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Tutti i segreti del suono di David Gilmour

Alcuni anni fa pubblicammo uno speciale a puntate sul suono di David Gilmour, abbiamo quindi deciso di riproporvelo in un solo articolo per potervelo gustare tutto in una volta!

Ne abbiamo fatti tanti di speciali sul suono di chitarristi che hanno fatto la storia della musica, ad esempio recentemente abbiamo riorganizzato e ripubblicato quello sul mitico The Edge degli U2.
Ma parliamoci chiaro, se c’è un chitarrista su tutti il cui guitar tone è da decenni ricercato da quasi chiunque in lungo e in largo, beh, è sicuramente David Gilmour, l’inimitabile chitarrista dei Pink Floyd.

Ecco quindi ben 4 video di una masterclass tenuta anni fa da Pierangelo Mezzabarba della Mezzabarba Custom Amplification, un grande esperto dei suoni di Gilmour e a sua volta lead guitar di una delle tribute band pinkfloydiane più famose del nostro Paese, i Dark Side.

Primi passi sulla strada di un grande suono

La ricerca sonora che ha compiuto lo “zio David” e che noi stessi dobbiamo compiere ripercorrendo i suoi passi è tutt’altro che semplice, perché si è evoluta di pari passo con il cambiare dei tempi e delle tecnologie ed è stata spesso oggetto di meticolose ricostruzioni storiche più o meno precise.

Pierangelo ha messo a disposizione dei musicoffili tutta la sua esperienza e in questo primo filmato ci fa una doverosa introduzione storica per capire come Gilmour ha “ragionato” sul suo suono in relazione alla musica.
Si parte innanzitutto dalle chitarre e ovviamente dalla sua Black Strat, che ad oggi è stata venduta all’asta per una cifra da capogiro (donata in beneficenza).

C’è poi la Red Strat, quella equipaggiata con pickup attivi EMG ed usata moltissimo nei tour durante gli anni ’80 e ’90.
Ascoltiamo tutto dalle parole dell’esperto, che in questo video ci ha anche sorpreso con un fantastico assolo finale tutto da gustare.

La base del suono: ampli, overdrive e compressori

È ora la volta di analizzare una parte fondamentale della sua catena del suono, gli overdrive e i compressori, facendo anche accenno agli amplificatori, a proposito dei quali scoprirete che non tutto è così scontato come sembra.

Come amplificatori, Gilmour ha scelto sempre amplificatori molto trasparenti e pieni di dinamica, non a caso ha sempre utilizzato gli Hiwatt, dei veri e propri top level per queste caratteristiche.
Pur tuttavia, come sentirete, non è il solo “suono Hiwatt” a dare le timbriche fondamentali, visto che viene usata una sezione preamp esterna molto “fenderosa”!

I compressori sono una caratteristica fondamentale de suoni di David Gilmour, soprattutto delle timbriche pulite, a partire da un classico pedalino che molti di noi hanno avuto in pedaliera, il Boss CS-2.

Sul campo di overdrive e booster sono davvero moltissimi i pedali utilizzati dal chitarrista dei Pink Floyd, tra i tanti ne ascolteremo uno davvero molto ricercato (e replicato) ancora oggi, il Chandler Tube Driver.

Pierangelo con estrema chiarezza e competenza ci ha trasportato letteralmente dentro l’equipment e il suono di questo immenso artista e ancora una volta non sono mancati gli esempi audio.
Bando alle ciance quindi e diamo il play a questo secondo capitolo!

Quando il gioco si fa duro: i distorsori

Questo terzo capitolo è quello dedicato prima di tutto ai distorsori, i veri motori, spesso abbondantemente “dopati”, del solismo di David Gilmour.
Ad uno in particolare, il celebre Big Muff, nelle versioni e nelle combinazioni che negli anni lo hanno visto protagonista indiscusso del “Pink Floyd tone from heaven“. La più famosa è sicuramente la versione “Ram’s Head“, che Gilmour boostava opportunamente con un overdrive per dare definizione e preesenza sulle medio-alte.

Se questo non fosse già abbastanza, eccoci approdare lungo le sponde degli effetti di modulazione, responsabili di tutte quelle atmosfere, sfumature e sonorità avvolgenti che il buon David ha sempre ricercato, mettendole al servizio del sound della canzone e quindi della band.
È anche grazie a loro se sin dalle prime note possiamo riconoscere l’inconfondibile timbrica floydiana, che si tratti di phaser, chorus o univibe.

Che dire di più, prendiamo al volo l’onda (sonora) e navighiamo ancora una volta tra i suoni Gilmouriani guidati dalle capaci mani del nostro “Capitan Mezzabarba”!

Il delay e una sorpresa finale

Approdiamo all’ultima tappa del nostro intenso e per molti versi avventuroso viaggio all’interno del mondo sonoro di David Gilmour, sempre guidati da Pierangelo Mezzabarba, che ci spiega quella che è sicuramente una componente fondamentale del suono di questo straordinario artista, che ha fatto scuola per decine di famosi chitarristi a seguire negli ultimi trent’anni, il delay.

Dai primi apparecchi full analog alla conversione verso le macchine digitali, gran parte della profondità, della magia, del pathos esecutivo di Gilmour è affidata a questo effetto, che eleva un suono già ben “corazzato” in partenza, come abbiamo visto nei precedenti video, direttamente verso le sponde del tone from heaven che tutti ben conosciamo.

L’argomento è particolarmente hot e per anni ha contrapposto e continua a far discutere chi preferisce il vecchio metodo analogico, tanto fragile quanto di eccezionale articolazione sonora, talvolta piacevolmente imprevedibile, e chi invece ama la razionalità, l’affidabilità e la perfezione della tecnologia digitale quando essa viene portata ai massimi livelli.
Ciò che è sicuro è che quando la tecnologia viene messa al servizio della musica che si compone (e non il contrario), come è il caso di David Gilmour, non può esserci gara di preferenze, ma solo rispettoso silenzio ed intimo ascolto.

In fondo a questo video (minuto 10.15) troverete una graditissima sorpresa, ovvero i diagrammi ben graficati di tutti i setup di David Gilmour dal 1973 fino agli anni più recenti. E non solo, tutti gli strumenti e i settaggi utilizzati da Pierangelo in tanti brani dei Pink Floyd ascoltati anche durante la masterclass.
Insomma, che volere di più? Buona visione!

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