La Gretsch è una Factory USA specializzata in batterie ma anche chitarre ed altri strumenti a corda, di cui si è certi della data di nascita, il 1883, quindi da annoverare tra le più vecchie, dopo la C.F. Martin & CO., e forse qualcun’altra ma coeva (stesso anno di fondazione 1883) come Washburn. Preciso che, similmente a quella citata come prima in assoluto, è nata per opera di un immigrato tedesco, Friederich Gretsch, che aprì a Brooklyn, in quell’anno, un piccolo laboratorio con annesso negozio, in cui iniziò a costruire batterie, banjo ed anche tamburelli. È databile solo agli anni ’40 del XX° secolo l’affermazione come ditta costruttrice di batterie e chitarre; storica è la controversia legale con Leo Fender per il nome dato da quest’ultimo alla sua prima chitarra elettrica solid body, la Fender Broadcaster, poiché fin dal 1935 era in commercio una batteria Gretsch denominata, come modello, Broadkaster, unica variante una K al posto della C. Eccone due modelli della batteria Broadkaster, di cui la prima è del 1935 e la seconda del 1950, anno della controversia legale. Le sue chitarre, specialmente il modello 6120, a partire dagli inizi anni ’50, furono sinonimo di chitarra nata per il Rock, Blues, Musica Country ed anche Jazz; gli utilizzatori delle sue archtop sono stati nomi prestigiosi quali Chet Atkins (con due modelli signature a lui dedicati, nel 1954 e 1977, due varianti della 6120 e 6122), Duane Eddy, Malcom Young, Brian Setzer, il compianto Eddie Cochran ed un jazzista di fama internazionale a cui fu dedicato il primo modello di chitarra jazz a 7 corde, George Van Eps; invece un chitarrista blues, Bo Diddley, usò i modelli solid body. Eccovi due foto di chitarre Gretsch, una archtop anni ’40 e la 7 corde di Van Eps. La storia dice anche che Friederich Gretsch morì solo 12 anni dopo dell’inizio dell’attività, lasciando le redini dell’azienda nelle mani del figlio Fred, che dopo le difficoltà iniziali, nel 1916 fece diventare la Gretsch una delle aziende americane più importanti, sia nell’importazione che nella fabbricazione di strumenti musicali (si è sempre detto che lui sapesse capire al volo, essendo dotato di un sesto senso al riguardo, ciò che il pubblico degli eventuali clienti volesse, e questi ultimi volevano chitarre affidabili).
Quindi la Gretsch iniziò, da quel periodo, a produrre principalmente chitarre. Inizialmente offrì chitarre hollow body a musicisti dell’area jazz e chitarre flat-top per i musicisti dell’area country.Poi Fred Gretsch si ritirò dall’attività nell’anno 1942 lasciando la società ai figli Fred Jr. e Bill Gretsch, di cui il primo tenne il comando dell’azienda fino a quando non fu chiamato a prestare servizio militare nella marina (si era in piena Seconda Guerra Mondiale) passando il comando dell’azienda a Bill, fino a quando questi non morì nel 1948. Il comando passò così di nuovo a Fred Jr., nel frattempo tornato in patria come veterano, che negli anni ’50 fornì a chitarristi di primo piano un’ampia gamma di chitarre che superarono, come vendita e consensi, anche i modelli prodotti all’epoca dalla Fender.
Voglio di nuovo evidenziare il fatto che grandi artisti come Chet Atkins e Duane Eddy iniziarono a suonare con le chitarre di casa Gretsch. Poi avvenne un fatto notevole, ci fu un vero e proprio “boom” negli anni ’60 quando il Beatles Gorge Harrison iniziò a suonare con varie Gretsch, prediligendo fra tutte il modello 6122. Eccovi una pagina del catalogo dell’anno 1956, con Chet Atkins, e poi Gorge Harrison e la sua Gretsch 6122, in più la prima Double Neck componibile della storia, anno1961, la Gretsch Bikini. Verso la fine degli anni Sessanta, Fred Jr. decise di ritirarsi e vendette la società alla “Baldwin Manufacturing“. Ma Baldwin non capì bene il ruolo occupato sul mercato internazionale dalla Gretsch e fallì nel suo passaggio, e conseguente decisione produttiva, ai chitarristi psichedelici degli anni ’60 e quelli hard-rock degli anni successivi (aveva anche spostato la produzione in Arkansas, dove la Gretsch subì pure due disastrosi licenziamenti); ormai i giovani chitarristi avevano come idoli Jimi Hendrix, Eric Clapton e Jeff Beck, che usavano prevalentemente la Fender Stratocaster, mentre la Gretsch era stata il cavallo di battaglia di un altro grande del blues, Bo Diddley, che ne aveva usate due prevalentemente, la BillyBo e la Cigar Box rettangolare. A conseguenza del calo delle vendite e del poco interessamento da parte di Baldwin, si ebbe la chiusura della Gretsch agli inizi degli anni ’80. Ma a questo punto successe un altro fatto insperato, la rinascita Gretsch nell’anno 1985: Fred Gretsch III ne voleva fortemente il ritorno sulla scena produttiva e di nuovo con il nome di famiglia. In quel 1985 il suo sogno si avverò. Ricomprò la Gretsch e creò anche nuovi modelli che riportarono la società ai vertici qualitativi.
Però storicamente il vero successo della Gretsch è dovuto principalmente a due modelli: il modello 6120, nelle due versioni, G Brand anno 1954 con la G impressa a fuoco come si faceva al bestiame, l’intarsio sulla paletta tipo “Testa di toro con le corna” e l’uso dei pickups DeArmond Dynasonic, diventato poi, nella seconda versione, dal 1955 in poi, simile come insieme (cassa archtop-manico), con le uniche varianti dell’uso dei pickups Dearmond humbuker FilterTron, intarsio a “Ferro di Cavallo” e senza la G Brand; il modello a doppia spalla mancante 6122, quella usata dal Beatles George Harrison.
Io personalmente vado matto per la prima e nella prima versione G Brand; eccole, pickups in dotazione compresi. Gretsch ha prodotto anche delle chitarre basso, non hanno avuto un grande successo però, entrambi versione a 4 corde delle più gettonate 6120 e 6122, eccole, sono la 5440 e la 6072, di quest’ultima ne ho posseduto una ad un solo pickup centrale DeArmond Filtertron per basso, per poco tempo e per una spesa modica, all’epoca (1974) ma usata, di lire 300mila.Chiudo con la più prestigiosa e richiesta chitarra Gretsch da sempre, la White Falcon C6136CST, versione Custom della 6120 con paletta bipenne e forse anche un po’ pacchiana, ma i gusti sono gusti; infine l’immagine del grande interprete del Rock&Roll, morto giovanissimo in un incidente d’auto in Inghilterra nel lontano 1960, colui che fu definito l’alternativa ad Elvis Presley, Eddie Cochran, che usò durante la sua breve carriera la Gretsch 6120 G Brand a cui aveva sostituito il pickup al manico con un Gibson P 90 (Elvis era il bravo ragazzo del Rock, lui invece era considerato il duro e spigoloso con una forte radice Country, basta ascoltare Summertime Blues, il suo brano più famoso).Franco Maresca
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