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L’essenza del GROOVE: Second Line e Clavinet Funk

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Da musicista innamorato di tutta la black music, e non solo, posso affermare che l’influenza della tradizione musicale di New Orleans é stata determinante nella mia formazione e nel mio approccio alla musica.

È una città che ho avuto occasione di frequentare parecchio, prima e dopo Katrina, il violento uragano del 2005, approfondendo alcuni elementi che ripropongo spesso anche nella mia didattica, concetti soprattutto ritmici ma anche armonici e melodici, tra cui il cosiddetto “Second Line”.
Quest’ultimo lo ritengo fondamentale per lo sviluppo di tutta la musica afroamericana, in particolare per quegli stili fortemente sincopati ed incentrati sul “groove”, come il Funk, passando dal jazz di Louis Armstrong, sino ad arrivare a tutta la musica popular e jazz moderna.

Second Line e Clavinet Funk

Il “second line” si riferisce ai ritmi di una tradizione di sfilate nere che ha avuto origine appunto nella New Orleans del diciannovesimo secolo, in particolare nella famoso quartiere “Congo Square” anche se in realtà ha le sue origini nelle danze tradizionali dell’Africa occidentale in cerchio od anello, per poi arrivare in Louisiana dagli schiavi africani divenendo un rituale per gli africani in America, specialmente in varie processioni, compresi funerali.

Un ritmo dalle radici profonde

La pulsazione ritmica basata sul second line é stata notevolmente utilizzata da svariati musicisti nel tempo, dai primi pattern ritmici utilizzati dalle piccole comunità nelle manifestazioni religiose e nelle “Marching band” di New Orleans, fino al loro sviluppo nel funk, grazie al contributo soprattutto del “Father of Soul” James Brown, continuando con Sly & The Family Stone, i Meeters, etc..

Analizzando diversi generi musicali possiamo notare come questa pulsazione ritmica sia servita da trampolino di lancio per la sperimentazione, sia per quanto riguarda l’accompagnamento, quindi background, sezione ritmica, ma anche nell’improvvisazione solistica.
Iniziando a dare maggiore enfasi agli accenti, si è sempre più consolidata questa influenza e quindi la sua applicazione è stata, ed è ancora oggi considerata moderna ed innovativa.

A New Orleans e non solo, nei primi anni del jazz, alcuni musicisti si rifanno ai ritmi ed ai temi ricorrenti nel second line, facendoli emergere durante la parte solistica con citazioni melodiche e variazioni sulle clavi ritmiche.
Nel jazz troviamo largo impiego del second line e delle sue variazioni, diversi temi rispecchiano questi accenti, cosi come anche nell’improvvisazione. Molti batteristi durante gli assoli usano come punto di riferimento il second line e le sue variazioni.
Parte del repertorio comune che si sente nel jazz proviene dalle bande di ottoni, inclusi inni e spirituals dalle processioni funebri e i più conosciuti ragtime come Panama Rag, Tiger Rag e Maple Leaf Rag.

Alcuni esempi da Warren ‘Baby’ Dodds (batterista di Armstong e protagonista della registrazione del 1940 di Frederic Ramsey, Footnotes to Jazz) a Vernel Fournier (registrazione di Ahmad Jamal del 1958 di ‘Poinciana’) e Herlin Riley (batterista di Wynton Marsalis), le produzioni di Allen Toussaint.
Uno dei primi esempi di questo stile di batteria in una registrazione R&B è del 1953 del Professor Longhair “Tipitina”, brano fondamentale per i pianisti che, come me, amano questo genere. È dedicato al celebre club di New Orleans Tipitina, in cui ho avuto la fortuna di suonare un paio di volte in passato.
Il brano é basato su un groove di batteria di second line suonato da Earl Palmer, che descrive cosi l’attitudine a questo tipo di battito: “la cosa funk è nata perché era una cosa di strada che tutti noi abbiamo intrinsecamente” (da “Funky Drummer”: New Orleans, James Brown and the Rhythmic Transformation of American Popular Music, Alexander Stewart, 2000)

Second Line e Clavinet Funk

La presenza di clavi ritmiche è aumentata negli anni, poiché la musica cubana è stata adottata sempre più nel mainstream americano. In particolare Bo Diddley, ha reso popolare quello che è essenzialmente una clave di son 3-2 con il debutto del suo omonimo singolo “Bo Diddley”.

Anche nel pop contemporaneo, molto contaminato da vari generi, dal rock al R&B, musica latina, funk, etc.. troviamo spesso la pulsazione del second line e della clave in generale, sia limitata alla prima battuta che completa che diventa base ritmica di brani ballabili. Per non parlare all’Hip Hop, del rap e del contemporaneo Nu Soul, in cui questa forte pulsazione ritmica diventa base ciclica e ipnotica su cui costruire intrecci vocali o a cui sovrapporre ritmi di altri strumenti.

Rimandando ad un’altra occasione un’approfondimento storico-culturale dell’evoluzione del second line e di tutta la tradizione musicale di New Orleans, vediamo in cosa consiste questa figurazione ritmica e di come può essere usata come punto di partenza per sviluppare o comunque rinforzare il nostro “groove”, ed in generale il nostro “timing”.

Il Second Line e la clave

Elementi fondamentali per il second line, con tutte le sue variazioni, sono i ritmi “Bamboula” e la famosa “clave” in cui distinguiamo la “son clave” e la “rhumba clave”.

Di seguito l’illustrazione di quest’ultimo ritmo, distribuito in due battute, nelle varianti 3+2 (tres dos) e 2+3 (dos tres), che si ottengono semplicemente invertendo le due battute. Noterete anche la variazione che chiameremo “second line” presente come ritmo base in un famoso brano “Chitlins con carne” del chitarrista Kenny Burrell.

Second Line e Clavinet Funk

Il second line differisce dalla son clave (tres dos) solo nella seconda battuta in cui continua ad esserci il battere del secondo quarto ma il terzo quarto é suonato in levare anziché in battere.
Naturalmente nel caso della son clave dos tres in cui la nota (o l’accento) si trova sul secondo quarto, la differenza sta nella prima battuta.

Di seguito il primo esercizio basic di groove con le tastiere basato sul second line. Siamo in F7, con la mano sinistra suono la tonica mentre con la destra la settima minore:

Second Line e Clavinet Funk

Di seguito un video in cui suono l’esercizio basic del second line appena illustrato, utilizzando un suono di clavinet a cui ho aggiunto un pedale assegnando l’effetto wha wha che in questo caso ho usato veramente poco, proprio per focalizzare l’attenzione sull’esercizio.
In un prossimo incontro vi mostrerò altre varianti di esercizi sul groove usando magari il clavinet vero.

Ecco una prima variazione del second line, in cui andiamo a suonare alcuni ottavi che nell’esercizio precedente erano mutati con pausa. Questo esercizio é veramente importante per il rinforzamento del groove sulle tastiere e non solo, in cui le due mani si integrano perfettamente.
In questo caso noterete che la mano sinistra fondamentalmente suona gli ottavi che non suona la mano destra.
In questo caso mi piace parlare di mani “autogrovanti”.

Second Line e Clavinet Funk

Ecco il video dimostrativo. Noterete prima i due esercizi illustrati di sopra, cui seguira’ un esercizio in cui uso degli accordi anziché una sola nota. Ne parliamo dopo insieme all’illustrazione.

Il primo esercizio rappresenta un ottima cartuccia che potete giocarvi nell’esecuzione di brani di qualunque genere, non solo funk ma anche jazz, pop, gospel, in un piano solo, etc…

Di seguito l’illustrazione dell’esercizio del video in cui suono gli accordi con la mano destra. In particolare parto da un accordo di F7, costruendolo, dal basso verso l’alto con settima minore, nona e quinta, e spostandolo cromaticamente con l’uso di qualche acciaccatura o appoggiatura, più propriamente chiamate “grace note”, tipiche del blues e di tutta la musica afroamericana, abbellimenti che in un ambito gospel sono delle note di passaggio che servono per elevarsi al divino. Ci saranno altre occasioni per approfondire questo importante elemento.

Second Line e Clavinet Funk

Il prossimo video é un’applicazione più pianistica dello stesso esercizio illustrato di sopra. Si tratta di una mia performance molto estemporanea che vi consiglio di guardare fino alla fine perché ad un certo punto (minuto 4.17), dopo essermi divertito finalmente spiego un po’ cosa ho fatto. In pratica ho inserito il groove in questione in un ambito più funk gospel, utilizzando una sorta di struttura tipicamente blues più alcune variazioni molto random.

Tra i miei pianisti di riferimento per questo genere, oltre a tanti pianisti gospel, posso suggerirvi di ascoltare il grande Richard Tee, spesso insieme a Steve Gadd alla batteria, ma anche il pianista di New Orleans Henry Butler, oltre che all’immenso Billy Preston… In futuro potremmo dedicare un appuntamento all’ascolto ed analisi di alcuni pianisti di riferimento.

Nella prossima ed ultima illustrazione troverete un groove di clavinet simile a quello precedente ma in G7 e con qualche variazione. Nel video seguente comincerò con questo groove di clavinet a velocità sostenuta, sempre con l’utilizzo di un pedale d’espressione a cui ho assegnato la funzione wha, a cui aggiungerò progressivamente un accompagnamento in cui con la sinistra suono una linea di basso imitando un basso elettrico e con la destra gli accordi con un rhodes, l’organo hammond in cui applicherò in modo random alcuni trucchetti tipici derivanti proprio dal second line, poi il piano elettrico improvvisando tra jazz e funk ed infine qualche suono di synth….

Credo sia stato uno dei primi video/pillola didattica realizzato durante il lockdown dello scorso anno.

Second Line e Clavinet Funk

Naturalmente in questa veloce pillola didattica, per cui ringrazio il Saint Louis College Of Music di Roma e Musicoff per l’invito, vi ho mostrato alcuni spunti random che andrebbero approfonditi con sistematici esercizi progressivi sul groove che, oltre ad un significativo rinforzamento del nostro timing, ci aiuteranno ad affrontare il repertorio della black music, e non solo, in modo più professionale e performante.

Un po’ di ascolti “classici”

  • Billy Preston “Outta Space” (clavinet) e “Will It Go ‘Round in Circles” (piano/organ),
  • Stevie Wonder “Boogie on Reggae Woman” (Clav/bass/synth)
  • Chester Thompson “What Is Ip” (organ)
  • Parlament “Knee Deep” (piano/synth) e “Flashlight” (bass synth/synth)
  • Herbie Hancock “Chameleon” o l’album “Thrust” (Clavi/rhodes)
  • Sly & the Family Stone “Dance to the Music (organ)
  • Isley Brothers “Work to Do” (clavi)
  • Stevie Wonder “Higher Ground” (clavi)
  • Chaka Khan & Rufus “Tell Me Something Good” (clavi)
  • Jon Cleary “Kissing My Babe” (clavi)

Spero sia stato interessante e che ci rivedremo in occasione di altri appuntamenti sul fantastico mondo della black music, un mondo musicale carico di soul, feeling, groove, emozionante e pieno secondo me di tanta energia positiva! in particolare ritorneremo a parlare di pianoforte, organo hammond, piani elettrici, clavinet e sintetizzatori analogici.
Buon GROOVE a tutti.

Un po’ di clavinet durante un sound check di qualche anno fa in Francia.
Endhorser ufficiale Yamaha: video dimostrativo per il lancio di un nuovo prodotto.Con Federico Malaman, basso elettrico e Giovanni Giorgi, batteria.
Con la SOUL TRAIN R-EVOLUTION, con gli studenti del Saint Louis College Of Music, special guest FABRIZIO BOSSO e SERENA BRANCALE.
Michele Papadia

Michele Papadia è un pianista, organista e didatta italiano, profondo conoscitore della musica afroamericana, dal funk al jazz, gospel, blues, soul, pop, e delle varie tastiere analogiche, Hammond, Clavinet, Wurlitzer, Synth.
È tra i più richiesti pianisti/hammondisti europei negli USA ed ha a all’ attivo oltre 60 incisioni in qualità di sideman e 2 in qualità di leader e compositore.
Nel corso degli ultimi 30 anni ha collaborato in studio e dal vivo, sia in Europa che in USA, con artisti del calibro di Gianluca Petrella, Roberto Gatto, Fabrizio Bosso, Dario Deidda, Tiziana Ghiglioni, Paolino Dalla Porta, Francesco Bearzatti, Allen Hinds, Bobby Previte, Susan Tedeschi, Ana Popovic, Robben Ford, Joe Bonamassa, Etta James, Brian Auger, Manu Katché, Rudy Rotta, Sugar Blue, Peter Green, Gabriella Ferri, Jovanotti, Adriano Celentano, Noemi, Dolcenera, Patty Pravo, J-Ax, Irene Grandi, Anna Oxa, Max Pezzali, Saturnino, Nina Zilli, Serena Brancale e tanti altri… Il suo ultimo lavoro discografico, Afrocentradelic, é distribuito ed ottimamente recensito in tutta Europa e Giappone.

Oltre l’assidua attività live in ambito Pop, Jazz, Rock Blues e Gospel, sia in Europa che negli Stati Uniti, é attivo in campo didattico da oltre venticinque anni; attualmente é docente, oltre che in alcuni conservatori di musica italiani, presso il prestigioso Saint Louis College of Music di Roma, in cui insegna Piano Pop/rock, Organo Hammond, coordina vari laboratori dedicati alla black music e dirige la Soul Train R-Evolution orchestra.

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