Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati dopo la prima puntata sulla storia di Gretsch, siamo nel 1939, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale che di lì a poco coinvolgerà anche gli Stati Uniti.
L’entrata degli USA nel conflitto segna un rallentamento nella produzione di qualsiasi cosa non sia un armamento, a Gretsch stessa il governo americano dà il compito di costruire delle parti per le maschere anti-gas dei soldati.
L’arrivo di Jimmie Webster
Fred Gretsch “Junior” decide di assumere alcuni nuovi personaggi per ridare vitalità alla produzione, sia sul lato delle batterie che su quello delle chitarre ed altri strumenti.
Tra questi c’è Jimmie Webster, eclettico polistrumentista e inventore, che – un po’ come Ted McCarty nella storia di Gibson – diventa un personaggio chiave nella storia dell’azienda.
Webster è un musicista che viaggia molto in tutta l’America facendo dimostrazioni di tecniche chitarristiche molto innovative, tra cui anche una forma assai primordiale di tapping. Per fare questo, utilizza strumenti Gretsch elettrificati, le Electromatic.
Nonostante questo le scelte commerciali ancora non erano abbastanza convincenti per aumentare le vendite degli strumenti del marchio e nel 1951, tra l’altro, arriva sulla scena un altro contendente agguerrito, Fender, con il quale peraltro si scatenerà una nota causa legale per l’uso del nome Broadcaster, già appartenente alle prime serie di Gretsch.
Nasce la Duo Jet, una (quasi) solid body
Ricordiamo che il mondo Gretsch aveva ancora un approccio, all’epoca, similare a quello di Gibson, cioé privilegiando innanzitutto la costruzione archtop. L’arrivo di Fender cambia le carte in tavola per tutti, con la nuova filosofia pesantemente improntata al solid body.
Non è un caso che entrambi i marchi si muovono in quella direzione e se Gibson pensa al “sandwitch” di mogano e acero con la Les Paul, Gretsch tira fuori dalla sua creatività la Duo Jet, forte della loro vastissima esperienza sul multistrato sin dai tempi di Fred “senior”.
La Duo Jet è per Gretsch un approccio alle solid body, anche se poi in realtà è una chitarra che presenta al suo interno delle camere tonali e anche piuttosto abbondanti.
Proprio per questo però, oltre che per evidenti scelte di design e anche di ciruictazione, Gretsch riesce a creare una “terza alternativa” in quelli che poi sarebbero diventati i suoni più classici della chitarra elettrica.
Tutto il resto lasciamolo dire nel video al buon Davide, ascoltando una Duo Jet nelle ottime mani di Moreno Viglione, come sempre collegati dal negozio Sergio Tomassone Roma.
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