Ho avuto la possibilità di seguire per intero il workshop dell’inimitabile chitarrista jazz Stanley Jordan, ecco le mie impressioni a caldo!
Molto spesso siamo inclini a pensare che le piattaforme digitali deumanizzino l’aggregazione tra persone, data l’ovvia astrazione dal contatto fisico per le ancor più ovvie distanze geografiche, al di là delle necessità da pandemia.
Questo può essere vero in una determinata percentuale, ma se invece volgiamo lo sguardo alle potenzialità di poter effettivamente incontrare l’altro lato del mondo (tutto fuorché un dark side) in tempo reale, con lo scopo di imparare, il discorso cambia sensibilmente.
L’idea di un workshop totalmente online può sembrare folle per tanti versi, perché molti preferirebbero il contatto diretto con l’artista, per poter meglio interagire con esso.
C’è però l’altro lato della medaglia: il workshop con Stanley Jordan (per il quale ringrazio DV Mark per la possibilità che mi ha offerto di parteciparvi) è nato esclusivamente per essere fatto in questo modo, non è stato concepito come dal vivo per poi essere costretti a farlo online causa covid, ed ha avuto una sua evoluzione durante le sei settimane di studio.
A differenza di un incontro one-shot o concentrato in due o tre giorni “di fuoco”, in questo caso si è potuto avere il giusto tempo per poter mettere in pratica quello che Stanley Jordan spiegava, il che era coadiuvato da un organizzazione sia di Stanley che della sua piattaforma, per i quali l’unico termine che potremmo usare per dare una definizione è “impeccabile“.
Per avere un migliore inquadramento per quanto riguarda dubbi e/o perplessità su determinati argomenti, sono stati possibili una serie di incontri “faccia a faccia” in orari di ufficio che lo stesso Stanley inviava per mail dopo ogni lezione ad ognuno dei partecipanti, insieme al materiale didattico, al video della sessione appena effettuata e ad eventuale materiale aggiuntivo per completare il discorso didattico.
Il programma totale di studio è stato utile non solo per il chitarrista, ma a tutto tondo per il musicista in senso lato: si è cominciato dal concetto di apprendimento attraverso diversi livelli, per poi arrivare agli approcci più strettamente musicali di teoria e improvvisazione.
Una delle prima domande che Stanley ci ha fatto è stata: “Cosa ti aspetti da questo workshop, cosa ti aspetti di imparare?”
Ora, può sembrare una domanda banale, ma guadagna una certa importanza perchè divide in maniera netta il “Faccio questo workshop perchè lo fai tu” e il “Faccio questo workshop perchè quello che insegni è quello che cerco” che dovrebbe essere il core principale di chi acquista questa offerta formativa, che comunque ha un costo non di poco conto ma estremamente remunerativa in termini di possibilità formative per la persona.
Qui inserisco una nota a margine, totalmente personale, ma penso che uno dei momenti più utili sia quello di raffronto con i restanti partecipanti, cosa a cui Stanley ovviamente partecipava, perché ti permetteva di avere un idea molto più ampia del mondo musicale – e mondo inteso in senso letterale – potremmo definirlo uno dei plus indiretti migliori che si possano avere.
Tutto sommato questo workflow lo definirei un’esperienza “nuova” sotto parecchi punti di vista, potrebbe essere un’ispirazione per molti nel creare una situazione “ibrida” dal vivo e online, oppure esclusivamente online come nel nostro caso.
Cosa rimane quindi di queste 6 settimane?
Sicuramente un approccio più schematizzato e “per gradi” per quanto riguarda il metodo di studio, l’ampio spazio tra una lezione e l’altra permetteva di mettere in pratica in maniera approfondita determinate argomentazioni che, per alcuni, possono essere ostiche di primo acchito.
Rimane un’esperienza di interscambio culturale, sia da parte del docente che degli studenti, perchè interfacciarsi a realtà di vita internazionali può farti cambiare il modo di vedere le cose, di ragionare, di intendere non solo la musica
Il format potrà prendere piede nella “normalità”?
Chissà, attualmente i pro ci sono da tantissimi punti di vista, in primis quello logistico (orari a parte), ma anche quello economico e di permanenza del contenuto, dato che avere la lezione registrata è un plus non da poco,.
Possiamo vedere queste opportunità formative come un investimento per la nostra persona, molto diverso dall’acquisto di uno strumento o un normale metodo didattico.
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