I vari tipi di tremolo sono stati classificati in diversi modi: a seconda della loro tecnologia costruttiva, del tipo di suono prodotto e così via.
Inoltre il Tremolo viene comunemente confuso con il Vibrato, suo stretto parente.
In effetti, Fender e molti altri produttori hanno fatto un uso indiscriminato dei termini “Tremolo” e “Vibrato” nella loro nomenclatura ufficiale. In pratica le due parole, sono state usate per anni in modo intercambiabile, senza tenere conto della loro corretta accezione tecnica.
Come risultato, definizioni improprie come “canale vibrato” di un amplificatore e “ponte tremolo” di una chitarra sono entrate a far parte del linguaggio comune.
Per l’esattezza, il vibrato consiste in un rapido cambiamento alternato dell’intonazione, proprio come la tecnica di “pivoting” sulle corde o come adoperare la leva, che infatti è propriamente definita “leva del vibrato”, non “tremolo”.
D’altra parte il tremolo è una fluttuazione ritmica e musicale nell’ampiezza di una nota, ovvero del suo volume: esattamente come ruotare una manopola del volume ritmicamente avanti e indietro.
Sia per Tremolo che per Vibrato, la quantità di fluttuazione è generalmente denominata “Intensity” o “Depth” e la frequenza nel tempo è denominata “Rate” o “Speed“.
Chi ha inventato il tremolo?
Il tremolo è nato da tecniche sviluppate dai chitarristi o da invenzioni di progettisti?
È un po’ come chiedersi se sia venuto prima l’uovo o la gallina. L’ispirazione potrebbe essere stata originata dall’effettistica degli organi da chiesa o forse i primi chitarristi elettrici ottenevano semplici effetti tremolo giocando con la manopola del volume.
La storia ci ha però insegnato che il genio di progettisti e inventori precede le esigenze dei musicisti; spesso è proprio così che gli artisti traggono ispirazione per creare nuove sonorità.
Uno di questi inventori lungimiranti è Harry DeArmond: già nel 1946 creò il Tremolo Control, prodotto dalla Rowe Industries di Toledo, in Ohio, considerato il primo effetto per chitarra mai commercializzato.
Questa unità rudimentale ma affascinante consisteva in un complesso dispositivo elettromeccanico. Il segnale della chitarra era condotto attraverso un liquido elettrolitico, agitato da un motorino.
Il movimento provocava una variazione della conducibilità elettrica del fluido e di conseguenza una modulazione di volume.
È così che Big Bill Broonzy, accompagnando il pianista Roosvelt Sykes, registrò i primi esempi conosciuti di chitarra elettrica con effetto tremolo.
Anni dopo, collegando la sua chitarra a un DeArmond Tremolo Control, Bo Diddley sviluppò il suo caratteristico “jungle-rock sound”.
Diddley è probabilmente il primo chitarrista di rilievo ad aver utilizzato un effetto tremolo in modo preponderante, ispirando intere generazioni di musicisti.
Il Tremolo Control venne utilizzato anche in alcune seminali registrazioni di Muddy Waters e nel famoso hit di Duane Eddy “Rebel Rouser”, del 1958.
L’unità DeArmond fu seguita a ruota dai primi amplificatori con tremolo incorporato. Nathan “Nat” Daniel, fondatore della Danelectro, fu il primo a progettare un circuito tremolo per amplificatori, depositò domanda di brevetto nel 1947.
Daniel venne bruciato sul filo di lana: Premier introdusse in quello stesso anno il Model 66, ritenuto il primo amplificatore con tremolo incorporato ad arrivare sul mercato. La pubblicità dell’ampli recitava: “Il tremolo dona al tuo suono una qualità da organo mai ascoltata prima“.
Gibson seguì a ruota con il modello GA-50T, realizzato nel 1948.
I primi amplificatori con tremolo incorporato di Magnatone e Fender, rispettivamente il Model 113 Troubadour Deluxe e il Tremolux, arrivarono solo anni dopo, nel 1955.
Cosa c’era dietro l’effetto tremolo
In genere, il Tremolo sugli amplificatori degli anni ’40 e ’50 è ottenuto modulando il flusso di corrente di polarizzazione delle valvole di potenza.
Diminuendo e aumentando gradualmente la tensione delle valvole, il segnale viene alternativamente attenuato e ripristinato.
Questo metodo, chiamato “Bias-Modulating Tremolo”, di solito produce un suono ammaliante, con una pulsazione morbida e “naturale”, sensibile alla dinamica del tocco.
Il segnale non passa attraverso un circuito tremolo dedicato e separato, a tutto vantaggio di presenza e fedeltà.
D’altra parte, il tremolo a modulazione di bias può essere dannoso per le valvole di potenza, specialmente negli amplificatori a corrente di bias fisso; infatti non dovrebbe mai essere usato a volumi molto alti.
Inoltre, una corretta taratura della corrente di bias è fondamentale ad evitare sollecitazioni eccessive della sezione di potenza, una possibile causa di problemi tecnici.
A metà del 1957 Magnatone lanciò il modello 280, dotato del rivoluzionario “Frequency Modulation” o “FM” Vibrato.
Questo sofisticato circuito fu brevettato dal talentuoso ingegnere Don Bonham e consisteva in una complessa combinazione di valvole e una o più coppie di un componente elettronico chiamato Varistore. Il circuito del FM Vibrato era costoso da produrre, il che contribuiva al prezzo elevato degli amplificatori Magnatone dell’epoca.
Una volta tanto, sorprendentemente, la parola “Vibrato” era usata nel senso proprio del termine: probabilmente l’invenzione di Bonham traeva ispirazione dagli altoparlanti rotanti Leslie e produceva vero vibrato con effetto di fluttuazione dell’intonazione.
Il principio alla base del FM Vibrato è lo spostamento avanti e indietro dell’angolo di fase del segnale audio in modo da creare una sorta di effetto Doppler di alterazione dell’intonazione.
Leo Fender non poteva restare lì a guardare e progettò un circuito basato su un simile principio di spostamento di fase che chiamò “Harmonic Tremolo”.
Questo circuito prevedeva l’utilizzo di 2 o 3 valvole di preamplificazione e venne adottato sui modelli di fascia alta della “Brownface era” dei primi anni ’60: Vibrasonic, Concert, Pro Amp, Super Amp, Bandmaster, Twin e Showman.
Il vecchio tremolo a modulazione di bias rimase in dotazione sui modelli di fascia più economica: Vibroverb, Vibrolux, Tremolux e Deluxe.
In sostanza, nel “Tremolo armonico”, uno stadio con filtri passa alti e passa bassi divide il segnale in due componenti separate, una con frequenze più basse e l’altra a frequenze alte.
Queste 2 componenti sono modulate separatamente in modo che quando le alte frequenze sono all’ampiezza di picco, le basse frequenze sono al livello minimo e viceversa.
L’interazione tra queste 2 onde tremolo uguali ma fuori fase tra loro, crea effetti di cancellazione che danno all’ascoltatore una percezione di leggera fluttuazione dell’intonazione.
Nel 1963 Fender volle per la nuova linea di amplificatori “Blackface“, un sistema tremolo meno laborioso e costoso da produrre rispetto al “Tremolo armonico” e che garantisse maggiore affidabilità tecnica del tremolo a modulazione di corrente di bias.
Venne adottato un sistema noto come “Tremolo a Fotocellula” o “Tremolo Ottico”, che impiegava un’unica valvola.
In questo circuito un oscillatore a bassa frequenza o LFO fa accendere e spegnere una spia luminosa alla velocità impostata. Una resistenza dipendente dagli impulsi luminosi detta LDR, traduce le variazioni di luminosità in variazioni di resistenza del segnale audio in ingresso, creando l’effetto tremolo.
I circuiti a modulazione del bias e a spostamento della fase visti in precedenza, producono un segnale ad onda sinusoidale, percepito appunto come una pulsazione dolce; il “Tremolo a Fotocellula” forma un’onda triangolare, generalmente percepita come un suono più duro e “spigoloso”.
Il problema principale è che questo circuito “mangia” un po’ di segnale, anche quando l’interruttore a pedale del tremolo è disinserito.
Dalle valvole ai transistor
Con l’evoluzione della tecnologia a transistor, le unità effetti indipendenti cominciarono a diffondersi. Un classico degli anni ’60 è il Vox Repeat Percussion V-809, disponibile sia come effetto integrato in una linea di chitarre che come box stand-alone da collegare direttamente nella presa jack della chitarra.
Questo effetto produce una forma d’onda “a dente di sega”, che si traduce in un suono estremamente duro e spigoloso, fino a raggiungere una completa intermittenza “on-off” a impostazioni estreme.
Tra i grandi esempi di utilizzo del Repeat Percussion, sono da citare gli Electric Prunes di “I Had Too Much Too Dream Last Night” del 1966 e l’ipnotico doppio album live degli Spacemen 3 “Dreamweapon” del 1990, descritto dalla band come “sitar music contemporanea”.
Nel corso degli anni ’80, il tremolo incorporato negli amplificatori divenne fuori moda; i chitarristi avevano iniziato a prediligere gli stomp-box, tendendo a effetti di modulazione più sofisticati come Chorus o Flanger. Nel 1990 avevo un amplificatore Fender “red knob”, senza tremolo.
Il mio incontro con il tremolo
Personalmente, un giorno stavo ascoltando un brano dei Cramps con chitarra tremolo in bella evidenza e pensai: “ma quanto è figo questo suono? Voglio un tremolo nel mio set-up!“
Avevo da parte un po’ di soldi guadagnati con un lavoretto, così saltai sulla mia bici e andai in un negozio di strumenti. Comprai un Boss PN-2, un bel pedale tremolo con una divertente funzione di stereo-panning. Il PN-2 aveva anche una bella opzione di forma d’onda quadra che ricordava un tipo di tremolo in stile Repeat Percussion.
Circa 12 anni dopo, i pedali boutique divennero popolari; il mio vecchio Boss PN-2 era diventato relativamente raro e aveva acquisito un certo valore collezionistico, così decisi di venderlo per finanziare un pedale tremolo di qualità superiore. La mia scelta ricadde su 2 ottimi pedali a fotocellula che ancora utilizzo: il versatile Fulltone Supa-Trem e il Demeter Tremulator.
Oggi, alcuni pedali interessanti mirano a offrire ai musicisti contemporanei i meravigliosi effetti di tremolo degli amplificatori vintage. L’idea è di portare nella nostra comoda pedaliera, una fedele riproduzione dei suoni di preziosi, delicati ed ingombranti strumenti del passato, senza i ben noti inconvenienti.
Nel filmato che segue, passiamo in rassegna 4 interessantissimi pedali tremolo di ispirazione vintage: la Surfy Industries dalla Svezia, dinamica e piena di risorse, ha realizzato la coppia di pedali gemelli: “SurfyVibe” e “SurfyTrem”.
Subdecay di Portland produce il “Vagabond”, un altro valido pedale di ispirazione Fender, interamente dedicato all’era “Brownface”.
I prodotti Subdecay sono distribuiti in Italia da Guitar Sauce a Lecco, che ne cura anche la vendita diretta.
Guitar Sauce propone anche il 4° pedale in rassegna, l’interessantissimo “Revival-Trem”, ribattezzato “Deluxe-61” nel 2022, prodotto in Inghilterra da Origin Effects.
Su questo robusto pedale di elevatissima qualità costruttiva e dal look accurato avremo anche modo di ritornare.
Tirando le conclusioni, il tremolo potrebbe non essere facile da combinare con svisate o distorsione pronunciata; tuttavia, se usato con saggezza, lascia un segno caratterizzante con un piacevole feeling vintage.
Dopo quasi 80 anni dalla sua introduzione, il tremolo rimane uno degli effetti più attraenti ed evocativi che si possano avere in arsenale: scegli la tua arma!
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