Quest’ultimo è oggettivamente una macchina ancora oggi apprezzatissima, forse una di quelle che ha contraddistinto il suono pop non solo per quanto riguarda la chitarra, ma come vero e proprio modulo da studio da utilizzare anche su altre tracce.
Molto spesso l’H3000 viene associato, nel mondo chitarristico, al suono del suo ormai leggendario Harmonizer, che a distanza di oltre tre decadi viene ancora imitato in tantissime pedaliere e pedali di qualsiasi fascia.
Qui però non parliamo di Harmonizer, quello fa parte di un altro pedale di Eventide (il Pitchfactor), ma del Band Delay.
Immagina di poter prendere qualsiasi suono (voce, chitarra, basso ecc.), dividerlo per bande di frequenza, cambiare il tipo di filtro e quindi elaborare individualmente quelle bande con ritardi: questo è quello che succede con il Band Delay.
Ovviamente rispetto all’originale H3000 questo è fattibile solo in parte dall’algoritmo presente sul Timefactor (per riprodurlo del tutto sarebbero serviti molto più controlli “fisici” e non certo un pedale), che comunque ti permette di scegliere la frequenza, il tipo di filtro e quanta modulazione vuoi utilizzare per ottenere il suono che preferisci.
Tra parentesi, per chi fosse interessato a tutte le feature della vecchia macchina, ma per motivazioni sia economiche che logistiche non può avvicinarcisi, Eventide ripropone il Band Delay dell’H3000 anche in formato plug-in, disponibile sul sito a un prezzo decisamente più abbordabile.
Per quanto riguarda la sezione controlli dedicata, come abbiamo detto esiste un controllo di filtro e modulazione per la frequenza che vogliamo modificare, quindi abbiamo:
- Xnob/Resonance: imposta la risonanza (“RES”) o la nitidezza del filtro RES varia da 0 (effetti sottili) a 10 (effetti di risonanza)
- Depth: imposta la quantità di modulazione/spostamento del cut-off del filtro o delle frequenze centrali
- Velocity: imposta la velocità di modulazione per le frequenze centrali del filtro (0-5Hz)
- Filter: seleziona il tipo di filtro Low Pass, Band Pass o Hi Pass
Per quanto riguarda la resa sonora, parliamo di un suono estremamente caratteristico, ma non per questo troppo “fuori dal tempo” per le produzioni attuali.
La timbrica di fondo è più esile rispetto ai suoi fratelli Digital Delay o Vintage Delay e si interpone in un momento cronologico poco successivo rispetto a questi due algoritmi, però resta molto incisivo e sicuramente più modellabile.
Va fatto un ulteriore discorso a monte: questo algoritmo in particolare fa parte di un retaggio prettamente da studio, quindi si va ben al di là della chitarra.
Può essere usato con i synth o può esserne fatto un utilizzo alquanto “particolare” come effetto da utilizzare in insert con la nostra scheda audio (come Martin Garrix con l’Eventide Space utilizzato su alcune tracce in studio) per poter dare più tridimensionalità a una voce o a una batteria, ovviamente la creatività sta all’utilizzatore.
Al minuto 04:25 del video qui sotto una dimostrazione extra-chitarristica:
Un algoritmo per chi lavora in studio per contesti diversi da quello del semplice rock e a dire il vero non è il suono pià “singolare” nel Timefactor, visto che c’è ad esempio il Filter Pong… ma ne parleremo in un altra occasione.
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