Nello stereotipo immaginario collettivo l’affermazione “valvolare è meglio” è un po’ sulla bocca di tutti i chitarristi. Vorrei riconsiderare quest’affermazione o almeno fare un po’ di chiarezza e magari riuscire a dare qualche spunto di riflessione, in quanto per certi generi è indubbio il suo impiego, ma per altri (come ad esempio l’amplificazione della chitarra semiacustica) un buon transistor potrebbe davvero regalarci quello che stiamo cercando, in termini di timbro convincente, ma soprattutto rispettoso dello strumento che abbiamo in mano e del nostro modo di suonare.
È un dato di fatto che l’amplificazione valvolare colori il suono enfatizzando determinate frequenze; inoltre, con l’incremento di volume e di gain, si ottiene un principio di saturazione non sempre desiderato e comunque una compressione naturale data dalla risposta non lineare delle valvole.
In certi casi potrebbe quindi interferire con l’uso delle dinamiche da parte del chitarrista.
Con le affermazioni precedenti non ho voluto segnalare dei difetti, sono semplici constatazioni che trovano un perfetto e positivo riscontro nella maggior parte dei casi: una buona chitarra rock distorta la si ottiene più facilmente con un amplificatore valvolare e comunque, nella maggior parte dei casi, la ricerca del giusto suono trova il centro del bersaglio proprio nell’adozione di un sistema valvolare nel proprio routing.
Inoltre un amplificatore valvolare, per quanto riguarda l’equalizzazione, adotta dei filtri passivi, quindi con la possibilità di scavare e togliere una determinata frequenza, ma non la si potrà enfatizzare e incrementarla, almeno nella maggior parte degli amplificatori.
Un amplificatore full range a transistor ha di vantaggioso dalla sua parte che non colora il suono, almeno non tanto quanto un amplificatore valvolare; inoltre non comprime il suono, lasciando l’aspetto dinamica completamente libero di poter esprimere dalle note suonate pianissimo fino al limite del fortissimo ottenibile dal proprio strumento.
La maggior parte degli amplificatori definiti “acustici” comunque a transistor, hanno inoltre un sistema di equalizzazione attivo: questo vuol dire che tanto quanto possono togliere e filtrare una certa frequenza, possono anche enfatizzarla andando a incrementare il suo valore.
Bene, ora che si sono decantate le caratteristiche principali, cercherò di sintetizzare una conclusione. Ritengo che la scelta d’amplificazione sia un fatto soggettivo e personale, ma un transistor, per amplificare la chitarra semiacustica, è una scelta che potrà dare grandissime soddisfazioni. Un’amplificazione trasparente permetterà, nel bene e nel male, di far sentire ancora di più la mano e lo strumento, compresa la sua parte di elettrificazione e non solo di costruzione.
Ma si sa, tra chitarristi corrono veloci le leggende metropolitane. Mi è capitato parecchie volte in discussioni musicali di sentir dire appunto “Si, ma valvolare è meglio“, senza aver fatto un confronto oggettivo.
Personalmente, per il lavoro che faccio, ho la fortuna di aver collezionato parecchi amplificatori: ho sperimentato nei live e in studio di registrazione il Fender Deluxe Rev II, il Politone Minibrute, come anche il classico Roland Jazz Chorus o i più moderni ampli boutique Tom e Jazz Kat americani, curati nei minimi particolari, e gli italiani come il DVMark 601 o inglesi come il Laney A1.
Quest’ultimo è quello che ha saputo darmi più soddisfazioni: suono lineare, che mi permette di far sentire al meglio la chitarra e la mano, oltre a poterci suonare con due chitarre (grazie ai due canali con controlli separati), tanto quanto, essendo un full range, mi permette di riprodurre in modo molto credibile anche la voce, insieme ovviamente alla chitarra.
Per ottenere le stesse opportunità con un amplificatore valvolare, dovrei abbinarci un impianto audio per la voce e con due chitarre, nella maggior parte dei casi, dovrei anche avere due amplificatori.
In sintesi, per amplificare una chitarra semiacustica, potrei pensare a un amplificatore valvolare in casi particolari, per esempio dal vivo con una band elettrica o per utilizzare la distorsione; mentre dal vivo in duo o in studio di registrazione (dove l’uso delle dinamiche è ancora più in primo piano) per qualità timbrica, portabilità e versatilità vince a pieni voti l’amplificatore a transistor.
Attenzione! Nel video sotto sentirete due amplificatori a confronto, il Laney A1 e un Fender valvolare. Non vi diamo qui i riferimenti, così da favorire il blind test. Per avere poi le info su quale ampli sta suonando, trovate tutto nella descrizione del video su youtube a questo link (cliccate su “mostra altro” nella descrizione).
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