L’ultimo delay lavora “al contrario” rispetto a tutti gli altri, come lo tratta in questo caso il Timefactor per queste necessità?
Come ultimo algoritmo nel comparto audio del Timefactor c’è il Reverse, ovvero un delay che nelle fondamentali funziona in maniera uguale agli altri, ma il suono arriva esattamente al contrario.
Storicamente chiamato anche reverse echo, era la riproduzione invertita di un segnale riverberato (definito poi anche reverse reverb). La patria potestà (autoconcessa) da parte di Jimmy Page la possiamo trovare in alcune testimonianze come “Ten little indians” degli Yardbirds e anche nella celebre “Whole lotta love” dei Led Zeppelin.
In un Reverse Delay il segnale audio viene “letto” al contrario, il TimeFactor applica un crossfade nel punto di taglio per evitare brusche variazioni che potrebbero provocare rumori o interruzioni audio. Così il suono passa per il processore per poi essere riprodotto.
Questo tipo di sonorità è molto particolare ma anche ricercata da determinati musicisti per creare suoni d’ambiente che per alcuni generi sono quasi un marchio di fabbrica.
Nel Timefactor abbiamo questi comandi relativi al Reverse Delay:
- XKnob (Crossfade): Stabilisce la velocità del crossfade
- Speed: Stabilisce la velocità di modulazione del delay (0-5Hz)
- Depth: Stabilisce la quantità di modulazione
- Filter: Filtro low pass/high variabile da 0 (nessun filtraggio) a 100 (hi cut estremo)
Il taglio sonoro è senza dubbio da delay digitale, molto netto e preciso, ma anche molto morbido quando viene riprodotta la traccia audio “al contrario”: questo permette alla code di non essere invadenti e di evitare sbalzi di volume indesiderati che potrebbero compromettere il risultato non solo timbrico, ma anche compositivo.
Il risultato in termini di suono non è diverso da quelli che abbiamo visto con il MultiTap o il Band Delay in termini di timbrica generale, risulta essere molto presente e “grosso” ma senza risultare troppo colorato su determinate frequenze.
Come per altri delay, questo tipo di suono in particolare prende una nicchia in alcuni casi molto ristretta, quindi non possiamo definirlo “mainstream” e adatto a tutte le occasioni, però è uno di quelli che in determinati contesti è imprescindibile e necessario, come i generi ivi consigliati.
Nell’Alternative Rock, ad esempio, si usa (o se ne abusa) spesso. Per non parlare di territori musicali psichedelici…
Qui si conclude il nostro lungo viaggio con il Timefactor, che nonostante i suoi anni, ancora oggi riesce a tenere alta la testa a livello di timbriche e funzionalità, ma che soprattutto ha un suo contesto sonoro molto preciso, che lo rende non “migliore” di altri, ma ben adatto a determinate situazioni e a determinate necessità.
Lo stesso ragionamento potrebbe essere riportato su altre macchine come il Modfactor e lo Space, ma chissà che non dedicheremo uno spazio anche a loro…
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