Oggi sul mio banco test c’è un pedalino che incorporta il meglio dello storico suono Marshall, è il Super Plexi di Formula B.
Questo piccolo pedale, in un form factor estremamente classico, è composto da due circuiti che funzionano in maniera totalmente indipendente:
- Un circuito che simula il comportamento di un canale del Marshall JTM45, con un comportamento timbricamente simile a quello dei primi modelli degli anni ’60
- Un circuito che permette di boostare il segnale o prima o dopo il suddetto suono, il tutto possibile attraverso un apposito switch a levetta
Questa metodologia strutturale è una cosa che possiamo vedere anche su altre tipologie di pedali in commercio, quindi il discorso da fare per il Super Plexi è prettamente incentrato sulla risposta timbrica, su quella dinamica e sull’interazione con l’amplificatore.
Come detto prima, questo pedale simula un JTM45, quindi le possibilità di utilizzo con un amplificatore che non sia un Marshall possono interessare non poco il chitarrista, dato che è possibile ottenere:
- Un diverso clean “sporco” del nostro amplificatore
- Un canale overdrive in caso avessimo un amplificatore monocanale (esempio banalissimo il mio Supro Black Magick)
Per quanto riguarda l’ottenere un “pulito” in stile Marshall dal nostro amplificatore, possiamo dire che l’impronta, nonostante sia un pedale, si riesce a ottenere senza troppa fatica, però un utilizzo consono (a descrizione di chi scrive) sarebbe quello di tenerlo sempre al livello di breakup – che sarebbe appunto il suono del pulito appena saturato, giusto un pelo prima che l’amplificatore cominci a crunchare in maniera vera e propria – per ottenere una sonorità ancor più veritiera.
Se spingiamo il pedale verso territori di maggiore distorsione, invece, il sound che si ottiene non è assolutamente estremo, parliamo di un suono che al suo massimo (utilizzando anche il booster) arrivi a sonorità hard rock, i riferimenti più congeniali sono:
- Led Zeppelin
- Deep Purple
- AC/DC
- Cream
- Jethro Tull
- Rush
Il risultato è un suono estremamente presente, riesce bene a uscire dal mix anche senza bisogno di utilizzare il booster integrato, il suono non è mai troppo esile (anche dopo le prove su piccoli amp a pile) però quando sia il gain che il volume generale sono a livelli alti necessita di un po’ di attenzione quando si vuole giocare di dinamica con la chitarra; il consiglio è di imparare a usare bene il potenziometro del volume sulla chitarra, un uso vecchio stile ma pur sempre attuale ed efficace.
La risposta sotto le dita può dare molte soddisfazioni per chi è un amante del blues, mantenendo il solo suono “breakup” si riescono a ottenere un sacco di sfumature, partendo da un calmo clean fino a una prima saturazione.
Visto che il potenziometro del tono ha un Q (ampiezza di intervento sulla frequenza preimpostata) abbastanza ampio, non possiamo parlare di suono “scolpito”, ma è comunque una soluzione molto semplice e veloce da usare su un buon range di freqeunze utili; se si è più esigenti si può inserire un equalizzatore in pedaliera.
Piccola parentesi sul booster: funziona bene e fa il suo lavoro senza enfatizzare alcuna frequenza e mantiene le caratteristiche del pedale che va a spingere, nonché dell’amplificatore.
L’ultimo punto, probabilmente il più importante, è infatti quello dell’abbinamento con l’amplificatore: è quasi ovvio dire che questo pedale riesce a esprimere al meglio il suo potenziale con amplificatori dal pulito cristallino, però è doveroso aggiungere che le sfumature ottenibili con amplificatori più particolari, come uno Hughes & Kettner, un Supro o un Suhr o un Laney, possono rendere il carattere dell’amp più vicino al suono che il pedale vuole ricreare.
Attualmente l’accoppiata che ho reputato più consona è con un Hiwatt (dalla serie T a salire): potenza dell’amplificatore e cremosità del suono Marshall.
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