Sarà per il suggestivo colore Java Sunset, che ricorda i tramonti dell’isola indonesiana, ma la chitarra elettrica Cort G280DX colpisce subito l’attenzione. Una volta imbracciata, non perde tempo a dimostrare quanto può offrire per una cifra molto contenuta. Francesco Savarese l’ha messa sul banco di prova per un test.
Del look abbiamo detto. La versione alternativa, più scura, è decisamente meno accattivante. La parte del top fiammato che sfuma sul chiaro va praticamente ad accogliere l’innesto della tastiera, anche questa in acero. L’effetto bi-colore viene poi ripreso sulla paletta.
Il body è in ontano tinto in marrone scuro per contrastare con il resto. L’innesto con il manico è un robusto quattro-viti con la smussatura che garantisce un accesso morbido della mano sinistra agli ultimi tasti.
I frets sono medium jumbo, rifiniti discretamente. Un buon setup con un minimo ritocco anche al capotasto può sicuramente migliorare ulteriormente la comodità d’uso.
Buona la qualità dell’hardware. Le meccaniche, autobloccanti con regolazione posteriore, sono di tipo staggered, cioè con i piloncini dall’altezza decrescente verso la cima della paletta. Sono evitati in questo modo i classici abbassa-corda.
Il ponte è di tipo tradizionale, in solido acciaio. Opportunamente regolata, la leva si muove bene sui suoi due piloni consentendo effetti vibrato per condire gli accordi o anche bending dalla buona escursione. Una minuscola brugola permette di fissarla in sede nella misura voluta.
Come abbiamo verificato anche durante il test, la chitarra è comoda come si conviene a una double-cut di questa razza, con le smussature della cassa a garantire l’aderenza al corpo e al braccio destro.
È molto agevole – e quindi particolarmente gradito – l’accesso alla regolazione del truss-rod a fine tastiera: basta infilare la chiave tra le corde.
Mettendola al lavoro, la chitarra evidenzia subito la presenza di due anime parallele in termini di suono e la comodità del manico dalla sagoma piuttosto snella. La verniciatura è decisamente lucida e di questo dovranno tenere conto gli amanti del satinato, ma è solo questione di gusti. Le misure sono di tipo standard.
Il set di pickup è di tipo H-S-S e notiamo subito il bel singolo al manico, brillante ma caldo, con ottima risposta sui bassi. Come spesso accade, invece, il centrale ha poca personalità, ma fa il suo sporco lavoro in accoppiata con il potente humbucker al ponte per timbriche più decisamente orientate verso il rock, nasali e cariche di medi, come ben sentite nel test di Savarese.
Nelle posizioni 4 e 5 il mondo cambia drasticamente. Il volume dell’humbucker è maggiore, con una botta che è ottima per l’assolo cattivello del caso.
L’accoppiata dei due singoli è la più “fenderish” (consentiamoci l’obbrobrio linguistico…), perfetta per il blues e anche per un country-twang di discreta qualità, se non anche un rustico funk alla Red hot Chili Peppers.
In definitiva, la chitarra si fa guardare e anche suonare con piacere già così come esce dalla sua confezione. Considerato il prezzo, un pensierino lo merita senz’altro. Non sarà forse lo strumento “definitivo” per il professionista sofisticato, ma a tutti può dare buone soddisfazioni.
Maggiori informazioni dall’importatore italiano Backline Srl.
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