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Eventide H9, ascoltiamo delay e riverberi

Seconda puntata dedicata allo stompbox/multieffetto Eventide H9 con l'aspetto che più lo ha reso famoso nell'ambito professionistico: delay e riverberi.

Seconda puntata dedicata allo stompbox/multieffetto Eventide H9 con l’aspetto che più lo ha reso famoso nell’ambito professionistico: delay e riverberi.

Nel corso degli anni, pedali come il Timefactor e lo Space hanno definito uno standard estremamente alto per dei “normali” pedali e nonostante il tempo passato e l’arrivo di nuovi competitor nella fascia dei pedali ultra-professionali (primo fra tutti Strymon), il brand statunitense ha comunque saputo difendersi e mantenere il suo status di qualità e affidabilità.

Nell’H9, come abbiamo visto precedentemente, sono presenti algoritmi derivati dalle precedenti macchine messe in commercio da Eventide, nel caso di delay e riverberi proprio le due suddette.

Per gli algoritmi derivanti dal Timefactor abbiamo:

  • Tape Echo
  • Vintage Delay
  • Digital Delay
  • Mod Delay
  • Ducked Delay
  • Band Delay
  • Filter Pong
  • MultiTap
  • Reverse
  • Looper

Il reparto Delay è estremamente interessante per via del suono estremamente nitido ma mai troppo freddo o plasticoso (caratteristica spesso associata al digitale). Una lode va fatt a alla modulazione che è comunque utilizzabile su quasi tutti gli algoritmi (non sono il Mod Delay) e riesce a essere sempre ben definita su tutta l’escursione del potenziometro.

Il Digital Delay è il cavallo di battaglia di quasi tutto il parco ritardi della macchina, estremamente preciso seppur leggermente meno “caldo” rispetto al tape echo o al vintage delay. Essendo un delay dal suono estremamente dry e non troppo invadente (questo dipendente anche dalla quantità di mix impostata sul preset) riesce a essere un connubio estremamente versatile sia per ritmiche che per parti solistiche.

Eventide H9 & Timefactor

Discorso diverso per il tape delay, che in questo caso fa un lavoro estremamente dignitoso rispetto alle suo controparti analogiche: la simulazione riesce a essere abbastanza convincente da poterne permettere un utilizzo anche in ambiti di registrazione dove non è necessario portarsi dietro una macchina a nastro dal costo e ingombro decisamente fuori portata (senza contare la manutenzione…).

Anche la simulazione delle code, “sporche”, è fedele e riesce a restituire un buon feeling se si è appassionati a generi come il rockabilly o il country o il rock’n’roll; noto che riesce anche a simulare l’attacco e il grit tipico di quelle macchine, cosa apprezzabile.

Il vintage delay è quello che più si può avvicinare a un Deluxe Memory Man o a un Carbon Copy, ha una risposta meno flat rispetto a quella del digital delay, ma trasmette un feeling più scuro e con un occhiolino agli anni passati del rock, con una gestione e decadimento  delle code più presente.

Passiamo ora ai riverberi, derivati dallo Space, e abbiamo:

  • Shimmer
  • Hall
  • Blackhole
  • Spring
  • Plate
  • Room
  • MangledVerb
  • Tremoloverb
  • ModEchoVerb
  • DualVerb
  • DynaVerb
  • Reverse Reverb

Molti di questi sono riverberi classici, quasi da utilizzo studio, che a differenza però di quelli che possiamo trovare su un amplificatori (o comunque su un pedalino standard) hanno una serie di controlli molto più ampia, che permette di giocare sui pre-delay, su come viene gestito il tempo delle riflessioni e addirittura il colore del riverbero (o più semplicemente potremmo definirlo un controllo di tono).

Eventide H9 & Space

Uno dei riverberi, quasi fantascientifico, che rimane uno dei suoni più riusciti dell’intera produzione Eventide è il Blackhole, un riverbero profondo ed estremamente dry unito a un bellissimo shimmer che è capace di rendere spaziale un qualsiasi tipo di accompagnamento anche di poche note singole.

Sullo stesso stile abbiamo diversi riverberi con una modulazione al loro interno, in pratica un altro effetto (sia esso simile a un chorus o a un bias tremolo) viene miscelato al riverbero, creando così un suono molto particolare che strizza l’occhio a una sperimentazione minuziosa.

Andiamo quindi a sentire qualche esempio con l’aiuto di Alessio Erriu dei Novembre che ha utilizzato la seguente catena audio:

Chitarra Andrea Palmas -> Zead -> Reference ultimo cavo -> Mezzabarba Skill -> Reference ric 01 -> Eventide nella mandata effetti -> Two Notes Torpedo Captor 16 -> Reference Rmc01 -> Audient id22

In conclusione, il parco di “ritardi e ambienti” a cui ci ha abituato Eventide non è una cosa che si accetta al primo colpo, non perchè non sia user friendly, sia il Timefactor (o lo Space) prima che l’H9 adesso sono macchine che, nonostante vivano con approcci agli antipodi, restituiscono una user experience abbastanza fluida.

Ma riuscire a spremere del tutto le possibilità della macchina è la vera sfida, sono tipologie di suoni che vengono cuciti su misura ad ogni brano e con possibilità di variazione millimetrica, il che vuol dire:

  • Che si tende a utilizzare un solo algoritmo, ma fino all’osso
  • Che si tendono a utilizzare algoritmi anche estremi, senza sapere effettivamente dove possono spingerti

Questo non è definibile nè come pregio nè come difetto, è più una scelta dettata dal musicista.
Ricordiamo che Eventide è presente in Italia con un proprio canale Facebook per seguire tutte le novità del marchio.

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