Amici MusicOffili, se di recente vi ho trasportato nel magico mondo degli envelope follower con il test dell’Electro-Harmonix Micro Q-tron, stavolta approfondiamo phasing e flanging sfruttando ancora un test EH, quello del classico Flanger Hoax (pubblicato su Axe n.107), che nelle idee del costruttore dovrebbe rappresentare l’arma analogica finale per vincere la madre di tutte le modulazioni.
Siamo davanti al solito pedale maggiorato EH: contenitore in metallo, quattro piedini antiscivolo e vivaci serigrafie su un frontale giustamente inclinato. Sul retro troviamo la presa di ingresso per lo strumento e tre uscite: Direct Output, parallela all’ingresso, quindi con il segnale diretto non processato; Effect Output per il suono effettato interamente wet; Blended Output, dalla quale esce un segnale risultante dalla miscelazione di quello diretto e quello effettato, regolato dal Blend, una delle ben nove manopole, che, insieme a quattro miniswitch e un interruttore per l’attivazione dell’effetto, regolano il traffico sul nostro Hoax!
Niente da dire sulla disposizione dei tanti controlli, tutti ben spaziati e facilmente manovrabili, divisi in blocchetti funzionali contraddistinti da zone di colore diverso, che comunque non aiutano più di tanto a livello intuitivo. Due LED rossi indicano l’uno che il pedale riceve corrente, l’altro che l’effetto è attivato, anche se… è impossibile non accorgersene! All’interno c’è una scheda SMT che porta ordinatamente tutto il consistente circuito; i terminali delle prese jack sono saldati su una seconda piccola scheda, inclinata a forza con dei gommini per seguire i fori disallineati delle prese. Il pedale funziona con l’alimentatore fornito (18V/500mA).
Tutto passa, l’onda resta
Perdonate ora queste poche righe esplicative: purtroppo serviranno. Brevemente, ecco i punti fondamentali della generazione dell’effetto di phase shifting (cambiamento di fase). Si prende un segnale e lo si fa passare attraverso un filtro passatutto, che lo restituisce in uscita uguale all’originale per ampiezza e frequenza, ma come “slittato”, con una fase variata, intendendo per fase l’allineamento nel tempo tra i due segnali. La sovrapposizione delle due onde, l’originale e quella “sfasata” che ha attraversato il filtro passatutto, genera dei picchi negativi alquanto casuali nei punti d’incontro dei due segnali, attenuando fino all’annullamento le frequenze “d’incrocio”.
Attraverso un potenziometro, solitamente denominato Depth (in pratica un controllo di mix), si imposta, a valle del filtro passatutto, la quantità di segnale sfasato da sommare all’originale, regolando di conseguenza l’ampiezza della fluttuazione ovvero l’attenuazione o meno dei picchi creati, nonché quella delle frequenze limitrofe, fino alla soluzione estrema del “silenzio” derivante dalla sovrapposizione di due segnali uguali ma ruotati di 180°. Un altro possibile controllo, spesso pre-regolato dai costruttori, riguarda la quantità di frequenze variate intorno ai picchi, come nella campana di un equalizzatore (Q). Infine il controllo di Rate (velocità) regola la frequenza (numero di volte per unità di tempo) con cui fluttuano i picchi.
Un phaser è quindi un circuito che cambia la fase del segnale in ingresso e poi lo miscela in modo variabile a quello originale, dando luogo a modulazioni nell’ampiezza di alcune frequenze, con un effetto di fluttuazione timbrica. Aumentando il numero di filtri passatutto, aumenta la complessità del phaser e variano la qualità e la personalità sonora degli effetti proposti da tanti costruttori.
Suono a lá flangese
Un tipo particolare di phasing è il flanging, termine la cui etimologia aiuta a capire di quale effetto si parla. Deriva infatti da flange, termine inglese per flangia, ovvero la parte esterna della bobina attorno alla quale, nel nostro caso, è avvolto un nastro di registrazione. Capitò che, toccando accidentalmente una flangia in movimento durante il playback di un nastro, qualcuno si accorgesse che questo generava una variazione prolungata dell’altezza della musica riprodotta.
Nei flanger, il filtro passatutto dei phaser è sostituito da un ritardo (delay) regolabile e brevissimo (1-10 ms, sotto la soglia distinguibile dall’orecchio), applicato al segnale in ingresso; su questo primo ritardo interviene, aumentandolo e diminuendolo in modo regolare e costante, insomma modulandolo, un oscillatore a bassa frequenza (LFO). Quando, in uscita dalla linea di ritardo, il nuovo segnale viene sovrapposto all’originale sotto l’azione del controllo Depth (mix), si ottengono dei regolari picchi negativi su determinate frequenze e positivi su altre.
Mentre nel phaser non si genera una modulazione di frequenza, nel flanger il risultato complessivo è simile a una sorta di stretto pitch shifting modulato, poiché il circuito deve replicare e restituire il segnale originale nel tempo variabile del ritardo; se il tempo varia, per “stargli dietro” si deve variare l’intonazione. Come nel phaser, si può inviare il segnale effettato all’ingresso del circuito con il controllo Feedback, rendendo più ricco e interessante il sound.
Modulazioni per guardoni
Bene, dopo questa disarmante disamina, scordiamoci nel Flanger Hoax le classiche due/tre manopoline risolutrici dei comuni pedali phaser o flanger. La casa ha deciso di renderci la vita molto difficile, mettendo a disposizione una quantità di controlli che faranno però la gioia dei creativi a tutti i costi e degli assi dello studio, visto che l’Hoax non si può certo definire un pedale user friendly né tanto meno un effetto da inserire serenamente nella nostra pedaliera e usare dal vivo. A meno di non avere la memoria fotografica di un collezionista di paginoni centrali di “Playboy”.
Nell’Hoax convivono due phaser indipendenti e (parallelamente) sommabili: uno “fisso”, Fixed, che varia la fase del segnale in ingresso di 240°, e un altro “variabile”, Swept, in cui il segnale in ingresso può essere “shiftato” da 240° a 990°. Non abbiamo neppure iniziato e già le cose si complicano. Il manualetto rosa (in Inglese), semplicistico e avaro di informazioni e suggerimenti, invita a far uso dell’esperienza e della creatività per tirar fuori il meglio dal Flanger Hoax. Bene, sentiamo di poter dire che così non è: questo effetto è maledettamente complesso e apparentemente sfuggente a qualsiasi logica, anche se un po’ viene in aiuto lo schema a blocchi del circuito elettrico (v. figura).
Quindi, se non si ha idea di come si generi e controlli un effetto di phasing/flanging, con tanto di ascisse, ordinate e sinusoidi ben stampate in testa a supporto della nostra azione sui controlli, riponiamo senz’altro l’Hoax nella sua scatola di cartone e tiriamolo fuori dopo aver ripassato i manuali di fisica e/o elettronica delle scuole superiori.
Phaso tuto mi
Brevemente, vediamo i controlli a disposizione. Volendo si può seguire il riportato schema elettrico. Abbiamo già detto del Blend. Sia per il Fixed che per lo Swept Phaser abbiamo la possibilità di bypassare (due miniswitch Bypass) le sezioni di phasing, quelle dei filtri passatutto, e mandare il segnale direttamente a quelle di ritardo (delay), ovvero alla sezione più propriamente flanger del circuito.
La regolazione dell’ampiezza della sinusoide (generata dall’LFO) che modula il ritardo del flanger è affidata ai due controlli indipendenti Delay Amount, che operano in concomitanza con il controllo rotativo a cinque posizioni Delay Mode; questo consente diverse combinazioni incrociate della fase del segnale che modula la linea ritardata del Fixed e dello Swept Phaser, con la possibilità (posizione DC) di affidare il controllo del tempo di ritardo agli stessi controlli Delay Amount. Nella zona del Modulator si trova anche il controllo Rate, che regola la frequenza della sinusoide tra 0,07 e 220 Hz.
Bene, torniamo ora ai phaser: disinserendo i Bypass, ci si aprono le possibilità d’intervento sullo Swept Phaser, i cui controlli sono raggruppati sulla sinistra del pedale nella zona dello Swept Phaser Control: Amount regola la quantità di modulazione che interviene su di esso; Modulator Mode, con le sue cinque posizioni, permette diverse variazioni di fase: 0°, 90°, 180°, 270° e una regolazione detta DC in cui anche lo Swept diventa “fisso” e Amount ne controlla la fase; Response permette di scegliere tra le due posizioni “Log” e “Lin”, ovvero se la risposta del phaser sarà logaritmica o lineare; inutile dire che Log suona più “estremo” di Lin.
È finita? No, ecco la manopola Feedback, servita da un selettore a tre posizioni che permette di ripresentare all’ingresso il segnale effettato (Wet), il solo segnale dello Swept Phaser oppure, pensate un po’, nessun segnale! Non sarebbe finita se non citassimo infine il miniswitch Invert, che, casomai non ci piacesse il casino combinato finora, inverte una volta per tutte di 180° la fase del Fixed Phaser!
Alla fine di tutto questo manipolare, ci abbiamo capito qualcosa? Eh, che vi dicevo… Prima di tornare sugli effetti, segnaliamo che il Flanger Hoax è dotato di vero true bypass e il segnale della chitarra è rispettatissimo, come abbiamo potuto verificare. Poi, non si pensi che l’uscita Blended con il controllo Blend interamente ruotato in senso orario fornisca lo stesso segnale dell’uscita Effect, perché così non è. Infine, il maledetto Hoax, quando si dà fondo alle sue infinite modulabilità, fruscia che è una meraviglia: potenza dell’analogico.
Torniamo agli effetti
Il phasing/flanging offerto dall’Hoax è bello, ricco e complesso, estremamente editabile nei tanti parametri, senza però la comodità della memorizzazione, neppure visiva perché i controlli sono tanti, estremamente interattivi e probabilmente alcuni anche di dubbia utilità ai fini pratici. Si sarà capito che questo non è aggeggio per pedaliere “setta e suona”. Ci domandiamo se sia davvero una macchina da studio o se stavolta la tenace ditta new-yorkese non abbia fatto un mezzo buco nell’acqua, visto che, qualità analogica e rumorosità a parte, ci sono prodotti che fanno tutto ciò e di più in modo meno, ehm, “modulato”, ma certo più semplice e, soprattutto, rapidamente ripetibile.
Potremmo non essere delle cime quanto a effettistica, ma dubitiamo che, trovate le molteplici regolazioni per l’effetto voluto, sia immediato interpretarle e tanto meno replicarle alla bisogna. Non solo: dubitiamo che si possa trovare l’effetto voluto senza aver passato più di qualche ora sull’Hoax, soprattutto se si cerca un effetto classico e comune. Abbiamo cercato di costruire per le vie brevi un phasing semplice-semplice per farci tre accordi in stile disco anni ’70, un riffetto funky, i primi tremolanti accordi di “Angel”: macché. Abbiamo sempre ottenuto molto, troppo di più, in particolare un ineluttabile “pompaggio” da rami di sinusoide contorti, senza riuscire a risolvere con i vari settaggi di shifting. Quindi, cedute le armi, abbiamo fatto marcia indietro e seguito per quanto possibile la logica e un po’ di studio del pedale.
La via del non ritorno
Iniziamo da un effetto phasing normale. Per ottenerlo si deve prima escludere in qualche modo la sezione flanger. Mettiamo in bypass il Fixed Phaser e attiviamo lo Swept; chiudiamo le manopole Delay Amount con il Delay Mode settato su DC, quindi tempo del delay teoricamente nullo; regoliamo il Blend a piacere, magari abbondando per percepire bene l’effetto; passando sulle regolazioni dello Swept Phaser Control, posizioniamo Response su “Lin” e Modulator Mode su 0°. Vivaddio, ecco un phaser morbido e regolare, le cui intensità e velocità sono rispettivamente controllate da Amount (zona Swept Phaser Control) e Rate (zona Modulator).
Vogliamo complicare un po’ le cose? Spostiamo Modulator Mode su una delle altre posizioni disponibili per la fase e la “morbida regolarità” di cui sopra sarà sostituita da un asimmetrico fluttuare dell’effetto, eventualmente accentuato dallo spostamento su “Log” di Response o reso ancor più ricco dall’attivazione del Feedback. Ecco, forse comincio a capire come funziona il Flanger Hoax. Ora, se il nostro effetto di phasing pare troppo semplice, ricordiamoci che i phaser qui sono due: attiviamo la seconda voce disponibile, il Fixed Phaser, e sentiremo le modulazioni farsi un po’ più complesse; e c’è ancora lo Switch Invert da attivare.
Se poi cominciamo a tirar su gradualmente dalla posizione del tutto chiuso le manopole dei Delay Amount, l’effetto inizia a farsi davvero accattivante, perché entra in gioco il discorso flanging (ricordate, il delay?), cangiante secondo la posizione assoluta e relativa tra loro dei due Delay Amount. Ma siamo sempre in posizione DC del Delay Mode, quella in cui i controlli Delay Amount si occupano solo del tempo e non dell’ampiezza: ci sono altre quattro posizioni da esplorare! E altrettante del Modulator Mode dello Swept Phaser!
Adesso potremmo smanettare i controlli un po’ meno alla rinfusa che all’inizio del test, ma l’Hoax ci ha dato solo una breve tregua e si appresta a… riprendere il controllo! Rotti gli indugi, andrà infatti tenuto presente che tra le accoppiate previste dal Delay Mode ce ne sono alcune in cui uno dei due phaser avrà il controllo Delay Amount preposto alla regolazione del tempo di ritardo, e l’altro a quella dell’ampiezza della sinusoide, ammesso che la sezione phaser non sia stata messa prima in Bypass.
In sostanza, ricordiamo sempre di avere per le mani non “un” effetto a pedale, ma due phaser + due flanger paralleli e molto variabili. Visto che non esiste ancora un filo di Arianna modulato in grado di farci tornare sui nostri passi, una volta imboccata la via del non ritorno, manteniamo la concentrazione; sarebbe utile se la casa serigrafasse sulla futura produzione di Flanger Hoax l’intero manualetto rosa, e magari anche un veloce URL a qualche sito specialistico di audio-soccorso!
S’ode un gorgogliar
Avendo in mente la colonna sonora delle care vecchie Charlie’s Angels, e quindi sonorità più classiche, basta bypassare le sezioni phaser del Fixed e dello Swept: ci ritroveremo con una situazione più piana su cui lavorare, quasi tradizionalmente, con Delay Amount, Rate e Feedback. Ma basta escludere il Bypass dello Swept Phaser per riaprire le finestre su un mondo fatto di gorgoglii idraulici dalla straniante asimmetria ed eterei simul-chorus con la coda modulata a lingua di tapiro.
Nel pieno rispetto dell’anticonformista tradizione Electro-Harmonix, le modulazioni offerte dal Flanger Hoax risultano generalmente eccessive, anti-romantiche, bislacche e decentrate, sempre al limite della ridondanza se non della sgradevolezza. Quando poi si azzecca una sonorità classica, questa appare timbricamente un po’ sottile e sospesa, meno appagante e presente di quella di altri effetti analogici.
Eppure, quando smanacciando s’inquadra la sfuggente combinazione delle sinusoidi, i suoni prodotti da questa macchina diventano magici e anche eleganti, anzi di gran classe, estrosi e musicali al punto da poter risolvere da soli una stasi creativa e dar sfogo alle nostre velleità espressionistiche, una sorta di fanciullesco gabinetto del “Dr. Caligari” in versione audio e senza maligno.
Se, piazzatala vicino al mixer o al computer, pensiamo di poter controllare – con calma e più volte allo stesso modo – la tecnologia da guerra fredda del Flanger Hoax, se cerchiamo un modo per suonare “diversi” o per calcare la mano o, meglio, il piede, bene, questa è la plancia di comando che fa per noi. Del resto, chiederemmo alle manopolose attrezzature dell’astronave Enterprise di farci fare due semplici fermate di bus? No, con l’Hoax bisogna osare, magari con un minimo di cognizione di causa, altrimenti non si riuscirà più… a tornare sulla Terra!
Fabrizio Dadò per Axemagazine © Edizioni Palomino
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