Design elegantissimo e moderno, costruzione impeccabile e perfetto interfacciamento con l’immancabile smartphone. Il metronomo vibrante Soundbrenner è un oggetto cui è difficile resistere, a costo di mettersi sul serio a studiare per migliorare il proprio timing. Ci siamo divertiti come bambini con questo utilissimo giocattolo.
Dagli antichi metronomi piramidali in legno con il loro tic-toc e l’oscillare dell’asticella metallica ai moderni oggetti elettronici a base di bip e pulsazioni luminose, l’evoluzione dei congegni destinati allo “studio del tempo” (concetto affascinante…) ha toccato oggi un nuovo traguardo.
Anzi, ha toccato il nostro corpo, e in più punti.
Presentato abilmente come il primo “accessorio da indossare” per il musicista, l’oggetto non avrebbe stupito nel catalogo della celeberrima azienda di Steve Jobs, ma è invece frutto di un giovane team posizionato atleticamente “tra Hong Kong e Berlino“. Beati loro.
L’intento è quello di aiutare i musicisti a migliorare la propria performance, ma l’attenzione verso un look appetibile è considerevole.
Le parole d’ordine della comunicazione sono “smart“, “wearable” e “powered by vibrations“.
Dell’indossabilità abbiamo detto e basta guardarlo per capire. Che sia “smart” non c’è dubbio, sia da solo che in collegamento ad altri device.
Il fatto poi che funzioni sulla base di vibrazioni è proprio il cuore della faccenda.
Secondo i progettisti Soundbrenner Pulse produce vibrazioni 7 volte più forti di quelle di uno smartphone medio. Posizionato nella zona più opportuna (la scelta è importante e può variare in funzione dello strumento suonato) l’oggetto vibra scandendo il tempo impostato e, con un minimo di abitudine (necessaria) permette di suonare e studiare come voluto.
Nella confezione – altrettanto elegante – troviamo due tipi di cinturino, uno per il polso e l’altro, più lungo, per legare l’oggetto sul braccio o in vari punti della gamba. Una cinghia ancora più lunga si può acquistare a parte.
Nella sua essenza, Pulse è un discoide delle dimensioni di un grosso orologio, apparentemente privo di regolazioni ma connesso magneticamente alla sottile batteria sottostante, ricaricabile con cavetto standard.
Andando a leggere le istruzioni scopriamo che l’intera superficie superiore è un grosso sensore e, allo stesso tempo, segnalatore luminoso, mentre la cornice permette l’accesso alle varie funzioni sfruttandone la rotazione.
Per accendere o spegnere basta ruotare di almeno un quarto di giro e poi toccare con due dita la superficie del sensore per due secondi.
Come per magia e con una lunga perentoria vibrazione che somiglia a un ringhio, l’oggetto si accende, illuminando con luce bianca il disegno centrale.
Perché entri in attività è necessario battere velocemente due volte con le due dita e inizia subito a pulsare al ritmo presettato, trasmettendo la vibrazione e lampeggiando, in verde l’accento e in bianco il resto.
Per aumentare o diminuire la velocità è sufficiente ruotare la solita cornice esterna in senso orario o antiorario, ma una comoda funzione tap-tempo è attivabile battendo almeno tre volte di seguito sul sensore in modo da impostare direttamente i bpm desiderati.
Chiaro, veloce, pratico. Inutile dire che anche lo stato di carica viene segnalato per mezzo di colori.
La sensazione iniziale è spiazzante: manca l’abitudine a percepire il tempo in questo modo così… tangibile. Serve un minimo di pratica per fare amicizia e soprattutto per scegliere la zone del corpo più utile. Per qualcuno il polso sarà sufficiente, per altri potrebbe essere meglio la gamba o la parte alta del braccio, a seconda dei movimenti richiesti dallo strumento. Poi, ci prendi gusto.
Una cosa è sicura: la vibrazione è tanto più avvertibile quanto più vicina all’osso. Avere Soundbrenner Pulse a contatto di vertebre, sulla schiena, è micidiale: impossibile far finta di non sentire.
Ma una tibia o un ginocchio possono andare più che bene. C’è poco da dire: funziona.
Le pulsazioni luminose aiutano, ma se in certi posizionamenti non le vedo? Entra in campo la app dedicata, offerta sia per iOS che per Android. Scaricandola sullo smartphone abbiamo un efficace metronomo stand-alone che permette non solo di attivare/disattivare suono e lampeggiamento, ma anche di scegliere una diversa suddivisione ritmica (terzine, puntato, etc) e di decidere dove mettere l’accento, ad esempio in tempi composti.
Chi possiede Pulse, poi, non deve fare altro che attivare Bluetooth sullo smartphone e avvicinare i due oggetti avviando l’App, in modo da “accoppiarli” automaticamente. A questo punto parte il vero divertimento, perché diventa possibile controllare tutte le regolazioni dallo schermo del telefono, le cui eventuali pulsazioni luminose e sonore (amplificabili con speaker o cuffie) vanno a integrare le vibrazioni. Comodissimo ed efficace.
Se poi aggiungiamo la possibilità di salvare i ritmi creati nella library, di sincronizzare più oggetti con un’unica app, e di ricevere i settaggi da una DAW esterna via MIDI, la scelta di non acquistarne uno diventa imbarazzante. Sempre che non ve lo abbiano già regalato per il compleanno. A qualcuno è già successo e da un po’ non risponde alle telefonate…
Maggiori informazioni dal distributore italiano Backline Srl.
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