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Marconi Lab EGO, non per tutti ma regala alte prestazioni

Design estremo, costruzione modulare, sistema computerizzato di gestione dei pick-up ma con l’anima di una chitarra “normale”, questa è la Marconi Lab My Ego.

Abbiamo gia parlato di una Marconi Lab qui su Musicoff alcuni anni fa, un modello signature di Akiko Onji, chitarrista giapponese estremamente dedito al tapping, che riportava delle scelte, sia in termini di legni che in termini costruttivi, estreme per molti dei musicisti. Citiamo ad esempio la tastiera fanned con un inclinazione dei tasti molto ampia.

Stavolta invece proviamo un modello “entry level” del catalogo.

Design noto, ma con alcune migliorie

Abbiamo un design “estremo”, dal punto di vista non solo visivo, ma anche dal punto di vista funzionale (non solo per la parte modulare della chitarra, per il tummy cut e il modulo heart per l’elettronica) ovvero per rendere lo strumento più funzionale per la performance del musicista.

Marconi Lab EGO

Abbiamo un affinamento, un “fine tuning” delle forme rispetto a quelle viste quasi un lustro fa, che rendono lo strumento più stabile e “normale” per la maggior parte dei musicisti, ma andiamo a vedere la scheda tecnica ufficiale dello strumento:

  • Scala : 25.5″
  • Costruzione del manico: Headless AVS
  • Materiale del manico: Acero Canadese
  • Tasti: 24 mod.6105 Medium Jumbo  in lega di Nickel 18%, con zero fret in titanio
  • Shape del retro del manico: Standard  thin
  • Materiale della Tastiera: Richlite® High tech
  • Raggio della Tastiera: Compound 10″/16″
  • Truss Rod: Doppia azione estraibile 
  • Inlays: Side dots da 2 mm in Ergal
  • Materiale del Body: Tiglio
  • Ponte: T4M® a sellette fisse ricavate dal pieno
  • Pickups: Seymour Duncan® ‘59 / Jeff Beck
  • Pickup Switch: Hyperswitch Seymour Duncan
  • RF-Id: NFC
  • Colore: Racing Red
  • Peso: 2.6kg
  • Dimensioni: L80cm W32cm H12cm

Parliamo di uno strumento abbastanza vicino al mondo Fender per via della scala del manico, ma il raggio, materiali utilizzati e scelte strutturali la rendono una chitarra già molto moderna, nonostante sia la più “classica” in catalogo.

Il manico è molto comodo e a parte la mancanza della paletta la sensazione è abbastanza familiare, soprattutto se si viene dal mondo superstrat, in quel caso l’approccio è davvero simile.

Marconi Lab EGO

Per quanto riguarda la questione del body, si fa leggermente più personale, la chitarra riesce a essere equilibrata, molto slanciata; potreste forse trovare (non nel caso di chi scrive) il tummy cut non proprio affine alle vostre abitudini, magari in tal caso sarà necessario scegliere un taglio diverso con il costruttore.

A differenza del modello testato diversi anni fa, il corpo si fa decisamente più ergonomico per il musicista, non viene limato ulteriormente il peso, ma la forma riesce a cadere meglio addosso al chitarrista, rendendo comunque la “vestibilità” più accurata e equilibrata.

Pickup normali, elettronica molto meno

Abbiamo essenzialmente la combinazione di due pickup classici, che abbiamo visto su un numero incredibile di chitarre, ma il plus in questo caso è quello del sistema HyperSwitch di Seymour Duncan.

Marconi Lab EGO

Facciamo una prova per vedere come si comporta, la configurazione dell’HyperSwitch è stata settata come segue:

  • Posizione 1 – Pickup al manico 
  • Posizione 2 – Pickup al manico splittato
  • Posizione 3 – Entrambi i pickup splittati
  • Posizione 4 – Pickup al ponte splittato
  • Posizione 5 – Pickup al ponte

Il tutto è stato poi passato su Overloud TH3 usando alla simulazione di una Brunetti Mercury con un delay a nastro e la simulazione della sua cassa CustomWork con un microfono a nastro (simulazione di un Royer) e un microfono a condensatore (simulazione di un AKG 414).

Il comportamento dell’Hyperswitch non cambia in maniera folle il suono, questo evita qualsivoglia sospetto di “colorazioni” indesiderate; il suono di entrambi i pickup rimane invariato rispetto a un cablaggio “standard” su un normale switchblade.

Abbiamo una paletta di suoni noti al mondo del Rock, l’impressione è vicina ai suoni delle superstrat del mondo Charvel (giusto per dare un punto di partenza noto a tutti) e che quindi ci permette di girare intorno agli anni 80-90 del Rock, ma anche nel mondo del Pop è possibile ottenere belle sonorità.

Impressioni di utilizzo

Voglio concentrarmi sull’ esperienza tattile dello strumento, dato che i pickup sono comunque dei classici diventati dei must have per molti dei chitarristi.

Abbiamo una chitarra dal feeling molto comodo, perché abbiamo una scala comunque “nota” (quella di una strato) unita al fatto di avere un raggio composito e questo permette di essere molto agili e di poter effettuare bending senza la benché minima fatica; la sezione di accesso ai tasti più avanzati è agevole ma rimanendo una chitarra equilibrata in posizioni da seduto.

Stesso discorso vale per il tummy cut che in questo caso è modulare, riesce a dare comfort all’utilizzatore anche per sessioni molto lunghe, parlo anche per abitudine dato che è molto simile al tummy cut presente sul modello provato diversi anni fa.

Parliamo di uno strumento che non possiamo però associare a una stratocaster se non per la scala e numero e tipologia dei tasti, abbiamo poi la presenza dello zero fret, raggio composito, tastiera in richlite e corpo in tiglio, quindi come si traduce tutto questo in termini sonori?

Marconi Lab EGO

La chitarra è abbastanza equilibrata, con qualche leggera medio-alta in avanti rispetto al resto, ma di fondo è un feeling sonoro che risulta abbastanza “neutro”, questo è utile dal punto di vista dell’utilizzo finale, rimane uno strumento che può essere utilizzato in moltissime situazioni.
Soprattutto dal Rock al Pop può essere un’opzione ben riuscita soprattutto coadiuvato dal sistema Hyperswitch che permette di crearsi i preset della parte elettronica.

Abbiamo un suono arioso e con un attacco pronunciato per via della tastiera e dei tasti in acciaio, ovviamente non in modo eccessivo.
Il ponte si riconferma una roccia, è lo stesso Technology for Musician ricavato dal pieno che abbiamo gia visto nel modello precedente, ho riaccordato praticamente una sola volta un paio di corde di un quarto di tono ma solo dopo aver fatto bending come se non ci fosse un domani.

Possiamo definirla una chitarra “normale”? Sinceramente no, è la versione più basilare che i ragazzi di Marconi Lab hanno deciso di produrre per avvicinare la maggior parte dei musicisti alla loro filosofia costruttiva mantenendo un punto di incontro e rendendo l’esperienza più fattibile e meno traumatica.

L’approccio funzionale segue a tutti gli effetti la loro filosofia, un approccio quanto più poliedrico possibile per avere uno strumento utilizzabile in più contesti, dando quel tanto che basta di familiarità ma senza rinunciare a quello che oggi chiamiamo “personalità”.

Marconi Lab EGO

Seppur entry level, non è per tutti

Il prezzo di vendita di oltre 3000 euro la rende una chitarra difficilmente appetibile per tutti dal punto di vista economico, ma stiamo comunque parlando di un design fuori da ogni concezione, un’idea modulare per il tummy cut e per lo scasso dell’elettronica e tante ore di manodopera per la rifinitura insieme a un hardware di tutto rispetto.

Parliamo poi di uno strumento customizzabile (il prezzo è riferito a questo modello che voi potete liberamente configurare e ordinare il vostro strumento sul loro sito).

Marconi Lab EGO

Come un’auto da corsa in edizione limitata, si paga l’esclusività data dalle scelte costruttive piuttosto che da un nome sulla paletta, che in questo caso, peraltro, non è nemmeno presente.
Maggiori informazioni sul sito dedicato alla Ego Guitar.

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