Dopo tre lunghi anni di continui rinvii, dopo centinaia di telefonate nelle quali Pierangelo Mezzabarba della Masotti Guitar Devices mi ripete “Portami la tua x100m che devo aggiornarla… vedrai che suono, non c’è paragone!”, finalmente ho trovato l’occasione per portare in gita le bestie (una pelosa senza valvole e l’altra con le valvole senza peli) e lasciare la testata alle sapienti mani dei tecnici della Masotti per l’aggiornamento.
Se devo essere sincero non sono mai stato, in generale, un “fanatico dell’ultimo modello”, per lavoro mi devo scontrare continuamente con problemi continui causati da questa o quella patch informatica ed anche per questo motivo ho imparato che “squadra vincente non si cambia”.
Del resto, i suoni sono una questione molto personale e dopo 20 anni passati a cercare il mio, dopo averlo finalmente trovato, la paura di doverlo inseguire di nuovo era più che giustificata.
Ad ogni modo, se siamo qui è perchè la curiosità e la fiducia assoluta per Pierangelo hanno vinto sul mio istinto tradizionalista!
La base su cui lavorare è la mia x100m “Robyz signature” (niente di realmente unico ma dai tempi del preamp X3M abbiamo voluto riprendere quella dicitura per scherzarci su), prima release dell’amplificatore, oramai anni or sono, in versione modern con valvole 5881, trasformatori della prima serie, doppio master, crunch boost, master depth, tutto ovviamente gestibile via midi.
Per le mie esigenze è stata sempre ottima, ma lamentavo tre particolari che non mi soddisfacevano al 100%:1) il suono lead, a volumi alti, tendeva un po’ a stridere ed assottigliarsi sugli assoli, di fatto la cosa non era percettibile se non arrivavo dal crunch boostato, che essendo molto “grosso” metteva in evidenza la minor rilevanza del lead con chitarre più moderne. La cosa non mi ha disturbato più di tanto perchè facendo hard rock e rock blues nel 90% del tempo ho sempre il crunch inserito, con o senza boost. Inoltre a volumi meno spinti il suono era comunque perfetto.
2) Il taglio del brite sul canale clean lo rendeva un po’ troppo freddo e poco usabile, lo trovavo utile solo con la Les Paul.
3) Il clean era in effetti il canale che mi dava minore soddisfazione, passai alla modern con 5881/6L6 per migliorarlo ed avere suoni più rotondi e pieni, perdendo tuttavia le meravigliose medie delle EL34. A me piacciono i clean rotondi e “sporchi”, ancora oggi ho il ricordo del mio vecchio Soldano SP77 che come distorto non era niente di che ma aveva un pulito-non-pulito che potevi portare a saturare lieventeme e che mi mandava in paradiso.
Con la x100 finora non c’era modo di ottenere qualcosa del genere da quel canale e l’uso che ne facevo era limitato ai suoni “chorusati” e un po’ spaziali tipici del pop/rock anni ’80, cosa peraltro molto rara. Anche in questo caso comunque non mi ha mai disturbato granchè perchè finivo per regolare il crunch al limite del clipping, col pickup giusto ed il boost per i suoni più corposi: praticamente col solo canale crunch ottenevo tutte le varianti che mi servivano, dal clean al lead con tutte le sfumature intermedie.
Quando ne ho parlato con Pierangelo Mezzabarba mi ha detto che erano tutte cose che avrei risolto, perchè nel corso di questi ultimi anni la Masotti ha lavorato proprio in determinate direzioni: nuovo brite con taglio ben più usabile che “apre” senza dar fastidio ai timpani, lead più pieno con le medio-alte decisamente più cremose, ma soprattutto un canale clean derivato da un approccio davvero nuovo.
Piccola parentesi sul discorso clean: la monocanale Masotti M1, nata successivamente, dovendo contare su un solo canale per tutto, già abbracciava questa idea di pulito; la nuova Afterburner è partita con l’idea di un canale clean di stesso approccio della mono, anche perchè, caratteristica tutt’altro che trascurabile pur in una due canali, un clean così digerisce molto bene tutti i pedalini esistenti ed è molto più gestibile.
Il nuovo canale pulito è quindi figlio di un’altra scuola di pensiero e si è dovuto lavorare un bel po’ per adattarlo al meglio sull’ammiraglia di casa Masotti, ma fortunatamente sembra che non ci siano missioni impossibili per Pierangelo&co.
Il giorno in cui sono andato a ritirarla è stato memorabile per tanti motivi, innanzitutto perchè ho finalmente fatto conoscenza con Thomas “Doc” Colasanti e con un inedito Riccardo “Palmiuga” Di Paolo, che per l’occasione sono stati anche testimoni del fatto che quanto sto qui a raccontare non è frutto della mia fervida immaginazione; poi, naturalmente, ho potuto toccare con mano i risultati dell’operazione di aggiornamento potendo fare i giusti confronti e potendo comunicare le sensazioni a caldo su un setup standard e quindi senza la paranoia che il risultato venisse compromesso da qualche variante.
Canale Lead
Miglioramento ulteriore nonostante si arrivi da una base già altissima, niente più leggero stridore sugli acuti, niente suono che si assottiglia usando una strato, anche a volumi inumani (con cui si suona obbligatoriamente nel laboratorio Masotti!); noto che nell’insieme il suono tende ad essere anche più morbido, in effetti ho chiesto io stesso di ammorbidirlo leggermente per avere dei lead più “flautati”.
Ho avuto qualche difficoltà ad adattarmi a primo impatto, il suono in prova al laboratorio era pienissimo e potente a master ben sfruttato, mentre a casa, a volumi quasi domestici, il suono tendeva ad essere un po’ ovattato, mancando soprattutto l’attacco deciso che aveva prima… dopo un po’ di perplessità mi è tornato in mente che esistono anche i controlli di tono e dopo alcuni cambi di regolazione sono riuscito a far riemergere l’attacco e la giusta presenza anche a bassi volumi. Ad onor del vero va comunque detto che le mie casse hanno un comportamento abbastanza neutro e questo ovviamente porta l’ampli a suonare più scuro rispetto a quanto ci si aspetterebbe con normali casse da chitarra; non a caso, ora che è più morbido, il sound dei coni Seventy70, che per me era troppo scavato ed acceso, ora è decisamente preferibile ai B&C, dal timbro più medioso e pieno che compensava prima della modifica.
Bisogna stare attenti con il boost, che può tendere a impastare troppo il suono, non in modo drammatico ma lo stesso Pier mi conferma che il boost non andrebbe in realtà usato sul lead, anche se a mio parere in certi casi potrebbe essere l’ennesima variante espressiva.
In uso live, il suono è davvero enorme, come mi aspettavo la pienezza e la botta sono venute fuori prepotentemente, a differenza della situazione domestica nel live la testata si apre e lo fa a pieni polmoni, attacco, spessore sonoro, botta… sono tutti li a disposizione del tuo tocco.
Ad ulteriore conferma porto l’esperienza devastante della clinic di William Stravato a Cagliari: trovandosi William sprovvisto di ampli mi è capitato di prestargli il mio e quindi ho potuto godere del tono della Masotti messa in mano ad un formidabile chitarrista!
Canale Crunch
Non è cambiato in realtà molto e questo è buono visto che il crunch mi piaceva un bel po’ da sempre ed è sicuramente il canale portante del mio suono, un sound molto definito senza essere troppo secco, grande spessore senza impastare in modo eccessivo (a dire il vero se si vuole impasta piacevolmente con certi pickup e certe chitarre, agendo su depth e bassi si può comunque limitare l’effetto se tende a schiacciarsi sotto il resto del mix). Stesso discorso nel live, pieno e caldo, percussivo o morbido a seconda di quel che si vuole; ho notato che ottenendo gli stessi livelli di gain attraverso il boost invece che con il controllo apposito, il suono diventa maggiormente pieno ma al contempo più morbido, ottimo per quelle situazioni in cui non si vuole devastare le prime file ma serve comunque un suono sostenuto.
Canale Clean
Infine, ecco il canale tutto nuovo, quello su cui avevo le maggiori aspettative e speranze, che fin dai primi accordi si è dimostrato finalmente un Pulito degno di essere inserito nella stessa “scatola sonora” di crunch e lead made in Masotti.
Nello specifico ho notato che non è più “duro” come prima e rimane lievemente più compresso e facile da usare. Con il vecchio canale ero sempre un po’ in difficoltà perchè portato a “pestare” parecchio per ottenere un suono efficace e mi trovavo a sparire e riapparire dal mix per la sin troppa dinamica. Il primo impatto è quindi molto buono, faccio fare le regolazioni a Pierangelo mentre mi concentro sul tocco. Proviamo il brite e scopro che il nuovo taglio di frequenze è molto efficace, aperto senza essere troppo sferragliante, tantomeno sparato sugli alti, molto presente senza perdere spessore… decisamente positivo!
Ma la mia prova del nove è stato il portare il gain più in alto e vedere come si comporta: la soglia della saturazione che comprime ed enfatizza il tocco e arricchisce di sfumature il playing del chitarrista c’è tutta e ci si arriva con tutte le chitarre. Come dice lo stesso Pierangelo “questo canale rompe proprio bene” e quando un canale “rompe bene” digerisce altrettanto bene ogni genere di effettistica.
Giocare con i toni è utile per trovare molte altre sfumature, come da tradizione per questo marchio, ed ogni combinazione è pienamente usabile e segue il gusto del chitarrista, al punto che il 90% delle volte che accendo l’ampli non sto nemmeno a preoccuparmi di toccare qualcosa, al massimo tocco gli alti per trovare il giusto “sweet spot” per un suono morbido che emerga comunque dal mix.
In ambito live il sound regge bene il resto del mix, purtroppo la mancanza di momenti realmente “clean” non mi ha permesso di sperimentare con le varie sonorità, ma ho notato che con le stesse regolazioni di sempre il suono era comunque più presente e meno “duro” del pre-aggiornamento.
Ecco la descrizione tecnica che ho rimandato al termine di questo articolo per focalizzare maggiormente l’attenzione sulle sensazioni d’uso.
Come è noto è una testata 3 canali interamente valvolare, i canali hanno toni indipendenti per Clean e accoppiati per il Crunch/Lead, mentre i controlli sono indipendenti per tutto il resto in particolare:
- Clean: Gain, Alti, Medi, Bassi, Volume, Bright switch (midi);
- Crunch: Gain, Volume, Boost switch (midi);
- Lead: Gain, Volume oltre ai già citati alti/medi/bassi in comune con il crunch.
Nella sezione finale, troviamo Master, Depth e Presence, il secondo Master (optional).
Per il sistema di switching Masotti fornisce una pedaliera dedicata che può essere sostituita da un qualsiasi controller midi compatibile capace di inviare Program Change ma anche Control Change (per la commutazione dei singoli canali). Questa è una feature che ho fortemente difeso perchè sono sempre stato convinto che l’interoperabilità e l’uso di protocolli di comunicazione aperti fosse la strada da percorrere per soddisfare un cliente che presumibilmente abbinerà l’ampli con altri dispositivi.
I parametri su cui può agire il midi comprendono la selezione dei canali (clean, crunch, lead), ma è possibile “midizzare” anche altri switch, nel caso del mio esemplare: brite, boost, master1/master2 e loop effetti (ricordo che ogni testata Masotti è personalizzabile su moltissime scelte).
Il sistema consente di memorizzare le posizioni dei canali e delle opzioni in 128 locazioni di memoria richiamabili con apposito program change, oppure di attivare singolarmente ciascuna di esse con l’apposito control change, feature utilissima per improvvisare ed avere in punta di piede tutte le variazioni sonore senza ricorrere alla programmazione.
Proseguendo con la disposizione dei controlli, sul frontale troviamo i canonici power e standby affiancati da un’altrettanto classica luce blu (meno classica la fonte di luce che è ottenuta con led ad alta intensità, invece della lampadina da 12v, che garantisce una visibilità eccezionale in ogni situazione), gli switch brite, master e boost, coi relativi led posti a mo’ di semaforo sulla sinistra e i led di canale nelle rispettive zone di controllo di questi. L’interfaccia è chiara e facilmente accessibile, le manopole chicken head sono decisamente belle da vedere, la disposizione dei controlli è logica ed accoppia gain e volumi dei due canali crunch/lead ponendo in mezzo i tre toni in comune.
Sul retro troviamo 5 plug per gli speakers, due coppie parallele per 4 ohm e 8 ohm ed un plug per i 16 ohm, il loop effetti seriale con switch di attivazione (anche questo è comunque inseribile via midi ma viene bypassato se non sono inseriti i jack di send/return) e le porte midi IN, THRU e Footswitch. Infine troviamo i controlli del finale, compresi depth e presence; in effetti non è proprio una posizione comoda da raggiungere se si volesse intervenire sul suono durante la serata, va comunque detto che eventuali regolazioni si possono fare in modo efficace agendo sui volumi dei singoli canali, ben accessibili sul frontale, mentre depth e presence, nonché il bilanciamento dei due master, sono parametri che incidono quando si deve compensare la resa acustica del locale e di solito si fa durante il soundcheck.
Le finiture dimostrano ancora una volta l’estrema cura con cui vengono fatti questi amplificatori, a partire dalla scelta dei materiali disponibili che è ricchissima, io ho optato per un nero onestissimo e sobrio che resta pulito e pratico in ogni occasione ma devo dire che il coccodrillo bianco mi ha fatto parecchia gola.
Ogni dettaglio è curato e comunica solidità e bellezza allo stesso tempo, dalla maniglia per il trasporto, ben salda sul robusto case ma con una forma adatta a non segarti le dita della mano, ai controlli incassati, ogni cosa ha il suo giusto peso e la giusta forma… parlando di peso, nel complesso è davvero notevole, 26kg per uno sfaticato come me sono tanti, ma alla fine è un sacrificio che si fa volentieri! Roberto “Robyz” Sanna Nota della Redazione: rispetto agli interventi effettuati sull’ampli oggetto della recensione abbiamo avuto la fortuna di provare molto recentemente alcune ultimissime modifiche apportate a questa testata e vi invitiamo caldamente a sperimentare di persona la sua voce ulteriormente migliorata, sia sul canale clean che sui drive.
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