Ancora Acoustic Remodeling in un formato più completo dell’AC-2 e con una buona fornitura di effetti, tra riverberi, echi e modulazioni.
La presenza di un compressore per molti può fare la differenza e la dotazione maggiorata di output permette di lavorare in stereofonia con segnale bilanciato. Non mancano neanche booster ed efficace anti-feedback.
Il primo preamplificatore per strumenti acustici che mi è capitato tra le mani era una scatolina nera con un input, un output e quattro manopole per regolare bassi, acuti, volume d’uscita e ‘sensibilità’ in ingresso.
A fine anni settanta era il top della tecnologia ed era studiato per i primi minuscoli trasduttori piezoelettrici, non particolarmente fedeli al suono originale secondo il metro odierno.
Facendo un paragone era quasi un treno a carbone e oggi viaggiamo su monorotaia ad altissima velocità, se non addirittura con transferimenti istantanei à la Dr. Spock (con o senza orecchie a punta).
Abbiamo la scelta fra tecnologia tradizionale, ora molto più avanzata e prevalentemente analogica, e processori digitali in grado di saltare a piè pari tutta una serie di ostacoli per portare – auspicabilmente – dritti di fronte al suono ideale.
Se la qualità del trasduttore applicato allo strumento rimane comunque un elemento condizionante per quanto riguarda la qualità del suono riprodotto, è evidente come questa sia ancora più critica nel primo caso.
Il ricorso alle suddette scorciatoie digitali può senz’altro rendere la vita più facile in molti casi, andando magari a compensare parzialmente eventuali ‘peccati originali’ dello strumento.
Lo Zoom AC-3 è il fratello maggiore dell’AC-2 da noi testato di recente e ne conserva le caratteristiche di base, fra cui l’estetica che riporta direttamente alle venature del legno con una sagoma laterale ripresa direttamente da quella della cassa di un’acustica.
Si tratta di D.I. box evolute che incorporano funzioni di preamplificazione e – in questo caso – anche effetti digitali per collegarsi in diretta al p.a. della sala, all’ampli, al mixer o al proprio PC.
Rimandando alla lettura del test dello Zoom AC-2, qui ci interessa sottolineare le differenze fra i due oggetti, che partono già da un prezzo notevolmente diverso.
Vale la pena di spendere un centinaio di euro in più per l’AC-3? Dipende da una serie di fattori che andiamo a vedere assieme.
La filosofia di base è la stessa: tutte le funzioni essenziali di una buona D.I. con il bonus offerto dai modelli digitali di ultima generazione.
Il formato dell’oggetto è evidentemente diverso, la larghezza è più del doppio rispetto all’AC-2 e su un pannello più ricco di controlli spiccano subito i tre pulsanti cromati.
A quelli per entrare in bypass/tuner e attivare il booster qui si aggiunge un ulteriore switch per inserire l’effetto prescelto.
Rimane sempre disponibile separatamente il riverbero di base, che qui guadagna anche una regolazione per il tono o colore.
Nel DSP di effetti la selezione avviene fra 9 tipi di buona qualità con possibilità di regolare vari parametri:
- Chorus 1 e 2: uno più moderato e uno più marcato, soprattutto in stereo
- Tape Echo: il ricercato ondeggiare dei vecchi eco a nastro
- Analog Delay: eco con ripetizioni dalla timbrica piuttosto calda
- Delay: suono più brillante ed effetto ping-pong in stereo
- Hall Reverb: per ricreare il grande ambiente di una sala da concerto
- Mod Reverb: la riverberazione del segnale acquista spessore con la modulazione
- Tremolo: regolabile in velocità e profondità
- Pad: per arricchire gli accordi con una coda densa e affascinante
Altra differenza evidente con AC-2 è l’aggiunta di una seconda manopola rotativa, Target Guitar, per scegliere il modello preciso di chitarra al cui suono ci vogliamo avvicinare.
Rimane identica la selezione generica del tipo di strumento collegato, ma in questo modo possiamo essere ancora più precisi. Es.: scegliendo “dreadnought” come Source Guitar abbiamo poi a disposizione ben tre alternative come Target di riferimento fra D-18, D-28 e D-45.
Con una corretta scelta del tipo di pickup (magnetic-piezo-off) ed eventuali ritocchi ad EQ e volume (una sola manopola per input/output, brevettato) un buon risultato sarebbe già a portata di mano, ma ci aiuta ulteriormente la presenza di un compressore.
La regolazione è solo di quantità ma l’effetto è immediatamente avvertibile nella definizione e volume del segnale, che risulta più omogeneo nelle variazioni di dinamica.
Della funzionalità dell’accordatore, del boost regolabile in quantità di guadagno e del feedback-killer abbiamo già detto parlando dell’AC-2 e qui non c’è nulla da aggiungere.
Facili ed efficaci. Il booster è utile per il momento dell’assolo o per bilanciare strumming con arpeggi. L’anti-feedback è un’arma indispensabile per chiunque salga su un palco con una cassa acustica vibrante.
Come abbiamo già scritto con chiarezza a proposito del ‘fratello minore’, questa rinnovata serie Zoom AC brilla per intelligenza di progettazione, sottolineando l’appetibilità estetica che va di pari passo con la qualità del suono e la semplicità di utilizzo.
Non vi aspettate una bacchetta magica che trasforma la vostra zucca in carrozza: il suono originario dello strumento viene rispettato nel bene e nel male.
AC-3 è senz’altro più completo di AC-2 e costa di conseguenza di più. È anche notevolmente più ingombrante, ma questo è un problema relativo se è l’unica cosa da portare con sé oltre alla chitarra.
Sacrificare gli effetti e il compressore per infilare l’oggetto direttamente in custodia? A ognuno la sua scelta.
Maggiori informazioni dal distributore italiano Mogar Music.
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