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Perché sto aspettando così tanto per una pedaliera?

Oggi come oggi, trovare un prodotto disponibile in magazzino è diventato un'impresa, perché?

Difficile isolare solo un singolo motivo per quello che gli anglosassoni chiamano “shorting” per quanto riguarda la disponibilità di materiale e prodotti di qualsivoglia tipo, oggi più che mai stiamo pagando lo scotto dell’attesa di un qualsiasi tipo di bene, sia esso musicale o meno.

Un mondo che si regge sul “micro”

Ora, cerchiamo di andare per gradi, l’argomento è complesso e non si riesce a essere molto stringati. Molto spesso si tende a pensare che un prodotto sia sempre disponibile o comunque producibile in poco tempo, produzione alla quale molti sottintendono sempre un basso costo.
Prendiamo in esempio il mercato dell’elettronica di consumo, che è quello non solo più grande, ma anche con il ventaglio di cifre più ampio, che va dai pochi centesimi fino alle migliaia di euro (o dollari, come preferite).

Transistor, componenti discreti, circuiti integrati, Mosfet, diodi e microprocessori sono tra i dieci componenti elettronici più venduti sul suolo terrestre e fanno parte della macrofamiglia dei semiconduttori,  si stima che il meno diffuso in termini di vendite di quelli che ho nominato si aggiri intorno ai settecento miliardi da quando è entrato in commercio…

neural cortex
L’interno circuitale di uno dei prodotti più attesi dell’anno

Sono numeri disumani se pensiamo a quanti device girano oggi e quanto fanno parte delle nostre vite quotidiane in ogni loro parte, ma la domanda è: chi è che produce questa mole di componenti?

Questo molto spesso varia da caso a caso, per esempio per le memorie storage (quelle dei nostri dischi rigidi) ci sono alcuni nomi importanti (Samsung in primis), ma nel mondo dei semiconduttori i principali nomi sono:

  • Intel 
  • TSMC
  • Global Foundries
  • Samsung
  • Hynix
  • Qualcomm
  • Broadcom
  • Mediatek

Ora, molte di queste sono perlopiù americane, della Corea del sud e di Taiwan e fino a qui direi nulla di nuovo sotto questo cielo, però una cosa invece estremamente interessante è il processo produttivo che avviene in estremo oriente (nella maggior parte delle casistiche), e quindi questo comporta una serie di fattori:

  • Reperibilità e trasporto della materia prima
  • Lavorazione e trasporto del semilavorato
  • Assemblaggio e trasporto del prodotto finito

Un problema dopo l’altro

A fronte di questa considerazione, è palese immaginare quale sia il primo problema che nell’ultimo anno e mezzo ci ha letteralmente bloccati in qualsivoglia modo, ovvero la pandemia di COVID-19, solo questo ha causato un abbattimento significativo nella filiera produttiva e con numeri estremamente alti di cui tenere conto.

Se dimezzi il personale per via della pandemia, produci (forse, non è così diretta la proporzione) la metà dei semilavorati, di cui (forse) arrivano tutti in tempo per diventare prodotto finito e (forse) essere rispediti ai clienti.

Capiamo tutti che è un cane che si morde la coda, il che è abbastanza palese, ma non è per forza solo colpa della pandemia, a volte (purtroppo) può essere per motivi diversi, anche se non della stessa gravità globale:

  • Il primo è il potere economico dell’acquirente, parliamoci chiaro non è difficile pensare che se sei un piccolo cliente che acquista poche migliaia di componenti, non verrai trattato come un colosso che fa acquisti nell’ordine del milione, quindi non è difficile pensare che i prodotti disponibili non saranno certo di facile acquisizione.
  • Il secondo è il ritardo di produzione fin dalla materia prima, che si accumula per via delle norme di prevenzione che hanno dimezzato tutta la produzione, e quindi il produttore non può costruire nulla perchè il fornitore è in ritardo, che non può rifornire perchè l’estrazione della materia prima è anch’essa in ritardo (e estrarre il silicio non è una cosa semplice).
  • Il terzo è quello degli incidenti di percorso, ovvero può succedere che un carico si distrugga, o che avvengano danneggiamenti tali da causare ulteriori ritardi, vedi il blocco del canale di Suez o l’incendio della fabbrica di AKM che non produce solo i convertitori per le RME, ma anche i semiconduttori per Nikon, Canon e Sony… potete comprendere che se oltre la pandemia ci si mette anche questo, le cose si vanno solo a complicare.
  • Ne aggiungo uno bonus, a pura libertà dell’autore, molto spesso (come nel mondo delle schede video o di alcuni tipi di prodotti) anche le stesse aziende mentono spudoratamente sulle disponibilità, come si è visto con le RTX di Nvidia o con le Playstation 5, infatti i principali produttori di componenti hanno da poco confermato che i prossimi rifornimenti a prezzi “umani” saranno nel 2022, non molto corretto nei confronti del cliente. 

In tutti i casi, non sto nemmeno prendendo in considerazione una cosa altrettanto importante, ovvero il dimezzamento delle rotte giornaliere per quanto riguarda il commercio e il costo di un invio di un container rispetto all’anno precedente, sono cose che vanno a incidere in maniera non poco significativa anche sul prezzo finale che ogni azienda deve sopportare, causando quindi un ulteriore collo di bottiglia.

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La fabbrica AKM dopo l’incendio con i piani alti devastati

Aiuto, dov’è la mia pedaliera?

Quindi, perchè non trovo amplificatori, pedaliere, chitarre in disponibilità immediata come prima?
Semplice, le produzioni sono ai minimi storici (come numeri intendiamo) e al contempo la domanda che sta solo aumentando (ricordiamoci molti hanno trasformato le case in uffici, aumentando la domanda di prodotti elettronici di consumo, e tanti musicisti stanno espandendo il loro home setup con le ultime tecnologie digitali).

Cito una notizia odierna dell’Ansa che potrebbe lasciarvi di stucco, ma purtroppo è tutto vero, la carenza di chip potrebbe durare addirittura fino al 2023, portando il problema di shorting per un altro anno e mezzo, il tutto volendo rimanere ottimisti…

Aggiungo una postilla, tutto questo ragionamento si basa su elementi producibili per la tecnologia attuale, ovvero nessuna “roba nuova”, ma questo è comunque non corretto, e qui citerò la legge di Moore:

La complessità di un microcircuito, misurata ad esempio tramite il numero di transistor per chip, raddoppia ogni 18 mesi

Questa legge (ormai disintegrata da quasi un lustro, ma la cito per far capire il concetto) ci spiega che l’andamento tecnologico, il consumo di componenti e le necessità vanno avanti in maniera esponenziale, quindi se oggi abbiamo un ritardo estremamente ampio per la produzione di tecnologie attuali, sarà molto peggio andando avanti con le nuove tecnologie (chipset nuovi per le schede madri, processori a sette nanometri, quello che vi pare), tra l’altro sempre Moore dopo aver definito la legge sopracitata, implicitamente ne formò una “seconda” (uso le virgolette perchè la reale seconda legge di Moore parla della modularità della progettazione di un chip, altra storia):

Il costo di una fabbrica di chip raddoppia da una generazione all’altra

E questo (nonostante sia ormai vecchia di più di tre decadi) non fa presagire nulla di troppo positivo, infatti la corsa agli armamenti per la produzione (con cifre che si aggirano intorno ai 100 miliardi di dollari) sono ormai all’ordine del giorno, per questi colossi.

Possiamo dare la colpa a qualcuno? Francamente sarebbe come lottare con i mulini a vento, purtroppo è un periodo fuori da ogni logica e qualsivoglia normalità, non si possono pretendere le tempistiche nemmeno lontanamente paragonabili a quelle “pre-Covid”.

Quello che ci resta da fare, ahimè, è aspettare.

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