Molto spesso nel mondo dei plettri buona parte delle “novità” sono state spesso incentrare sui materiali o sulle forme, pur sempre partendo da quelle già note; si sono poi visti upgrade come i dorsi sagomati, grip migliorati, simulazione di moneta (per i fan di Brian May).
Nel caso di oggi partiamo dalla cosa più ovvia: parliamo della forma più o meno nota del Dunlop Jazz, con cui però ha in comune solo lo shape iniziale, infatti troviamo una serie di stondature che addolciscono i bordi e, soprattutto, visto dall’alto il plettro presenta delle curvature, vere e proprie ondulazioni, per poi acuminarsi sulla zona della punta.
Possiamo definirlo ergonomico e anche “didattico”.
Molto spesso, infatti, ci troviamo a usare il nostro plettro preferito ma, vuoi perchè non siamo abbastanza skillati, vuoi perchè a una certa la nostra mano cambia le sue abitudini, non riusciamo a mantenere la perfetta angolazione rispetto alla corda, il che causa errori di non poco conto e ulteriore difficoltà esecutiva.
Esigenze di un chitarrista, ma anche di più
Il catalogo di Plick the pick è enorme e possiamo dire quasi unico nel suo genere, è forse uno dei cataloghi più ampi in termini di forme che mi sia capitato di osservare negli ultimi anni, contando anche che sono forme modellate ad hoc e non copie di altro già esistente.
I due che mi sono capitati qui con me sono due modelli GR che stanno per Gianni Rojatti (chitarrista virtuoso italiano, leader della band Dolcetti), che nascono secondo me con una visione molto interessante per due punti di vista: comodità e semplicità.
Il plettro si impugna bene anche nel caso di chi come me ha un’abitudine “secolare” a plettri molto piccoli (jazz 3 e stubby small); si riesce a mantenere perfettamente perpendicolare alle corde senza avere movimenti innaturali di alcun tipo, non è complesso capire come posizionare il pollice per trovare la posizione.
La sagomatura e la modellazione sono probabilmente il vero fiore all’occhiello del progetto, che esprime ancora di più la definizione di “didattico” suddetta.
Dorso e punta sono molto più larghi di quelli che si possono trovare su plettri più “comuni”, ma dopo un periodo di utilizzo neanche tanto lungo (parliamo di qualche ora in tutto) , non si avverte la necessità di una punta più sottile e il grip si adatta bene al pollice garantendo così una salda presa.
Passando ora alla parte sonora, come si può anche visionare sul sito del costruttore, il GR nasce in due versioni distinte, che differiscono per timbrica e scopo di utilizzo.
Quello giallo (la distinzione tra i due è, appunto, cromatica) è il plettro che nasce per utilizzo solistico, viene costruito in celluloide e si presenta con una densità tale da dargli più rigidità, un attacco più pronunciato, un suono leggermente più deciso e a tratti più squillante.
Il risultato in termini di “playing” è un plettro da shredder a tutto tondo, che aiuta notevolmente le esecuzioni in sezioni anche estremamente complesse che fanno utilizzo di tecnica mista, plettrata alternata e pick slanting e che possiamo ritenere perfettamente in linea con lo scopo prefissato sia dal costruttore che dall’artista che ha collaborato alla progettazione del suddetto, il rischio che “scappi” dalla corda è pressoché nullo.
Quello verde, è il plettro che nasce invece per utilizzo ritmico, viene costruito in nylon e si presenta con una rigidità minore per permettere un migliore scorrimento tra le corde, un attacco più morbido e un suono a tutti gli effetti più equilibrato e omogeneo su tutto lo spettro.
In questo caso, abbiamo un plettro abbastanza morbido e scorrevole, permettendo così di suonare in maniera comoda e agevole un panorama di generi che partono dal funky e arrivano addirittura al metal; la forma ergonomica aiuta l’esecuzione dei power chords su brani particolarmente veloci.
Un plettro dall’effetto “trauma”
Per quanto possa sembrare un’affermazione forte, vista la forma così particolare parliamo effettivamente di un qualcosa a cui non si è abituati, il che per molti (me incluso) può essere all’inizio di difficile approccio; se siete della filosofia plug’n’play potreste sbatterci un po’ la testa, poi chiaramente ci si abitua.
La curva di apprendimento non è estrema, lo reputo padroneggiabile in circa tre giorni; dedicando un weekend agli esercizi di workout, diventerà il vostro plettro principale.
Prezzo accessibile
I plettri che potremmo considerare fuori dal coro non hanno mai prezzi del tutto economici, molto spesso si possono superare i cinque euro o addirittura i venti euro nel caso di alcune produzioni artigianali.
Qui siamo sui 3 euro per singola unità, un costo ovviamente maggiore dei plettri classici da 50 centesimi, ma dobbiamo tenere conto che questo è un progetto fatto su misura, con una forma ondulata piuttosto complessa da realizzare e mantenere un costo di questo tipo, in particolare alle condizioni di mercato italiane, è lodevole.
Anche solo per sperimentare, lo consiglio a tutti voi chitarristi, a mio parere con 6 di questi plettri si riesce ad averne una coppia per i live e il resto per casa o per registrare in studio oppure di backup.
Maggiori informazioni sul sito ufficiale Plick the Pick
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