Attenzione: il seguente articolo prende in esame il punto di vista dell’autore sulla più tipica situazione live, cioé quando il chitarrista “medio” porta con sé un microfono o gli viene fornito (99,99% delle volte un SM57) e spesso o ha in mente lui stesso o addirittura il fonico chiede di microfonare il cono (sin troppo spesso il woofer di una ampli a due vie). Esclude ovviamente i casi in cui la situazione sia per iniziativa personale o service molto più ben attrezzata, il che ovviamente può dar luogo a scelte differenti ma è una situazione che capita assai più raramente.
Per cui, in situazioni di “normale amministrazione” succede che…
Il percorso che trasporta il suono della chitarra fino all’ascolto del pubblico, è tortuoso e ricco di tante insidie. Molte volte (anzi troppe!) ho sentito dire che l’uscita posteriore di tutti gli amplificatori per chitarra (o DI Box) è di qualità inferiore rispetto alla microfonazione dell’amplificatore stesso.
Bisognerebbe fare una chiara e netta distinzione tra gli amplificatori valvolari non dotati di uscita XLR e gli amplificatori a transistor che invece ne sono solitamente dotati (per la distinzione semplice valvolare/transistor fate riferimento all’articolo precedente).
Quelli valvolari, infatti, nella maggior parte dei casi hanno sì un’uscita posteriore nel cabinet o testata, ma che non serve a riprodurre lo stesso suono che viene emesso dai coni diffusori del combo o della cassa abbinata alla testata. La sua funzione è un altra: serve ad avere un ulteriore segnale in registrazione da trattare ulteriormente, tanto quanto da mandare in re-amping, piuttosto che a un plugin virtuale, potendo spaziare tra qualsiasi tipo di amplificatore con effetti inclusi.
“Quindi in una situazione live, l’uscita posteriore di un amplificatore valvolare non può sostituire un buon microfono davanti alla cassa, successivamente trattato dal fonico che dovrebbe restituire tutte le caratteristiche del nostro suono al pubblico di fronte a noi.
Viceversa uno strumento acustico o semiacustico, semplicemente passando attraverso una DI potrebbe essere già ben trattata dal fonico attraverso il mixer dell’impianto PA.
Quando lo strumento semiacustico è utilizzato in situazioni definite “elettriche” (magari con fiati o grossi ensemble), l’amplificatore valvolare è un ottimo punto di forza: grazie alla sua distorsione armonica, infatti, sa colorare ed enfatizzare le giuste frequenze per dar corpo alla chitarra e farla sbucare sempre dal mix della band.
Mentre nel caso la chitarra semiacustica sia impiegata in piccoli ensemble (come ad esempio d’accompagnamento alla voce o a uno strumento monodico come un sassofono o un clarinetto), ecco che un aspetto molto importante è la dinamica, ma soprattutto la definizione del proprio suono riprodotto attraverso l’impianto rivolto al pubblico.
La chitarra ha un enorme potenziale dal punto di vista della gamma di frequenze.
Acuti pungenti e brillanti, piuttosto che grossi ed espressivi, le medie fanno da padrone in questo strumento, danno corpo e forma all’accompagnamento e al soloing, ma la caratteristica peculiare è l’opportunità di padroneggiare qualche nota del registro più grave, potendo cosi riempire l’ambiente di bassi grossi e generosi.
Utilizzando un amplificatore transistor full-range in una situazione live, tra l’uso di un microfono davanti al cono e l’uscita posteriore XLR, la scelta migliore è indubbiamente quest’ultima, ottenendo un segnale pressoché identico a quello riprodotto dal cono.
Come si può sentire nel video, invece, il segnale microfonico risulta più chiuso sulle frequenze acute e andrebbe quindi ritrattato attraverso il mixer, mentre l’uscita XLR nella maggior parte dei casi permette al fonico di lasciare i controlli di equalizzazione del mixer praticamente in flat.
Ecco l’esatta scansione delle parti nel video:
- 0.00 XLR Laney A1
- 0.06 SM57
- 0.11 XLR Laney A1
- 0.20 SM57
- 0.28 XLR Laney A1
- 0.39 SM57
- 0.50 XLR Laney A1
- 1.05 SM57
- 1.20 XLR Laney A1
- 1.39 SM57
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