“Una chitarra da Blues“, sicuramente si potrebbe definirla così, ma bisogna precisare la la Gibson Flying V ’58 Korina non è stata solo nella mani del mitico Albert King, uno dei “papà” di tutti i bluesman elettrici (Stevie Ray Vaughan in primis), ma anche di colossi della musica quali Jimi Hendrix, Billy Gibbons (ZZ Top), The Kinks, Rolling Stones, e moltissimi altri.
Lo stesso si può dire del modello Explorer, che all’inizio doveva essere chiamato “Futura”, e che negli anni è approdato nelle mani di guitar hero come Gary Moore, The Edge, Allen Collins (Lynyrd Skynyrd), Eric Clapton e, in tempi recenti, Bill Kelliher dei granitici Mastodon.
Nonostante le loro forme non proprio comode, ma tremendamente affascinanti, queste chitarre hanno saputo conquistare più di un cuore e oggi scopriremo il perché grazie al playing di Alberto Lombardi e alle sempre utili e dettagliate info di Michele De Mattheis del negozio Sergio Tomassone.
>>> Il video andrà online in YouTube Première mercoledì 27 luglio alle ore 17.30 <<<
Futurismo chitarristico
In realtà, al momento del loro lancio ufficiale alla fine degli anni ’50 questi strumenti non ebbero molto successo. Pur tuttavia, negli anni sono diventati delle vere e proprie icone di Gibson, tanto che le forme sono state riprese, con più o meno modifiche, anche da molti altri brand.
All’epoca il Presidente di Gibson, Ted McCarty, aveva in mente di creare strumenti che potessero avere un impatto estetico notevole ed esprimessero uno sguardo verso il futuro. Fu così che durante il 1958 debuttarono molte delle chitarre che ancora oggi rappresentano la storia del marchio, a partire dalle Les Paul in colorazione sunburst (che già verso la fine dell’anno iniziavano a montare top figurati), passando poi alla mitica ES335, alla Explorer e alla Flying V.
Queste ultime due portavano con sé il design più estremo e futuristico (sicuramente ispirato dall’inizio della corsa allo spazio), per il quale Gibson, per la prima volta, depositò addirittura un brevetto.
I primi prototipi avevano il corpo in mogano come il resto della produzione di casa Gibson, ma prima che i modelli entrassero in produzione venne deciso di utilizzare un particolare legno di origini africane, meglio conosciuto come korina.
Oltre a essere più leggero del mogano, il colore biondo pallido del korina era più in linea con l’estetica prevalente alla fine degli anni ’50.
Caduta e risalita
Pur tuttavia, come dicevamo, i nuovi modelli non ebbero un successo immediato, basti pensare, ad esempio, che secondo i registri di spedizione ufficiali solo 81 chitarre Flying V furono spedite nel 1958 e 17 nel 1959. All’inizio del 1959, la Flying V fu eliminata dalla produzione e i pezzi avanzati per le chitarre rimasero inattivi nella fabbrica Gibson fino ai primi anni ’60, quando vennero completate altre 20 chitarre Flying V.
Ma la loro storia non era destinata a finire su un binario morto, anche perchè alcune di queste pochissime chitarre prodotte attirarono l’interesse di alcuni chitarristi, a partire ovviamente dal bluesman Albert King, ma anche ad esempio il cantautore/chitarrista Lonnie Mack (quest’ultimo aggiunse alla sua Flying V un ponte Bigsby).
Uno dei motivi per cui King decise di adottare questo strumento così particolare fu proprio perché andava incontro al suo particolarissimo modo di suonare: King era infatti mancino ma imbracciava le normali chitarre accordate per destrorsi capovolgendole, trovandosi così con le corde al contrario rispetto al normale.
La forma simmetrica della Flying V a quanto pare era per lui preferibile e difatti non ha mai abbandonato la sua amata korina.
Vi lasciamo ora al video per scoprire le meraviglie delle attuali riedizioni realizzate dagli esperti liutai del custom shop, oggi disponibili sia con battipenna nero che bianco.
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