Ultimo marchio importante a provvedere in tal senso, da qualche anno anche Gibson è riuscito a creare un catalogo molto vasto lavorando di fino sui suoi modelli più classici, che hanno visto moltiplicarsi le versioni in base alle dotazioni, ad alcuni particolari costruttivi e, a volte, semplici finiture. La cosa funziona, dicono gli esperti del marketing: più opzioni dai dello stesso modello, più facilmente il compratore ne troverà uno di suo gusto; anche se poi i modelli che fanno i grandi numeri sono sempre i pochi soliti noti, è bene – dicono – catturare anche tutti gli altri desideri per far aumentare il fatturato.
Bene, visto che di modelli Les Paul USA quest’anno ne abbiamo contati, lasciando da parte le Custom, una quarantina, ci siamo soffermati sull’interrogativo che crediamo più interessi la massa dei lespollisti: meglio la “vecchia” Standard (oggi Traditional) o la “nuova” (2008 Standard)? Tutti e tre gli strumenti provati, una Traditional 2009, un’altra del 2010 e una 2008 Standard, vantano finitura alla nitro, anche se di considerevole spessore e dall’apparenza leggermente “plasticosa”.
La prima differenza evidente tra Traditional e 2008 Standard è il peso molto più contenuto della seconda, grazie all’escavazioni praticate nel corpo, sotto il top. La seconda differenza si manifesta chiaramente al momento di suonare le due Les Paul: la Traditional offre un manico di stampo tradizionale, simile a quello di una ’59, con una tastiera ben rifinita, mentre la 2008 STD ha un manico più sottile, stile anni ’60, ma lavorato asimmetricamente per dare diverse superfici d’appoggio al palmo della mano sul lato cantini e su quello dei bassi; in effetti, pur apprezzando il manico classico della Traditional, non posso non ammettere la grande comodità di quello della 2008 STD, anche se potrebbe non piacere a chi ama castigare la propria chitarra con una presa più “maschia”, il che poi ha un effetto, oltre che sul playing, anche sul suono che ne deriva.
Il passaggio per la Plek machine (vedi test su Axe n. 147 e 148) ora è previsto anche per i modelli Traditional, come testimonia la Goldtop in prova, e gli effetti sulla finitura della tastiera e sulla suonabilità sono evidenti, anche se non conferiscono quella qualità addirittura “pianistica” che a volte abbiamo avuto modo di apprezzare su altri strumenti che vantano lo stesso trattamento.
Passando ai suoni, la Traditional Honey Burst esaminata offre un clean di tutto rispetto, ben piazzato sulle fondamentali, nitido e decisamente caldo, ben carico su medi e bassi. La 2008 STD è più aperta, chiara e canterina, altrettanto definita ma anche un pizzico più compressa e decisamente meno importante sulle medio-basse, quasi come se alla Gibson avessero pensato di fare un po’ di concorrenza alla PRS senza allungare la scala a 25”. In distorsione, la Traditional offre un sound più… ehm, tradizionale: grosso e massiccio, anche se con una forte mediosità; l’impressione potrebbe essere in parte legata all’ambiente fisico del test o al Classic ’57 Plus al ponte, che un po’ di “naso” di suo ce l’ha, o anche al tipo di ampli.
Il combo Marshall JCM2000 da 40 W a disposizione, per tirar fuori le basse, ha bisogno di un volume maggiore di quello possibile nella sala del negozio dove ho potuto testare gli strumenti e in effetti, passando a un DV Mark 40 W, le cose sono un po’ migliorate. Per il resto, abbiamo il classico Les Paul sound, onesto ma non eccelso, un po’ povero quanto a sovratoni, sustain nella media della tipologia di strumento, timbricamente rigido salendo su per la tastiera dopo il IX tasto.
Nonostante la diversa costruzione e i diversi pickup (Burstbucker Pro anziché Classic ’57), anche la 2008 STD offre con il pickup al ponte una punta sulle medio-alte alquanto esagerata, resa ancor più evidente dalla minor ricchezza in basso. <br>Lo strumento sembra molto più adatto al pop-rock corrente, mantenendo una bella sgranatura di note con gli accordi in saturazione, con buone possibilità di espressione in campo fusion o blues, grazie a un sound generale più leggero e definito.
Trovo le peculiarità hardware ed elettroniche della 2008 STD in parte apprezzabili, in parte meno: ottimi il ponte e l’attacca-corde TonePros, ottima la scelta di pickup, forse eccessive le meccaniche autobloccanti, che alcuni ritengono superflue o “dannose” (timbricamente) persino su strumenti con ponte vibrato, opinabili i potenziometri solderless fuori “standard” (e se volessimo cambiarli?), brutta a vedersi, a mio parere, la presa jack con blocca-spinotto, di cui non so quanti sentissero veramente il bisogno.
In definitiva, due strumenti ben costruiti e diversi, che neppure se considerati insieme sono però riusciti a darmi piena soddisfazione dal punto di vista sonoro, e non facendo riferimento alle repliche vintage del Custom Shop, con cui pur brevemente e impietosamente li ho confrontati, ma ai normali modelli Standard di alcuni anni fa, da cui qualche esemplare particolarmente ben riuscito, con un po’ di fortuna e pazienza, riusciva a saltar fuori. Ora abbiamo probabilmente maggior scelta e omogeneità qualitativa, ma dubito sul colpo di fortuna…
Ovviamente è un’opinione personale ed è legata all’esame degli esemplari a nostra disposizione.
Axe Magazine n.163© – Edizioni Palomino
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