Salve musicoffili! Essendo grato a MusicOff per i consigli che i tanti amici della community mi hanno sempre dato, ho sentito come un dovere ripagare tanta simpatia con minimo di sforzo da parte mia. Penso, infatti, che ogni contributo in questo senso vada ad arricchire la “banca dati” di opinioni e recensioni sui vari oggetti di nostro interesse.
Negli anni ho cambiato diversi amplificatori, ho sempre cercato il “nirvana” dell’amplificazione, con un buon pulito ma anche e soprattutto un bel distorto per suonare metal e hard-rock. Avevo sempre sentito parlare bene dei Diezel e volevo un sistema a due canali e gain separati, send-return per gli effetti, equalizzazione non in comune, affidabilità, silenziosità e ovviamente… suono!La Diezel Einsten ha appunto due canali:
La commutazione delle modalità del Channel 1 non è purtroppo gestibile via footswitch; queste hanno, oltretutto, l’equalizzazione ed il gain in comune, sono quindi gestibili considerando la possibilità di aumentare gain e volume via via che si passa dal Clean al Texas fino al Mega. Sul Clean la riserva di pulito è ovviamente grandiosa e la pasta sonora è decisamente gradevole, ben diversa da quella del Mesa Boogie Dual Rectifier che possedevo in precedenza, anche se non agli altissimi livelli di Fender, Dr.Z o Koch; il problema semmai è che il salto di volume dal Clean al Mega è notevole ed inotre se si aspira al “metallo pesante” l’aumento di gain deve arrivare almeno al 70%, ergo quando si ritorna (vi ricordo: manualmente) sul Clean, il pulito è un pochino più sporco.
Il secondo canale, Lead, dalla saturazione possente tipica delle testate Diezel, è invece attivabile via footswich. Come carattere è simile al Mega del primo canale ma ha a disposizione un’equalizzazione ed un gain separati. In comune ai due canali sono invece gli ultimi due controlli: Presence e Depth.
Il send-return, presente sia in serie che in parallelo (il che non è poco!), è di alta qualità e molto rispettoso del suono di base dell’amplificatore, per cui ho personalmente aggiunto un riverbero a pedale (Wampler Faux), che rende il suono piacevole e ben amalgamato, senza avere problemi di definizione.
Il Clean del Ch1 non è, come dicevo, quello tipico di altri amplificatori high gain, anche perchè l’Einstein non assomiglia né al VH4 né all’Herbert, modelli della stessa casa; molti pensano che la relazione tra questi tre amplificatori sia la stessa che intercorre, ad esempio, tra Engl Screamer, Fireball e Powerball, dove la pasta rimane la stessa mentre a cambiare è il livello di “cattiveria” del gain. Non è questo che avviene tra le Diezel, l’Einstein infatti si discosta, e parecchio, dalle sue “sorelle”, che un canale pulito del genere se lo scordano. Di contro, hanno si una distorsione ben più potente.
Il Texas è a tutti gli effetti il crunch dell’ampli. Questo va studiato bene per ottenere ciò che si vuole: con i single coil va bene il gain a ore 4, stessa cosa per l’equalizzazione, maggiore spinta si ottiene con bassi e medi a ore 6; con gli humbucker forse è meglio scendere col gain. Una cosa da considerare in questo amplificatore è che la pienezza vera si ottiene con un livello sonoro almeno sopra il 20% del volume complessivo, al di sotto il gain sembra chiudersi in un effetto scatoletta; al contrario, salendo si gonfia, prende corpo, si apre, ma occhio a non esagerare perché potrebbe anche ingolfarsi se ne abusate. Se ben regolato si può godere di una forte sensazione di “pienezza”, con grande headroom sul clean e “pancia” notevole sugli altri canali. Il segreto, come accennavo, è non esagerare col gain, come del resto Peter Diezel stesso dichiara: “sometimes less is better”.
Arriviamo infine al terzo step del Ch1, il Mega, regolando il gain al 70%, presence a ore 2 e depth ore 3: sembra davvero un potente Marshall portato al limite. Si, perchè lo stampo sonoro è sicuramente più british che americano. Ho letto alcuni commenti di chi sostiene che non abbia tantissima saturazione, sarà… a me non sembra proprio (che non ci si accontenti mai in certi ambiti?). Con il Mega fai tutto, forse è anche troppo accentuato sulle basse, sicuramente meno aggressivo di una Dual Rectifier in versione modern sul suo terzo canale, ma ha molto più sustain e meno compressione. La quantità di volume, poi, è impressionante. Ho nominato spesso la testata Mesa in quanto è uno standard in certi ambiti e poi, avendola posseduta, ho potuto confrontarle testa a testa sulla medesima cassa, una Mesa Boogie 4×12.Accendiamo finalmente il Ch2, Lead, qui il gain deve essere ancor più calcolato al millesimo, personalmente dopo metà corsa del potenziometro lo trovo quasi inutilizzabile, le note scompaiono e diventa tutto molto più rumoroso e con feedback da paura. A mio parere il Mega del primo canale è una scelta migliore del Lead, il secondo canale è di sicuro più cattivo, ma meno funzionale. Pur tuttavia resta il pregio dell’accesso diretto via footswitch, per cui consiglio di non andare mai oltre il 50% del gain, pena la perdita di pulizia delle note.
Un secondo volume generale, infine, è attivabile dal footswich, utilissimo come vero e proprio boost per gli assoli.
Malgrado la mia recensione piuttosto critica, a conti fatti trovo che siamo di fronte ad un bellissimo amplificatore, che naturalmente ha i suoi pregi e difetti, per cui, come affermerebbe lo stesso scienziato da cui prende il nome, “tutto è relativo”! Avrei piacere di sentirlo accanto ad una Bogner Ecstasy, l’altro mio personale riferimento nei prodotti high gain di altissimo livello. La Diezel Einstein 100 restituisce un ottimo compromesso tra qualità dei puliti e cattiveria dei distorti. Di sicuro è migliorabile, prima di tutto nei comandi del footswitch, in modo da consentire al volo il passaggio tra le tre modalità del Ch1 (il che ne accrescerebbe la versatilità in maniera esponenziale); poi avrebbe bisogno di un settaggio migliore del gain sul canale Lead.
Se dovessi esprimere una valutazione numerica solo sulla base dei suoni disponibili direi: Clean 8, Texas 8, Mega 8.5, Lead 7 (peccato per il gain).Walter “wparod” Parodi
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