Una chitarra dal fascino elegante e dalla combinazione ricercata e sofisticata, difficile che passi inosservata: è la Nebula di Valenti Guitars.
Il fattore estetico è, volente o nolente, estremamente importante in uno strumento, dato che l’effetto visivo “stunning” arriva sicuramente prima di quello acustico, in ordine di impatto e non di importanza ovviamente, ma è difficile dire il contrario.
Avere uno strumento che suona bene e riesce anche a essere ello, elegante e per molti versi ricercato, restituisce una sensazione diversa anche “sotto le mani”.
Questo ovviamente non è un dato scientificamente spiegabile, ma sarebbe sciocco o quantomeno poco umano non dare spazio a un fattore che rappresenta un plus, soprattutto di uno strumento di liuteria.
La Valenti Nebula è uno strumento che rientra nel concetto appena esposto, ogni strumento costruito da Luigi Valenti ha in comune solo la forma del body, tutto il resto segue le specifiche del cliente che decide, come quando si sceglie l’abito per il matrimonio, l’opzione più adatta alle sue esigenze e gusti.
Nel caso preso in esame, lo strumento ha un body in mogano con top in acero marezzato in una finitura violet burst molto accentuata, il manico è un pezzo unico di palissandro con la tastiera ricavata dallo stesso pezzo.
L’elemento però più interessante, per impatto estetico, è una cosa che per la prima volta mi capita di vedere, ovvero l’intero hardware color rame con estetica piuttosto relic, a partire dal ponte (sigma Schaller) passando per potenziometri, cornici dei pickup e meccaniche (grand tune schaller), che danno un effetto sicuramente meno appariscente di un hardware dorato ma molto piacevole (steampunk direi).
La chitarra ha un ponte fisso, una configurazione doppio Humbucker (Valenti Skoll handwound) con switch a tre vie, un manico incollato con 24 tasti e scala da 25″, con uno schema di dot crescente come una fase lunare.
Il binding della tastiera è in acero e dà un aggiunta estetica gradevole all’intero strumento, essendo comunque molto “dark” nella verniciatura e anche per via del palissandro che è un legno scuro (secondo solo a ebano e suoi derivati o a legni di torbiera).
Scura però non solo per estetica, dato che l’impronta timbrica generale è decisamente sulla stessa scìa per via della scelta dei legni e per l’elettronica.
Possiamo dire che questo strumento prende a piene mani da due mondi estremamente diversi l’uno dall’altro e che difficilmente riescono a incrociarsi in un brano e ancora più raramente ci riescono all’interno di uno strumento.
Il sound del clean è molto vicino a quello di una chitarra da jazz, certo non vicino a quello di una 335 o di una L5, però la sensazione che restituisce è in quella direzione, risultando molto particolare e per molti versi quasi disamante al primo utilizzo.
Dall’altro lato abbiamo un sound molto vicino al classic rock, estremamente cremoso (i pickup sono AlNiCo a basso output) e con molta dinamica, estremamente sensibile al tocco del chitarrista.
Pickup al manico
Posizione che lascia abbastanza stupiti, perchè ha un suono molto tendente a quello di un Archtop, estremamente scuro e rotondo, molto dinamico e con una risposta al tocco estremamente sensibile.
Anche quando viene splittato, quello che si ottiene è un suono molto vicino a quello di un FAT50, per quanto possa sembrare strano come paragone. Si ottengono quelle sfumature molto smussate, presenti e con una certa predominanza delle medie.
Si tratta di un suono secondo me ottimo per il jazz moderno e per il Pop.
Suono in posizione centrale
Tra le opzioni possibili, sia per quanto riguarda l’utilizzo in modalità full humbucker, sia in modalità splittata, questa è quella probabilmente più completa in termini di dinamica e di spettro sonoro.
La posizione centrale riesce a sopperire alla maggior parte delle mancanze che possono comportare l’utilizzo dei pickup singoli, però è una posizione che ha delle piccole esaltazioni sul range medio basso, nulla che renda effettivamente il suono ingestibile, ma è una cosa che mi aspetto perchè entrambi i magneti hanno un carattere leggermente medioso e la composizione dei legni dell’intero strumento lo rendono abbastanza scuro e più spinto sul regime delle basse.
Generi come il Pop e la Fusion potrebbero essere perfetti in questa combinazione timbrica.
Pickup al ponte
Il suono che troviamo nella posizione al ponte è estremamente morbido, si avverte ancora una buona presenza sul range delle medio-basse e ancora delle alte morbide e gestibili
Non si ottengono suoni troppo estremi, arriviamo ottimamente ai suoni del classic rock, mi sentirei di usarlo per tutto il panorama rock, ma anche per jazz rock e per la fusion.
Anche nella modalità splittata, che non risulta affatto nasale e nemmeno troppo scarica, il pickup al ponte riesce a dare un suono presente in termini di volume, leggermente più tendente al suono di un P90 che di un singolo “simil strato”.
Qui con i generi musicali ci si può sbizzarrire: classic rock, rock fusion, jazz rock, progressive rock vecchia maniera.
Dal lato della suonabilità, lo strumento è arrivato con un action abbastanza bassa, personalmente sono abbastanza abituato a questa tipologia di settaggio e la cosa non mi ha portato particolari problemi.
La Nebula risulta suonabile con una facilità incredibile, la sensazione sotto le dita è di grande leggerezza e morbidezza durante le esecuzioni, i bending e i vibrati risultano essere molto facili anche grazie ai tasti in acciaio utilizzati e ben coronati, che garantiscono un feeling eccellente.
Negli stili un po’ più “anni ’80” con abbondanti dosi di legati, tapping e shredding, la chitarra non perde di intonazione, le perdite di accordatura anche dopo strapazzamenti “evidenti” sono comunque molto minime. Cert,o dopo un paio d’ore dovrete riaccordarla, ma questo capita con qualsiasi strumento anche di altissimo livello.
Lo strumento ha uno street price di 3450 euro, e come tanti altri strumenti, anche industriali, che raggiungono questi prezzi, necessitano di un background culturale, di gusto e di competenza di una persona ben rodata nel mondo della musica e degli strumenti musicali.
Come tutti gli strumenti di alta liuteria, viene cucito addosso a delle esigenze specifiche del musicista, e qui scattano una serie di variabili che difficilmente posso prevedere, ma ovviamente (buona) parte del prezzo proviene non solo dal legno, ma dalle ore di lavoro (non poche) per ottenere questo top carved e per la costruzione totale dell’intera chitarra e dei pickup seguendo le personalizzazioni.
Si paga uno strumento elegante, particolare e “personale”, se vi passa anche solo una volta per la testa la domanda “si ma poi quando la rivendi?” è inutile approcciarsi anche solo all’idea di una chitarra simile, che è costruita per durare nelle mani di un chitarrista con le idee chiare
Maggiori informazioni su sito Valenti Guitars.
Aggiungi Commento