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Carmen – Georges Bizet

Dopo quasi centoquarant’anni dalla sua prima rappresentazione, un titolo spicca più di ogni altro fra i cartelloni dei teatri di tutto il mondo; la sua vicenda è tanto nota da non aver bisogno di alcun preambolo o introduzione, malgrado critiche e rivalutazioni spesso estreme, è rimasto sempre uno dei soggetti pre

Nel secondo episodio della nostra rubrica intitolata “Alla scoperta dell’Opera” ci siamo occupati della “Carmen“, uno dei lavori più celebri di Georges Bizet.

Dopo quasi centoquarant’anni dalla sua prima rappresentazione, un titolo spicca più di ogni altro fra i cartelloni dei teatri di tutto il mondo; la sua vicenda è tanto nota da non aver bisogno di alcun preambolo o introduzione, malgrado critiche e rivalutazioni spesso estreme, è rimasto sempre uno dei soggetti preferiti dagli spettatori di molti paesi.

Georges Bizet e la “Carmen” debuttarono all’Opéra-Comique di Parigi il 3 marzo del 1875, l’argomento della pièce fu tratto dall’omonimo romanzo di Prosper Mérimée, sapientemente adattato dal compositore insieme alle valide mani dei librettisti Henri Meilhac e Ludovic Halévy.
“Carmen” fu l’ultima opera teatrale composta da Bizet, prematuramente scomparso pochi mesi dopo la prima rappresentazione del suo massimo capolavoro.

La trama in questione è tanto famosa da non richiedere alcuna delucidazione, eppure, per approdare alla forma in cui gli spettatori di tutto il mondo la riconoscono, divenne obbligatorio un’accurato lavoro di adattamento del soggetto originale. Sospinta dalle tinte “spagnoleggianti”, dai ritmi roboanti e dalla feroce pulsione erotico-sentimentale, si snoda la vicenda del vero e proprio protagonista dell’opera, che sorprendentemente non è colei che le dá il titolo.

“Carmen” narra di José, personaggio maschile principale della vicenda, e della sua mutazione da semplice uomo comune a barbaro assassino. José è colpito fulmineamente dall’amore per Carmen, passione estrema e violenta che lo traghetterà alla cecità del suo delitto. Nel romanzo di Merimée la mutazione di José non è così “vivibile” come avviene invece nella sua controparte teatrale.
L’amore di José per la donna che non lo ricambia, lo porterà nel romanzo a ben tre omicidi, che però non colpiscono con la stessa forza d’urto dell’unico e conclusivo attuato dal personaggio nel melodramma di Bizet: José furente di rabbia ucciderà la donna dei suoi desideri.

Carmen - Georges Bizet

Per sedimentare la dirompente brutalità con cui l’irrefrenabile attrazione deteriora la stabilità d’animo di José, Meilhac e Halévy, pur riducendo i risvolti della sua carica omicida, diedero maggior risalto al ruolo di un terzo personaggio e ne crearono un altro dalla polvere. Escamillo è l’unico uomo e personaggio ad avere ascendente sentimentale sull’indomabile Carmen, ma è con la creazione di Micaela che Meilhac e Halévy riuscirono a conferire adeguato sostegno per il dramma di José. Micaela rappresenta l’amore puro, è promessa sposa di José, il quale l’abbandonerà per seguire l’esca lanciatagli da Carmen. Molto beffardamente l’esca ingannatrice prende vita nel più innocuo e inaspettato degli elementi: un fiore (“La fleur que tu m’avais jetée“).

La vicenda centrale è quindi sempre quella di José e Carmen, sul cui sfondo agiscono altri due personaggi, fondamentali nel dare giustificazione al tremendo atto che conclude la vicenda nel sangue. È il terzo quadro l’apice drammatico dell’opera, sulle parole “Dût-il m’en coûter la vie, non, Carmen, je ne partirai pas!” (“Dovesse costarmi la vita, no Carmen, non me ne andrò!“). José dà il via alla discesa verso il quarto atto e all’epilogo della sua pazzia. Il dramma di “Carmen” rapisce e cattura da sempre persone d’ogni generazione grazie alla carica di realismo insita nei fatti che costruiscono la vicenda, ravvivata dalla tipizzazione dei suoi protagonisti, e resa ancor più permeante dalla partitura di Bizet.

Il compositore caratterizzò l’opera con ritagli e citazioni dai colori spagnoli, sui quali sono state scritte numerose pagine nel corso degli anni. Tali tinte si resero necessarie a causa dell’ambientazione dell’argomento ma, seppure siano tratto fra i più caratteristici della pièce, i punti d’interesse della partitura sono altri. Più che sulla ripresa di Sebastiàn Yradier (la celebre “habanera” di presentazione di Carmen) o di Manuel García, vale la pena porre attenzione sulla varietà con cui Bizet riuscì a presentare i temi musicali senza sottoporli a un’elaborazione sinfonica di tipo wagneriano.

(1) Buon esempio di questa grande dote è proprio il tessuto musicale creato per José, personaggio più votato fra tutti alla varietà d’espressione, il quale nel corso di tutta l’opera ripete raramente un tema o una melodia. Altro punto di rilievo è sicuramente l’economia musicale, grande abilità del compositore francese, capace di non apporre mai una nota di troppo in virtù di una chiarezza e cooperazione degli strumenti con pochi pari.

Carmen - Georges Bizet

Per quanto riguarda l’apparato musicale la penna di Bizet regalò un indubbio capolavoro, fra i più funzionanti nella sua collaborazione di musica e intreccio, ma è sul piano drammatico che l’opera confezionò un vero e proprio gioiello. “Carmen” rientra nel genere dell’opéra-comique che aveva per argomento la vita di ogni giorno ed in cui si mescolavano tragedia e commedia, genere di cui Bizet fu sicuramente innovatore.

Il personaggio di Carmen è novità fra le più brillanti, racchiude in sé l’eroina e la cattiva, unione mai riscontrata nelle protagoniste dell’opera ottocentesca precedente (secondo cui almeno l’eroina doveva esser pura). La stessa concezione dell’amore che il personaggio di Carmen esprime non si era mai verificata sulle scene prima d’allora: la subdola incantatrice seduce José in pieno palcoscenico senza alcun timore del proprio successo. Infine, a guardar bene, anche l’omicidio compiuto in scena da José al termine dell’opera, era elemento sconosciuto per il genere in questione.

“Carmen” è pertanto un’opera capace d‘attrarre con la propria voluttuosità musicale, abile nell’irretire trame ritmiche travolgenti che agiscono da perfetto tappeto per l’emergere di una vicenda umana dalla profonda carica tragica ed emotiva. Il capolavoro di Bizet si avvicina senza timore alla vita, puntando alle radici della natura umana con tanta decisione da smuovere e attrarre anche l’animo ferito di Friedrich Nietzsche, che trovò proprio nell’opera in questione il lenitivo al gorgo delle partiture wagneriane.

In una lettera del 1858 Bizet scrisse durante il periodo di permanenza a Roma: “Ho paura del ritorno ho paura dei contatti coi direttori e coi fabbricanti di testi scenici, che non ritengo degni del nome di poeti. Ho paura dei cantanti; ho paura, in una parola, di quella tacita malevolenza che non ti dice niente di sgradevole in faccia, ma che ti impedisce ostinatamente di andare avanti“.

(2) Sono parole queste di diversi anni precedenti la stesura di “Carmen”, ma sempre valide nel rappresentare un animo fuori dall’ordinario se concepito in rapporto alla bontà della sua creazione musicale; forse solo da un animo intimorito, come dal suo estremo opposto, può scaturire un prodotto artistico che si distingua per lo stretto contatto con le più intime propulsioni dell’animo umano.

L’incomparabile successo riscosso dall’opera nel corso degli anni sarà forse valso l’espiazione dei terrori del suo artefice, Bizet, così poco fiducioso dei propri mezzi e sempre alla ricerca di quel riconoscimento di pubblico che mai gli fu sufficientemente tributato in vita.

A cura di Francesco Sicheri e Antonio Rostagno

Note:
(1) Winton Dean, Carmen in Bizet, pag. 227, Edizioni EDT, Torino, 1980.
(2) Winton Dean, Evoluzione e personalità musicale in Bizet, pag. 237 Edizioni EDT, Torino, 1980.
Il DVD di Carmen utilizzato per gli insert nel video realizzato è stato pubblicato nel 2006 ed è la versione Antonacci-Kaufmann-D’Arcangelo-Pappano.

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