“Al beatissimo e carissimo fratello Michele, Guido, abbattuto e rinvigorito attraverso molte vicissitudini!”
Così il celebre monaco Guido d’Arezzo apre la lettera rivolta ad una sua vecchia conoscenza dell’Abbazia di Pomposa, il confratello Michele. Si tratta di una missiva affascinante per il momento storico, in particolare perché ci fornisce delle informazioni sulla conoscenza della Musica antica.
In questo scritto troviamo esposta per la prima volta la sequenza di note che usiamo ancora oggi: UT (do) RE MI FA SOL LA SI.
Avevamo già accennato a questa lettera nell’episodio apposito su Guido ed oggi scenderemo più in profondità scoprendo anche altri altri saperi ad essa associata.
Per chi non ha idea di che cosa stiamo parlando lascio prima qualche coordinata di massima.
In sintesi…
Siamo nell’anno 1000 e il Monaco Guido cresce e si forma presso l’Abbazia di Pomposa. A detta sua, la vicinanza con i suoi superiori non è sempre comoda.
Le sue innovazioni nel campo didattico saranno un intralcio e fonte di invidia. Guido infatti si “specializza” nella formazione canora dei fanciulli.
Si tratta in buona sostanza di insegnare il vasto repertorio liturgico.
Generalmente si impiegano dieci anni per questo compito, in quanto la trasmissione avveniva prettamente attraverso l’oralità. All’epoca esistevano varie forme di notazione, ma ancora poco precise nel definire gli intervalli. Lo abbiamo visto più volte attraverso i neumi.
Nella lettera di cui stiamo parlando, Guido racconta di come avesse provato a mettere in pratica alcune novità sul versante didattico, ma che queste non furono accolte con plauso dai confratelli dell’Abbazia.
Guido, in seguito, si trasferirà ad Arezzo sotto l’egida del Vescovo Teodaldo. Qui troverà lo spazio per mettere in pratica le sue idee raggiungendo una discreta fama anche al di fuori della città aretina.
La sua didattica si basava principalmente sulla memorizzazione degli intervalli e la lettura dei neumi posti su un tetragramma. Grazie a questo ed altri espedienti pedagogici, Guido riuscì a ridurre il periodo di formazione a soli due anni, talvolta anche meno.
Ciò attirò l’attenzione del Papa Giovanni XIX il quale lo convocò a Roma. Il pontefice voleva comprendere da vicino l’efficacia del metodo.
Tutte queste vicende sono raccontate da Guido stesso nella lettera a Michele. Dove egli spiega come faccia a funzionare così bene il metodo.
Come anticipato, Guido descrive anche una particolare tecnica di memorizzazione contenente le prime sillabe corrispondenti ai nomi delle note.
Sicuramente un momento rivoluzionario per la Storia della Musica!
Con questo vi invito calorosamente a conoscere ulteriori dettagli guardando il video.
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