Ciao a tutti Musicoffili, a partire da oggi daremo il via ad una serie di articoli dedicati ad una disciplina musicale che personalmente mi ha sempre affascinato: l’Organologia.
Tengo a precisare che, per diventare musicisti/strumentisti, non è indispensabile lo studio di questa disciplina ma, a mio avviso, l’approfondimento di tutti i temi inerenti al campo della musica può solo portare ad una preparazione completa, a maggior ragione se ci dedichiamo all’insegnamento.
Detto ciò, dopo questa breve premessa torniamo a noi!
L’Organologia è la scienza che studia l’evoluzione e le caratteristiche degli strumenti musicali e che ne analizza l’aspetto fisico-acustico, meccanico, costruttivo ed esecutivo. Questa parola potrebbe risultarvi del tutto sconosciuta, ma sicuramente in passato ne avrete già sentito parlare. Molti di voi ricorderanno probabilmente le lezioni di musica impartite alle scuole medie (o addirittura elementari), nelle quali il professore (o la maestra) spiegava le famiglie degli strumenti (io personalmente ho un ricordo ben nitido nel quale la nostra professoressa ce ne faceva disegnare una miriade).
Vi anticipo che tratteremo questo argomento nel suo sviluppo prevalentemente occidentale, nonostante la trattatistica musicale extraeuropea si è dedicata all’organologia secoli prima soprattutto in Cina (sistema dei Bayin “otto timbri” del VIII a.C.), in India (il Natyasastra: testo teorico sul dramma classico, III a.C./III d.C.) e nel Medio Oriente.
Ciò nonostante, come vedremo, lo sviluppo di questa materia così come è avvenuto in Europa, ci permette attualmente una catalogazione universale degli strumenti indipendentemente dallo sviluppo storico-geografico. Questo termine di etimologia greca (òrganon: strumento musicale, utensile) venne usato per la prima volta dal compositore e teorico tedesco Michael Praetorius (1571-1621) nel suo trattato “Syntagma musicum II – De organographia” (1619).
Colui che ha successivamente contribuito all’evoluzione di questa disciplina sviluppando l’attuale sistema di catalogazione quadripartita degli strumenti musicali è l’etnomusicologo e organologo Curt Sachs (1881-1959).
Assieme all’austriaco Erich Moritz von Hornbostel (1877-1935) definirono quella che ancor oggi rappresenta il principale sistema di riferimento per l’identificazione tipologica degli strumenti musicali, ovvero la “Classificazione Hornbostel-Sachs” pubblicata per la prima volta nel 1914: “Systematik der Musikinstrumente. Ein Versuch” in “Zeitschrift fu¨r Ethnologie” (Rivista di antropologia).Hornbostel e Sachs svilupparono le loro idee a partire da un sistema che precedentemente era già stato approfondito dal teorico belga Victor-Charles Mahillon (1841-1924).
Quest’ultimo divise gli strumenti in quattro categorie, in base alla natura del materiale che emette il suono: colonna d’aria, corda, membrana o il corpo stesso dello strumento.
Mahillon restrinse il suo sistema innanzitutto agli strumenti della musica colta occidentale, mentre Hornbostel e Sachs lo ampliarono alla classificazione di un qualsiasi strumento esistente.La classificazione Hornbostel-Sachs impiega la DDC (Classificazione decimale Dewey) ovvero uno schema di classificazione organizzato gerarchicamente.
Vi sono quattro categorie di primo livello (ampliate a cinque con gli elettrofoni) che si articolano in numerose sottocategorie, fino a raggiungere all’incirca trecento ramificazioni.Le cinque categorie principali che verrano analizzate nei successivi articoli sono:
- Cordofoni: il suono è prodotto dalla vibrazione di una corda tramite sfregamento, percussione, o pizzico;
- Aerofoni: il suono è prodotto per mezzo di una colonna d’aria che vibra all’interno dello strumento;
- Membranofoni: il suono è prodotto dalle vibrazioni di membrane, percosse dalle mani o da appositi battenti;
- Idiofoni: il suono è prodotto dalla vibrazione del corpo dello strumento stesso;
- Elettrofoni: il suono viene generato per mezzo di una circuitazione elettrica, o per induzione elettromagnetica.
Per concludere questa introduzione vorrei rispondere in anticipo ad una domanda che io stesso mi sono posto: “in sostanza, quanti strumenti musicali esistono?”.
Possiamo affermare che la lista sarebbe infinita poiché qualsiasi oggetto, utilizzato in una certa maniera assume la valenza di strumento. A questo proposito vi consiglio di spendere un po’ del vostro tempo sulla ricerca, l’ascolto e la visione dei vari strumenti antichi e moderni (e per questo ringraziamo il magnifico ed immancabile YouTube).Se questa lettura non vi ha dato sui nervi, stay tuned e prossimamente fate un salto a leggere il prossimo articolo: gli strumenti cordofoni!
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