli con i propri codici di catalogo di riferimento; utilizzarono i numeri dal 1995 al 1999, da non confondere con anni di produzione.
Questi cinque modelli includevano ovviamente una versione prodotta in serie delle chitarre usate da John Lennon e George Harrison, denominate rispettivamente modello 1996 e 1995; i restanti tre modelli erano il basso 4001S o modello 1999 e due semiacustiche Capri a scala lunga: la 335S o 1997 a 2 pickup e la 345S o 1998 a 3 pickup.
La scelta era limitata alla serie Standard con segna-posizione a punto e corpo e manico senza binding, importare i modelli con specifiche “Deluxe” sarebbe risultato troppo costoso per il mercato britannico dell’epoca.
Ad ogni modo, Rose-Morris richiese alcune specifiche esclusive per la propria linea di modelli, traendo direttamente ispirazione dalla nuova 325. La richiesta più importante da parte di Rose-Morris, fu che tutti i modelli semiacustici dovessero presentare la più tradizionale buca a forma di F, come quella usata sulla 325.
Forse la caratteristica buca “cat’s eye”, presente sugli altri modelli Capri, venne ritenuta poco ortodossa o troppo futuristica per il vecchio continente.
Inoltre, tutti i modelli britannici sarebbero stati dotati di ponte vibrato, parti in plastica bianca e manopole “KK” nere, al posto delle manopole con top argentato dei regolari modelli statunitensi.
Rose-Morris richiese di indicare “Made in USA” sulla copertura del truss-rod, per rendere chiaro ai propri clienti che si trattava di strumenti originali di fabbricazione americana.
Da quel momento, l’indicazione di provenienza venne estesa indistintamente a tutta la produzione.
Inizialmente, “Fireglo”, simile al “cherry sunburst” di casa Gibson, era l’unica opzione di colorazione disponibile nel Regno Unito. In seguito furono offerti alcuni strumenti in diverse opzioni di colore, in particolare “Autumnglo”, simile al “tobacco sunburst” e “Jetglo” (nero).
Di ritorno dagli USA, George Harrison portò con sé una Rickenbacker 360 a 12 corde, modello che suscitò grande interesse trai musicisti britannici.
Rose-Morris richiese prontamente alla casa costruttrice americana di integrare la propria linea di importazione con un simile modello a 12 corde, che ricevette il numero di riferimento di catalogo 1993.
La 1993 aveva 2 pickup ed era l’unica chitarra della serie con corpo con binding e blocca corde fisso di tipo standard.
Il numero 1994 era riservato ad un analogo modello a 12 corde con 3 pickup che non vide mai la luce. I primi 300 strumenti arrivarono nei negozi britannici nell’aprile del 1964 e andarono a ruba, esauriti in appena pochi giorni.
Le Capri a scala lunga 1997 e 1998 divennero i modelli di esportazione più venduti.
Le “Beatle-Backer”
Uno dei primi clienti del modello 1998 fu un giovane chitarrista di talento di nome Pete Townshend. La sua band, gli Who, divenne rapidamente la punta di diamante della scena “Mod” londinese.
Townshend aveva uno stile personalissimo, suonava come nessuno aveva mai fatto prima di lui. Gli esplosivi concerti dal vivo degli Who erano un ottimo showcase per i modelli Rickenbacker/Rose-Morris 1997 e 1998, che divennero anche le prime chitarre nella storia del rock ad essere intenzionalmente distrutte su un palco.
Pete Townshend distruggeva di proposito le sue Rickenbacker ma accadevano anche incidenti. Durante uno spettacolo nel periodo di Natale del 1964, John Lennon danneggiò accidentalmente una delle sue 325. Mentre la chitarra era in riparazione, Rose-Morris si affrettò a dare immediatamente a Lennon una sostituzione: la loro versione di importazione della 325, la 1996 in finitura “Fireglo”.
L’incidente alla chitarra di Lennon si rivelò un colpo di fortuna provvidenziale per il distributore britannico. Fino ad allora, i Beatles avevano usato solo Rickenbacker americane; a partire da quel momento, la Rose-Morris si sentiva autorizzata ad usare i Beatles e Lennon come testimonial nelle pubblicità dei propri modelli di importazione ufficiale.
Le Rickenbacker/Rose-Morris ora vennero promosse al rango di “Beatle Backers“, soprannome coniato ad arte dal distributore inglese.
Nel cuore degli “Swinging Sixties”
La fama e la reputazione di Rickenbacker salirono alle stelle; le chitarre della Casa californiana divennero, trai musicisti, una sorta di status symbol.
Brian Jones dei Rolling Stones suonava una 1993 a 12 corde, Hilton Valentine degli Animals usava un modello 1997 e molti altri musicisti della “British Invasion” brandivano modelli Rickenbacker di importazione Rose-Morris.
Il suono unico delle band britanniche divenne sempre più popolare all’estero, alimentando ulteriormente la richiesta di chitarre Rickenbacker sul mercato interno statunitense.
Alcune delle band americane più influenti degli anni ’60 ora sfoggiavano una chitarra o un basso Rickenbacker. Questi includevano Roger McGuinn dei The Byrds, fortemente legato al modello 370 a 12 corde, John Fogerty dei Creedence Clearwater Revival che suonava una 325 con alcune modifiche custom, John Kay degli Steppenwolf che suonava una 381 e molti altri.
I fenomeni della “Beatlemania” e della “Beat Explosion” o “British Invasion” portarono i produttori di chitarre in grande affanno, per tenere il passo con un aumento improvviso e senza precedenti della domanda di mercato.
Un numero incredibile di teenager sognava di acquistare uno strumento e suonare in una “rock band”. Incrementare la capacità produttiva ai livelli richiesti dal mercato, avrebbe significato disporre di ingenti capitali da investire in efficientamento di strutture e ampiamento di personale.
La maggior parte dei marchi, tra cui Fender, Gretsch, Danelectro, Vox e Gibson, risolse il problema cedendo l’attività a grandi major dalla indiscussa solidità finanziaria.
Francis C. Hall scelse con orgoglio di mantenere la propria indipendenza e mandò avanti la Rickenbacker facendo unicamente affidamento sulla propria capacità produttiva.
La luna di miele tra il marchio americano e il suo distributore britannico aveva i giorni contati. Ben presto la produzione Rickenbacker andò in sofferenza per evadere gli ordini della Rose-Morris, che assorbivano circa il 40% dell’intera produzione.
I tempi di attesa per i modelli da esportazione si allungarono, raggiungendo ritardi intollerabili già a partire dalla metà del 1965. Per l’inizio del 1966 divenne chiaro che Rickenbacker non riusciva a evadere gli ordini in tempo utile; Francis Hall di fatto non era in grado di fornire le quantità richieste dal mercato britannico.
Nel 1967 Rose-Morris tentò addirittura di espandere la propria linea Rickenbacker con altri due modelli: il basso 3261 e la 3262, una chitarra a 12 corde convertita a 6.
Questi modelli, in sostanza, non riuscirono mai ad arrivare nei negozi inglesi.
Rose-Morris, come misura disperata, assegnò questi stessi codici di modello a copie Rickenbacker di bassa qualità prodotte in Italia o in Giappone, commercializzate con il marchio “Shaftesbury“.
La partnership tra Rickenbacker e Rose-Morris giunse a un punto di rottura, terminando ufficialmente entro l’inizio del 1969.
Una pagina di storia
I modelli originali da esportazione Rose-Morris non furono mai forniti in grandi quantità; oggi sono apprezzati come icone di un’epoca straordinaria e sono particolarmente ricercati dai collezionisti.
Anche i modelli Reissue sono piuttosto rari. Nel 1987 Rickenbacker pubblicò un’edizione limitata del modello 1998 Pete Townshend Signature Reissue, senza ponte vibrato.
Altre riedizioni in tiratura limitata furono prodotte a fasi alterne, fino al 2001. La 1998 model del ’67 che ho la fortuna di avere tra le mani è un modello emblematico degli anni di gloria di Rickenbacker e una preziosa testimonianza di un momento cruciale nella storia del rock.
Per ascoltare il suono di questa stupenda chitarra e fare il pieno di dettagli tecnici “vintage nerd”, rimando al video-episodio allegato all’inizio di questo articolo, un piccolo documentario dedicato a questo argomento.
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