Nella famiglia dei pedali di preamplificazione, esiste un fil rouge che accomuna una ricerca di determinati suoni solitamente desiderati dai chitarristi.
Questo non vale solo per chi acquista un pedale, ma anche per chi decide di crearlo. L’idea dietro un pedale è molto spesso una somma di esperienze, contesti e gusti che arrivano a collimare in un punto in comune con chi decide di acquistarlo.
Ma di che tipo di contesto stiamo parlando in questo caso?
Risposta molto semplice e a tratti banale: stiamo prendendo a piene mani da un contesto rock dal sapore molto inglese, che strizza l’occhio a un periodo tra gli anni ‘60 e ‘70, comprese le appendici che hanno formato generi più tendenti verso lo psichedelico.
Questo è il biglietto da visita del TeFi Gain Over, un overdrive a due canali costruito nelle lande abruzzesi.
Un’estetica particolare ma… non in questa versione
Senza prendere in considerazione la versione attualmente in utilizzo (la black), il Gain Over è frutto di un’idea che, in maniera anglosassone, definiremmo “personal branding”, ovvero un’impronta estetica che comunica un format o una history (giusto per continuare con i termini d’oltremanica) ben definita e lineare.
Ma di che tipo di storia parliamo? Per certi versi si potrebbe parlare di un’estetica quasi naïf, con la creazione di personaggi in parte caricaturali. A prescindere dal gusto estetico personale, non si può non definire questo un tocco caratteristico e per certi versi anche simpatico, in un mondo di design quasi “copincollati” dove si tende alla replica perfetta del pedale storico o alla modernizzazione estrema.
È un interessante percorso che permette all’ azienda anche di “spiccare” prima all’occhio e poi, ovviamente, all’orecchio.
Una voce British e pochi controlli
Volendo parlare di suoni, è abbastanza lapalissiano il carattere britannico del sound del Gain Over.
Abbiamo a disposizione due canali con un’equalizzazione unificata, una scelta aziendale per rendere “user friendly” il pedale che forse potrebbe far storcere il naso a qualche utente più avvezzo a usare pedali che sembrano la plancia comandi dell’Enterprise, però fa il suo dovere.
I due canali sono suddivisi in base al clipping, ovvero Soft e Hard. Il massimo gain ottenibile non è estremamente heavy,, ma si spazia in un ventaglio di sonorità che arriva fino all’hard rock anni ‘80, anche se non è la sua vocazione principale.
La campana dell’equalizzazione chiude e apre quanto basta senza esagerare, permette di riuscire a correggere il tono per potersi rendere intelligibili nel mix senza snaturare il carattere dei canali.
I controlli sono i seguenti:
- Lo Vol – Volume del canale Lo
- Lo Gas – Gain del canale Lo
- Contour – Controllo della campana di equalizzazione
- Hi Vol – Volume del canale Hi
- Hi Gas – Gain del canale Hi
Una struttura simile potrebbe non essere il non plus ultra per gli amanti del “controllo totale”, ma è anche vero che molto spesso una soluzione minimale può essere una scelta più azzeccata per avere un risultato fattibile in un tempo tutto sommato ragionevole, non tutti sono predisposti a spendere un paio d’ore di tempo per ottenere un suono da un overdrive.
La vocazione sonora
Partiamo da una base sonora decisamente “briosa” con una buona dose di medie e medio alte frequenze. La dinamica è quanto ci si aspetta da un pedale comunque progettato e assemblato in maniera artigianale (o hand made o premium, come preferite definirlo), cioé riesce a essere rispettoso del tocco del chitarrista, forse un pelino più compresso e meno dinamico il canale hard, partendo da un gain stack decisamente più aggressivo, nulla di incredibile sia chiaro.
Il canale Lo restituisce una dinamica più ampia, ma nasce per altri scopi.
Il primo canale riesce a portarci fino a una soglia di “edge” ovvero quando si comincia ad avere una prima saturazione. Si può arrivare a un suono crunch decisamente soft ma non si può chiedere altro, è utile per quei suoni Bluesy dove non si vuole esagerare in termini di gain (non si cerca qui la sonorità di crunch spinto alla Gary Moore, a meno che non stiate boostando l’amplificatore).
Il secondo canale non comincia da dove finisce il primo, è presente un dislivello in termini di guadagno non molto diverso da due veri e propri canali di un amplificatore.
È un suono che permette di ottenere il crunch grintoso pieno di medie frequenze che prende il suono british di un ampli con valvole EL84, non proprio un suono morbidissimo, ma la cosa dipende molto dall’headroom dell’amplificatore.
La combo più interessante con gli ampli che avevo in casa è stato con il piccolo Fender Champion 600 moddato con valvole TAD e cono Jensen, mentre con un Hughes and Kettner si passa in territori decisamente più frizzanti, il canale pulito (comunque in stile Fender) ha bisogno di essere regolato di fino con il il controllo dell’equalizzazione del pedale.
Diamo uno sguardo all’interno
La costruzione interna del pedale si presenta attenta, con una gestione dei cavi che permette di non avere problemi di sorta. Tutti i componenti trovano posto nella PCB che è ben assemblata ed estremamente pulita.
Per quanto questo possa sembrare alieno ai discorsi prettamente chitarristici, è utile apprezzare un’attenzione particolare a creare un prodotto che quantomeno sia bello da vedere anche all’interno, e che – citando i designer industriali – dia l’impressione quanto più lontana possibile di mettere le mani su un qualcosa di grezzo o complicato.
Certo il mondo dei pedali non possiamo aspettarci che sia come quello dell’elettronica di consumo, mentirei spudoratamente, però per il chitarrista è meno “traumatico” aprilo per vedere l’interno in caso di problemi.
Alla fine, a cosa serve?
Possiamo dire che rientra nelle necessità di chi cerca un suono prettamente inglese, ma che inoltre può “ampliare” le possibilità in senso stretto di una testata (o un combo) monocanale, così da renderla “quasi” una tricanale per le esigenze di un rocker, avendo le distorsioni in un massimo di due pedali, ovvero il Gain Over e un booster lineare.
Però, non è quel tipo di suono inglese che noi associamo soprattutto ai Marshall, abbiamo una voce con un taglio più vicino probabilmente a quello di un VOX d’annata che è molto più particolare, non è estremamente “possente” come ci si aspetta da un SLP, ma permette di entrare in un contesto decisamente meno battuto dalla maggior parte dei pedali presenti, il chè non è da sottovalutare.
Maggiori informazioni sul sito di Tefi Vintage Lab
Aggiungi Commento