Chitarre, bassi e ukulele costruiti con una latta per liquidi. Bohemian Guitars dalla tradizione del riciclo a strumenti unici con pickup e hardware moderni.
La curiosità è nata quando ne abbiamo annunciato l’importazione. Ora, finalmente, abbiamo messo le mani su una chitarra e un ukulele della collezione Bohemian, particolarmente varia nel settore sei-corde tra configurazioni di pickup e vari “abiti” a tema.
La storia – già anticipata nell’articolo di presentazione – è quella di due fratelli sudafricani che in USA creano un loro business pensando a strumenti “poveri”, quelli inventati nel loro paese d’origine da chi non si poteva permettere l’acquisto di una vera chitarra.
Protagonista il riciclo di vecchie latte d’olio o di altri liquidi, modificate per accogliere un manico e delle corde.
Gli strumenti costruiti da Bohemian Guitars sfruttano abilmente il fascino grafico di contenitori battezzati con nomi evocativi e particolarmente accattivanti a ridosso del recente revival delle chitarre cigar-box.
Dalla loro la robustezza (ma sono comunque piuttosto leggere) e una buona affidabilità.
La chitarra da noi testata è la Bohemian Ale, dotata di 3 pickup single-coil. Gli altri modelli della linea sfoggiano nomi altrettanto suggestivi: Moonshine (2 single-coil) – Hot Sauce e TNT (2 P90) – Surf Wax (1 P90) – Motor Oil (1 humbucker) – Honey (1 humbucker + 1 single-coil).
Il manico è in acero e, aprendo il provvidenziale sportello sul retro dello strumento, verifichiamo che prosegue all’interno della cassa fin quasi a toccare il fondo della latta. È fissato con 3 viti al rinforzo interno del top, una tavola di materiale simile alla masonite (pressato di scarti di legno riciclati) spessa un paio di centimetri, la stessa che irrobustisce anche il resto con l’eccezione dei fianchi. Rimane libero l’accesso ai circuiti.
A differenza dei potenziometri (1 volume, 1 tono) e del ponte Tune-o-Matic con stop-tail i pickup sono avvitati direttamente al metallo. Il manico ha profilo comodo di medio spessore, tondeggiante, con tastiera agevole e scala da 648mm. Le meccaniche sono metalliche con palettine a tulipano.
Utili i quattro gommini sul fondo permettono di poggiare la chitarra comodamente in piedi senza bisogno di supporti, visto che la presa jack è sul fianco.
Da spento lo strumento suona poco. La necessità di rinforzare il metallo della cassa e la mancanza di buche annulla quasi completamente l’emissione sonora. La chitarra è concepita per il suono elettrico ma non certo per la velocità pura e, secondo noi, sarebbe valorizzata da corde meno sottili di quelle di serie.
Il suono dei 3 mono-bobina è poco potente, ma meno condizionato di quanto ci si poteva aspettare dal tipo di cassa. Il selettore è a 3 posizioni e le differenze non sono molto marcate, a parte – come prevedibile – quella tra i due pickup esterni.
Una buona schermatura elimina problemi di ronzio e il timbro base è di taglio semi-acustico senza grossi picchi su bassi o acuti.
La chitarra, fornita di trussrod per regolare il manico, è ben bilanciata e, con la giusta combinazione fra setup e amplificazione, si presta a suonare del buon blues e anche qualcosa di diverso. Sarà il fascino dell’oggetto così caratteristico, ma averla tra le mani porta dritti verso il Missisippi più che nei sobborghi di Johannesburg.
La curiosità, a questo punto, è per gli altri pickup, in particolare P90.
L’ukulele Bohemian Surf Wax ha lo stesso tipo di struttura riportata in scala, con cassa un po’ più piccola e manico in acero di lunghezza ridotta. Anche qui la paletta è verniciata in un colore che ricorda quelli della cassa. Il ponte è, invece, di tipo fisso in stile Fender con quattro sellette regolabili, mentre l’unico pickup è un single-coil a quattro poli.
Le manopole sono le stesse, volume e tono, e anche il simpatico uke è in grado di stare in piedi da solo grazie ai comodi gommini fissati sul fondo.
Il suono è fortemente caratterizzato dalle corde metalliche utilizzate per il pickup magnetico, chiaramente diverso da quello delle normali corde in nylon, rendendo anche difficile sfruttare alcune tecniche tradizionalmente legate allo strumento.
D’altro canto, con un minimo di adattabilità è possibile divertirsi sfruttando questo originale ukulele anche al di fuori del suo contesto storico, magari con un efficace strumming o anche – come testimonia il filmato realizzato con l’imperturbabile Fabrizio Ranieri alla chitarra – a colpi di bottleneck e slide.
Lo strumento è molto carino e qualche imperfezione nella rifinitura dei tasti è facilmente risolvibile. Bohemian stesso avverte che in qualche caso potrebbe servire un ritocco al setup.
In conclusione, gli strumenti Bohemian Guitars hanno un prezzo accettabile e una personalità indiscutibile. Non nuoce neanche il fatto che i titolari siano sensibili alla causa ecologica e che un nuovo albero venga piantato per ogni ordine ricevuto attraverso il partner Trees for the Future.
Se cercate qualcosa di diverso…
Gli strumenti Bohemian sono distribuiti in Italia da Backline.
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