Con questo articolo vorrei portare all’attenzione diversi fattori, considerazioni e riflessioni sull’oggetto chitarra, facendo la debita premessa che nonostante il mio rapporto di collaborazione con il marchio Ibanez, non è minimamente mia intenzione screditare il marchio Gibson. Anzi!
Per dovere di cronaca, il modello che si può ascoltare nel video in fondo all’articolo è di mia proprietà da tanti anni e non venderei quella chitarra per nessuna ragione al mondo: suona benissimo ed è uno strumento meraviglioso!
(oggi il modello ES-165 non è più in produzione, ma potete trovare la riedizione storica della ES-175 sul sito Gibson, NdR)
Sicuramente alcuni marchi di chitarra sono talmente delle icone classiche, che rappresentano uno status symbol e generano nell’immaginario collettivo una certa forza e credibilità a prescindere.
Credo però che sia importante far crescere la cultura della chitarra semiacustica sapendo valutare anche i vari strumenti che il mercato ci offre, cominciando per esempio da uno strumento valido, dall’altissimo rapporto qualità-prezzo e abbordabile da tutte le tasche.
Gli strumenti vintage o di liuteria, infatti, hanno delle caratteristiche che fanno lievitare i costi e non tutti possono permettersele: ma non per questo bisogna pensare che non esistano degli strumenti di costo inferiore che siano in grado di fare un ottimo lavoro.
Esistono delle vere e proprie leggende metropolitane tra chitarristi, secondo cui i parametri di valutazione si basano solo e unicamente su “X” suona meglio di “Y”, semplicemente per un discorso di marchio o di prezzo.
Credo invece che bisognerebbe prima di tutto fare delle valutazioni ascoltando con le proprie orecchie, prima che con congetture dettate da natura psicologica o addirittura dal “sentito dire”.
Involontariamente, oltre all’estetica, siamo spesso portati a valutare uno strumento dal prezzo prima ancora di ascoltarlo, essendo in grado di esprimere frasi come “Wow! 6000 Euro di chitarra, chissà come suonerà? …Sicuramente in modo strepitoso!“.
Indubbiamente certi valori economici presumono qualità e affidabilità, così come ottime rifiniture e magari anche una bella estetica (quest’ultimo poi è ovviamente un fattore soggettivo).
Ma credo che nella scelta di uno strumento, la sua valutazione vada fatta secondo un insieme generale di criteri e non solo per il suono in sé e per sé: dovremmo chiederci se una chitarra ci fa suonare bene (o male) imbracciandola e se la sentiamo comoda per le nostre mani, questo è il punto.
Nel tempo, provando svariati strumenti, mi sono convinto che esiste quindi un insieme di parametri per la valutazione di uno strumento e non solo quello del prezzo.
Fattore prezzo
Indubbiamente, come dicevo poco fa, il prezzo è un fattore imprescindibile e la mia storia con Ibanez inizia proprio da questo. Cresciuta la mia popolarità grazie al manuale La Chitarra Jazz Per Tutti mi sono ritrovato innumerevoli volte, finendo una masterclass o un concerto, a discorrere degli strumenti che imbracciavamo io e Simona (cantante-chitarrista nel mio duo).
In quei tempi rappresentavamo la liuteria di Verona RanDeGal dell’amico Erich Perrotta, con strumenti archtop a dir poco favolosi, ma indubbiamente dal prezzo non accessibile a tutti.
Quindi, nel praticare e predicare il “Per Tutti”, mi sono ritrovato involontariamente incoerente rispetto al mio lavoro di divulgazione didattica. Inoltre, in quel periodo svolgevo parallelamente svariati test specializzati con diversi marchi di chitarre, di cui non volevo mai inizialmente sapere il prezzo, proprio per non essere coinvolto emotivamente da questo fattore e alla lunga, con Ibanez, ho trovato il massimo del rapporto qualità-prezzo.
Credo quindi che, indipendentemente dal proprio portafoglio, cominciare da uno strumento relativamente economico, possa tracciare la strada per un buon percorso atto ad arrivare a strumenti magari più costosi in seguito, che però nella loro scelta rispettino quei criteri di cui parlavo sopra.
Partire da strumenti meno impegnativi, economicamente parlando, può far comprendere cosa si vuole ottenere da una chitarra, per arrivare magari dopo qualche tempo e attraverso un percorso di ricerca a farsi costruire uno strumento adatto alle proprie mani e orecchie (sempre se possiamo permettercelo): un po’ come farsi vestire da un abito di sartoria, ma senza escludere nel proprio armadio vestiti eleganti e confortevoli ma di semplice fattura industriale.
Fattore brand
Quanto sarebbe bello provare uno strumento senza poter leggere il marchio esposto sulla paletta…
Anche questo è un fattore che influenza psicologicamente quando proviamo una chitarra. Sarà che l’hai sentita centinaia di volte nella discografia o perché hai visto suonarla dal tuo beniamino sul palco tantissime volte, ma la forza di immedesimazione ti rapisce e ti porta involontariamente a vedere nel marchio un punto di forza nel valutare il sound dello strumento.
In quanto endorser del marchio Ibanez, posso affermare di aver provato e riprovato molti modelli, ma non tutti hanno aperto una breccia nel mio modo di suonare, anzi! Alcuni di questi sulle mie mani hanno avuto un effetto contrario a quello che pensavo, magari per un manico troppo fine o troppo grosso oppure per il tipo di tasti impiegati o per il diapason sullo strumento.
Tanto quanto altri modelli che addirittura non avrei mai pensato, ma sono diventati tra i miei strumenti preferiti. Questo può succedere all’interno dello stesso catalogo, piuttosto che provando strumenti che alle orecchie non ci danno il suono che stiamo cercando, ma una volta imbracciati ci sanno regalare grosse sorprese.
Fattore storico
Qualche anno fa, in occasione della stesura del libro scritto a quattro mani con Erich Perrotta (La Chitarra Jazz – Suoni e Colori, una sorta di guida Michelin della chitarra semiacustica), ho avuto la grande opportunità di accedere a diverse e incredibili collezioni di chitarre.
Ho avuto la fortuna e il privilegio di imbracciare per la prima volta un’archtop D’Angelico New Yorker del 1938, del valore stimato in oltre 100.000 Euro e non mi vergogno ad ammettere che tremavo dall’emozione. Ma una volta cominciata la prova pratica, l’emozione è svanita in pochi secondi…
Il manico gigantesco e simile a un piccone, le corde altissime (quasi un centimetro al 12 tasto) di scalatura 0.15 al cantino e una tensione delle stesse a dir poco smisurata, mi hanno fatto capire quanto sia importante non farsi coinvolgere per forza dal fattore storico.
Rimane comunque uno dei ricordi più belli nel provare uno strumento, un gioiello di liuteria con sette strati di binding, un volume da sembrare amplificata, mentre non era dotata ovviamente neanche di pickup.
Fattore ascolto
L’ascolto è fondamentale in uno strumento, ma come dicevo all’inizio di questo articolo dovremmo imparare ad ascoltare non solo con le orecchie, ma dovremmo ascoltare le nostre sensazioni.
Se uno strumento ci fa suonare bene o male, è un parametro che va ben oltre il semplice ascolto del timbro che produce: in sé le chitarre sono “solo” oggetti che servono a tirare fuori la musica che c’è in noi, non dimentichiamolo!
Fattore amplificazione
Un aspetto di fondamentale importanza nella chitarra è l’amplificazione. Di fatto tra lo strumento e l’amplificatore, purtroppo conta di più l’amplificatore: una chitarra da 100 Euro in un amplificatore da 4000 Euro ci farà suonare comunque meglio della situazione contraria.
Purtroppo ragionando sull’acquisto in negozio trovo molte volte una grande disparità, nel senso che ci sono negozianti scaltri che, all’acquisto di strumenti anche economici, ti offrono una prova nel super valvolare ultimo modello tirato al massimo. Oppure esattamente il contrario, con prove sconclusionate con amplificazione totalmente scorretta per quel tipo di chitarra.
Qui dovremmo essere noi a impuntarci nel volere un’amplificazione adeguata a quello che abbiamo a casa o non da meno al genere che pratichiamo e/o allo strumento che stiamo andando a valutare.
In conclusione, nel video si sentono indubbiamente delle differenze, ma nonostante il rapporto di 10 a 1 in termini di prezzo, non possiamo dire che Ibanez suona male perché Gibson suona benissimo: le differenze ci sono, ma probabilmente non giustificano del tutto l’enorme disparità di prezzo.
Penso che oltre una certa soglia (1500/2000 Euro) la valutazione del suono si fermi: il resto si può considerare come comfort, rifiniture, estetica, pregio nei materiali, ego e sfizio se possiamo economicamente permettercelo.
Aggiungi Commento