Il primo elemento che balza subito all’occhio di questa Ibanez Pat Metheny Signature è sicuramente la livrea color giallo intenso, la trasparenza lascia ben visibile il legno e l’effetto è del tutto naturale e decisamente piacevole alla vista.
Uno strumento radicale nella sintesi di un solo pickup (ovviamente al manico), vera espressione dei toni caldi e avvolgenti di un certo modo d’intendere la musica jazz e affini.
Di fatto Pat Metheny non è catalogabile semplicemente in un genere: si può dire che è anche grazie al suo contributo che ora si può usare il termine “world music”, inteso come il jazz che abbraccia altre culture e generi musicali, estendendone i propri confini sonori.
Strumento completamente in acero, legno chiaro che conferisce una sferzata al suono verso le frequenze più acute, bilanciato poi nell’esposizione timbrica dall’unico pickup, un Super 58.
22 tasti perfettamente rifiniti su una tastiera in ebano molto performante, veloce e coerente nell’intonazione; a chiudere il manico, la classica paletta marchio di fabbrica dei modelli semiacustici di casa Ibanez con tre meccaniche per lato, morbide e molto precise nel loro funzionamento.
Lo strumento è dotato di un solo controllo volume e tono; il body con la spalla mancante arrotondata è di misura media, con uno spessore invece leggermente più basso rispetto alle classiche hollow-body con pickup incassato e non sospeso sul top.
Lo strumento da spento ha un’ottima proiezione acustica, il suono ha un buon sustain e ovviamente è più sbilanciato verso le frequenze acute, come è giusto che sia.
Una volta amplificato (nel caso di questo test con un Laney A1, ripreso con un SM58 mixato con il suono al 50% dell’uscita XLR nella parte posteriore dell’ampli) lo strumento risulta bilanciato nella sua esposizione timbrica, bassi corposi, frequenze medie ben esposte che danno corpo e definizione. Con le corde in acciaio lisce montate di serie si ha una leggera sovraesposizione delle frequenze acute, che comunque non risulta mai pungente o fastidiosa: da qui subentra un gusto personale, se usare il potenziometro dei toni o ritoccare l’equalizzazione dell’amplificatore fino a un livello desiderato.
È uno strumento che porta subito a interagire con dinamiche e accenti, ha pochi fronzoli anche se poi, realisticamente, per suonare certe cose si rimane sempre e comunque sul pickup al manico. Ma questo strumento ne estremizza il concetto di essenzialità, avendone appunto uno solo: si è portati a cercare sfumature ottenibili dalle mani, dall’inclinazione del plettro e dal modo con cui si pizzicano le corde.
Il livello di dinamica è grandioso, unitamente a una grande scorrevolezza della tastiera.
A chiudere il cerchio un timbro caldo, grosso e preciso ne confezionano uno strumento su cui farci ben più di un pensierino.
Questo modello fa parte della serie “made in China”, con un attentissimo controllo qualità da parte della casa costruttrice giapponese.
Il prezzo di listino si aggira intorno ai 900€, che di sicuro non rappresenta un prezzo entry level, ma dà l’opportunità di portarsi a casa uno strumento con un altissimo rapporto qualità/prezzo. Personalmente, ho valutato lo strumento almeno il doppio prima di conoscerne il costo: non che questo sia un sinonimo per forza di qualità, ma bisognerebbe imbracciarla e suonarla per capire di che cosa sto parlando.
Giudizio finale: se ami le semiacustiche e i toni caldi e rotondi, non farti sfuggire l’occasione di provarla se dovesse capitarti… non te ne pentirai!
Aggiungi Commento