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La chitarra modulare di Marconi Lab

Evoluzione è una parola che ha sempre contraddistinto un progresso regolare e costante in un tempo, nei casi antropologici si parla di tempi molto lunghi, nell'ordine delle centinaia di migliaia di anni.Ma che arco evolutivo ha avuto la chitarra come strumento in ambito costruttivo? Se parliamo della sola chitarra ele

Evoluzione è una parola che ha sempre contraddistinto un progresso regolare e costante in un tempo, nei casi antropologici si parla di tempi molto lunghi, nell’ordine delle centinaia di migliaia di anni.
Ma che arco evolutivo ha avuto la chitarra come strumento in ambito costruttivo? Se parliamo della sola chitarra elettrica, quando parliamo dei colossi storici, possiamo dire che hanno dato quello “scalino” che ha poi definito uno standard costruttivo e un innovazione degna di nota, che ha fatto schizzare la curva evolutiva in maniera esponenziale.

Ma che arco evolutivo ha avuto la chitarra come strumento in ambito costruttivo?
Se parliamo della sola chitarra elettrica, quando parliamo dei colossi storici, possiamo dire che hanno dato quello “scalino” che ha poi definito uno standard costruttivo e un’innovazione degna di nota, che ha fatto schizzare la curva evolutiva in maniera esponenziale.

La chitarra modulare di Marconi Lab

In quel caso quale “scalino” era stato messo da parte di Fender all’epoca con la sua figlia più celebre, la stratocaster? Una chitarra in primis per forme e sonorità innovativa, ma un altro fattore decisamente importante era il fatto di essere molto più modulare rispetto ad altri strumenti in commercio.
Ancora oggi su una stratocaster puoi cambiare tutto con difficoltà variabile: ponte, manico, elettronica e così via.

Tutte modifiche che comunque potevano essere anche molto corpose e in alcuni casi creare uno strumento ad hoc per l’utente, se questo aveva tempo e abbastanza fondi per poter cambiare pezzi ogni volta.
Qui ora trovo un altro di questi scalini, ma al giusto posto evolutivo da non essere definito uno strumento troppo “estemporaneo”: Ego Guitar di Marconi Lab.

Questo progetto nasce dalla chitarra in senso classico, con applicazioni tecniche da macchina da corsa e con la visione dell’abito da sartoria.

L’intera struttura della Ego Guitar è un’evoluzione modulare che tocca in maniera marcata la parte di appoggio per l’avanbraccio e l’elettronica, suddivise rispettivamente in moduli ARM e HEART, che rappresentano, come da nome, braccio e cuore dello strumento. Di questi moduli ovviamente possono essere scelti legni, colore e forma, l’unica cosa che rimane quasi uguale è ovviamente il body e il manico che variano da modello 6 corde a modello 8 corde.

Difficile dire se ci sia una via fissa da seguire, però l’unicità quasi totale dello strumento è un punto focale e qui si toccano delle vette molto interessanti. Nel mio test mi trovo per la mani un esempio un po’ sopra le righe, ovvero una sette corde con fanned fret, ma andiamo con ordine…

La chitarra modulare di Marconi Lab

Considerazioni Estetiche

Tutto legno a vista, finitura natural per tutte le sue parti, quindi salterò il discorso colorazioni che ahimè sarebbe stato interessante fare, dato che il modello life is colour o le altre finiture stile GT con colori molto accesi fanno una bellissima figura, ma purtroppo dovremmo “accontentarci” del legno a vista.

Venature a dir poco spettacolari e una tastiera che sembra un quadro, è una delle poche che per estetica si mette un gradino sopra alla mia Ibanez RG 1070 che per estetica è una delle mie preferite; la scelta cromatica dei vari legni è molto azzeccata, difficilmente si sarebbe potuto fare di meglio.

Unico neo, se proprio vogliamo definirlo in questo modo, va nella scelta del form factor del body: qui la variabile del gusto è molto personale e come ho detto nell’introduzione lo strumento è estremamente personalizzabile, quindi con un battipenna diverso potrebbe farvi anche cambiare idea.
Rimane una shape che andrebbe definita come “modern functionally shape”, cioè un taglio funzionale al corpo del musicista per ottenere un ingombro minimo, unito a un peso leggerissimo e una possibilità di accesso alle zone estreme del manico che rende la vita decisamente migliore.

Se apprezzerete il fatto che questo body riesce a farvi suonare meglio, penso che l’estetica così particolare non sarà un dilemma insormontabile.

La chitarra modulare di Marconi Lab

Considerazioni Tecniche

Un concentrato di tecnologia, andiamo con ordine spulciando in primis la scheda tecnica dello strumento:

  • Legno body: Swamp Ash
  • Top: bubinga
  • Colore: Natural
  • Pickup centrale: HB Lace Alumitone 7
  • Pickup ponte: HB Lace Alumitone 7
  • Ponte: Hardtail – 7 corde
  • Legno dell’Heart : Heart Poplar
  • Colore Heart: Natural
  • Configurazione Hearth: Volume – Tono – Switch Toggle a 3 vie
  • Legno dell’Arm: Swamp Ash
  • Colore Arm: Natural
  • Configurazione Arm : Modello A
  • Viti: Gold Ergal
  • Legno manico: Palissandro Santos + Curly maple
  • Bombatura retro manico: AVS Natural
  • Tastiera: Bird eye maple
  • Raggio Tastiera: compound radius 10″-16″
  • Tasti: stile 6100 EVO
  • Segna tasti: Angel eye in abalone
  • Custodia: EGO bag
La chitarra modulare di Marconi Lab

Tra le cose che più ho apprezzato dello strumento va in primis il ponte che è un opera d’arte sempre made in italy della Technology For Musicians, un ponte di altissimo livello costruito interamente a mano e ricavato dal pieno, che garantisce una stabilità e una possibilità di regolazione ottime; lo strumento può così essere settato in base alle proprie esigenze e ai vari tipi di corde che utilizzate.

Un altro punto decisamente estemporaneo e incredibilmente utile è la costruzione del retro del manico in cnc a incollaggio ondulato: questo rende lo strumento molto più stabile e la trasmissione delle vibrazioni ben più vantaggiosa e controllata.

Altro punto è sicuramente la tastiera fanned: non è stato così traumatica, la curvatura è abbastanza leggera e mantiene l’intonazione, permettendo bending di due toni senza troppa fatica. Va un attimo capita per le prime due ore circa, questo ovviamente se si è totalmente nuovi all’approccio della tastiera fanned, e si potranno apprezzare i vantaggi nel corso del tempo.

Forse la parte che personalmente reputo un po’ più debole di tutto il complesso è la parte dei pickup, ma considerando che questo è uno strumento che è stato scolpito su esigenze totalmente diverse dalle mie, la mia considerazione personale va presa con le dovute pinzette.
I due Lace Alumitone sono pickup estremamente morbidi, tanto che non capisco perché dal sito sembrano porsi per generi estremi, ma hanno una pasta molto moderna in effetti, con un output non eccessivo anche sul pickup al ponte.
Personalmente avrei scelto una serie di magneti più spinti, ma è un gusto decisamente personale, questa è una cosa che potete decidere assieme ai due liutai di Marconi Lab.

Diamo uno sguardo alla scheda tecnica dichiarata sul sito Lace per questi pickup per 7 corde:

  • Resistenza: 3.5k
  • Frequenza di picco: 2343
  • Induttanza : 1.4 henries
La chitarra modulare di Marconi Lab

Il fattore modularità va gestito con estrema attenzione: la sinergia dei legni che si scelgono va fatta con cura, anche perché queste soluzioni sono realizzate solo da Marconi Lab e quindi sono strettamente proprietarie.
Non credete che sia come una sorta di computer assemblato, e ricordatevi che dovrete poi adattare un reggichitarra, con un lavoro molto semplice, per il fatto che la chitarra è senza paletta e con un design molto particolare.
La custodia è su misura, non so fino a che punto si possano usare custodie diverse, però la Ego Bag è ben fatta e molto comoda.

Considerazioni Sonore

Il sound generale dello strumento è estremamente particolare, come già detto in precedenza l’output dei magneti è decisamente più basso rispetto al previsto, ma gli vanno anche riconosciuti degli ovvi meriti nell’ambito della dinamica e del contenuto armonico che è di tutto rispetto.
Andiamo con ordine e sentiamoci i soli pickup come suonano. La catena audio che ho usato è semplicissima: 

Ego -> Cavo Linfaudio Platinum Way -> Arturia Audiofuse

I test sono principalmente tre: manico, entrambi i magneti insieme e ponte.
Ascoltiamo i sample audio e traiamo le conclusioni anche dalle analisi in frequenza e spettrografica.

Pickup al ponte

Stranamente trovo il magnete al ponte particolarmente sottile, sembra quasi un single-coil, e con un suono però abbastanza compresso; mi piace come sound, però non è una cosa che a tutti potrebbe far gola, forse una soluzione con meno compressione potrebbe essere migliore, ma come detto e ripetuto più volte i magneti possono essere cambiati e potete mettere quelli che volete se si hanno delle preferenze.

Trovo questo pickup molto indicato per i suoni leggermente crunchy ma non molto per i lead, purtroppo la compressione alla base si sente ancora di più con quella data dalle quantità abbondanti di distorsione.

L’analisi in frequenza è alquanto inusuale da quello che mi aspettavo: come detto prima l’output è decisamente più basso, come possiamo vedere se paragoniamo le immagini delle analisi, e nella zona delle alte frequenze, intorno ai 2kHz e i 3 kHz, non ci sono differenze così abissali ma è ben più equilibrato con cali solo nei 900 Hz e i 170 Hz circa.

Generi Consigliati:

  • Pop rock
  • Classic Rock
La chitarra modulare di Marconi Lab

Posizione centrale

Il suono centrale del selettore a 3 vie arriva particolarmente in faccia, risponde degnamente al range delle medio-basse frequenze, soprattutto sulla settima corda si sente un’ovattatura del suono che trovo particolarmente utile per la costruzione di accordi con bassi particolari o di vere e proprie bass-line.

Questo suo sound caratteristico è particolarmente utile per il sound funk dove si sente lo staccato, in questo caso è veramente ottimo e si può anche fare a meno di un qualsivoglia compressore, il suono è granitico.
Come detto prima, è la posizione che mi ha dato l’impressione da basso in senso stretto sulla settima corda, ci potrei suonare le linee di qualche brano che compongo, dato che ne esce fuori un sound molto grosso e tondo.

L’analisi in frequenza in questo caso restituisce un output più alto rispetto al ponte, una buona presenza nel dominio delle basse frequenze e perde leggermente sulle zone alte che prima erano, come è normale, più enfatizzate nella zona del pickup al ponte; molte più medio-basse permettono di uscire meglio dal mix soprattutto tra i 200 e i 500 Hz.

Generi Consigliati:

  • Rock-Fusion
  • Funk
La chitarra modulare di Marconi Lab

Pickup al manico

Il manico invece è la posizione che ho preferito su tutte, è abbastanza ampia come volume e come spettro sonoro, decisamente calda e con una buona gamma dinamica. Ho trovato un buon compromesso per suoni arpeggiati e per l’utilizzo del tapping, non è un pickup estremamente rock se vogliamo essere schietti, ma ha una voce assai morbida e dinamica e abbastanza grossa.

Nell’analisi vediamo il più alto output registrato e vediamo una buona dose di basse frequenze, zona medio-bassa decisamente più presente e molte meno alte come ovviamente ci si aspetta dalla posizione al manico, il miglior picco è sui 500 Hz.

Generi Consigliati:

  • Ballad
  • Pop
La chitarra modulare di Marconi Lab

Andiamo ora con un po’ di esempi sonori, la catena audio i questo caso è appena più complessa:

Chitarra -> Cavo Linfaudio Platinum Way -> Hughes & Kettner edition tube -> Cad Audio D84 -> Quiklok SSTwo -> Arturia Audiofuse

I sample audio sono dei piccoli riff e giri armonici, i primi rappresentano il comportamento dei vari pickup con l’amplificatore: sono rimasto compiaciuto per la pasta sonora della posizione al ponte, molto leggero e cremoso e decisamente molto atipico per la posizione al ponte.

Manico

Manico + Ponte

Ponte

Le ultime due registrazioni, invece, fotografano il comportamento del magnete al ponte con il suono distorto dell’amplificatore, secco e dritto senza alcun fronzolo, il primo rimanendo nel range di una normale sei corde, mentre nella seconda è stata effettuata una piccola prova utilizzando la settima corda.

Considerazioni Economiche

Ahimè non è una chitarra per tutte le tasche, tendenzialmente ci si muove tra i 2.500 e i 3.300 euro, quindi sono tante le avversarie di marchi blasonati come GNG, Kiesel o Strandberg.
E sto solo citando i più conosciuti, sono marchi che definiscono una scelta particolare, indipendentemente dai vari modelli i prezzi variano tantissimo; andrebbero fatti dei paragoni modello per modello, non è un paragone fattibile con il parco chitarre che ho adesso.
Va obbiettivamente detto che la scelta tecnologica apportata la si paga, ma non si sta pagando una chitarra, si paga un know-how unico.

Una buona notizia c’è: esiste un modello chiamato Ego Easy che fa da porta d’ingresso nel mondo Ego e il cui costo è decisamente minore, 1.380 euro.

Considerazioni Finali

Pro

  • Strumento altamente personalizzabile
  • Accessibilità totale del manico
  • Modularità

Contro

  • Molte soluzioni proprietarie
  • Pickup un po’ troppo compressi, ma sostituibili

Nota dell’autore
Difficilmente possiamo dare una definizione classica di strumento per questa chitarra, il percorso che va fatto deve essere improntato a un fattore di esigenza ben definito, mi rifiuto categoricamente di definire questa chitarra uno strumento come gli altri, non puoi decidere di usare uno strumento simile e pensare che suoni come uno strumento che hai avuto precedentemente.
Se speri questo, a te che un giorno sarai interessato, stai sbagliando totalmente il percorso per arrivare a questo strumento, che va compreso in tutto il suo insieme.

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