Qualche episodio fa abbiamo raccontato di come alcune antiche musiche greche e romane siano sopravvissute ai millenni. Tra queste avevamo anticipato le composizioni oggi attribuite al poeta e citaredo Mesoméde di Creta, musico vissuto sotto l’Imperatore Adriano, di lui amico. Oggi proviamo ad approfondire questa parentesi poco nota della storia musicale. Vedrete ci aprirà la strada ai prossimi discorsi sul Medioevo.
Dunque, siamo nel II secolo d.C. quindi un periodo in cui l’Impero vive il suo apice territoriale, in particolare per le recenti vittorie di Traiano in Dacia (117 d.C.).
Tuttavia per raccontare meglio le vicende del compositore cretese bisogna fare un balzo di oltre un millennio. Sentite qua!
Il sapere dei Galilei
Nel 1581 Vincenzo Galilei, padre del noto Galileo, pubblica il Dialogo della Musica Antica et della Moderna, avremo modo di sottolinearne l’importanza quando sarà il momento, per il momento vi basti sapere che si tratta di un testo che tenta di racchiudere e studiare l’arcano sapere musicale greco.
L’elemento più peculiare per il disorso che intendiamo esporre oggi è che al suo interno Galilei pubblica anche “quattro antiche Cantilene, composte nel modo Lydio, da uno degli antichi Musici Greci; le quali furono trovate in Roma da un Gentiluomo nostro Fiorentino [Girolamo Mei], nella libreria del Cardinale Sant’Angiolo, in alcune carte che erano dopo a un libro antichissimo in penna, della Musica d’Aristide Quintiliano & di Briennio; & da esso fedelissimamente tratte, & per sua amorevolezza mandatemi in questa istessa copia, di che vi faccio liberamente dono.”
Con queste parole Vincenzo Galilei introduce quattro antichi inni sopravvissuti alle grinfie e all’usura della Storia. All’epoca non avevano idea di chi fosse il compositore, ma per la prima volta i contemporanei potevano ammirare un frammento di musica antica scritta con notazione alfabetica greca.
Ora, senza entrare nei dettagli di come questi brani siano sopravvissuti e infine copiati da Galilei, sappiamo che questi sono oggi attribuiti al citaredo Mesoméde. Ciò significa che le composizioni, benché scritte in greco, appartenessero al periodo romano.
Per sapere qualcosa in più e per ascoltare questi curiosi inni vi invito a vedere il video.
Con questo episodio concludiamo la rassegna sulla musica greca e romana. Dal prossimo approdiamo al magico racconto della storia musicale del Medioevo.
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