Salve MusicOffili, dopo aver fatto una panoramica generale della serie, eccoci alla seconda puntata del focus sulle Reface di Yamaha, dedicata in particolare al test del sintetizzatore CS: se amate le timbriche di stampo “virtual analog” non perdetevi questa prova!
Che Yamaha avesse in cantiere qualche progetto legato alla sintesi “virtual analog” l’avevo intuito a partire dal NAMM 2015, quando per celebrare i 40 anni di storia dei propri sintetizzatori, il marchio nipponico ha rilasciato una applicazione per i dispositivi iOS contenente un soft synth come l’ottimo AN2015.
L’uscita in seguito della Reface CS è stata la conferma delle mie intuizioni: in essa troviamo infatti un engine sonoro che ricalca sia l’originale sintetizzatore AN1X che l’emulazione software dello scorso anno; la razionalizzazione apportata ai parametri sul Reface CS non è solo per questioni di spazio sul pannello, ma anche per semplificarne l’approccio anche ai meno avvezzi alla programmazione.
Le caratteristiche
I controlli sono disposti nella piccola area posta sopra la tastiera, e oltre alla leva per il Pitch Bend troviamo cursori per il volume, l’impostazione dell’ottava, più una sezione dedicata al Looper con due selettori per selezionare la modalità operativa e la regolazione del tempo; a seguire, l’area dedicata all’LFO, al Pitch, al filtro o alla sezione Amp, con parametri per Depth e Speed.
Nel Portamento è inclusa la modalità Mono/Poly. Nel Reface CS, i due oscillatori sono prefissati e selezionabili a coppie: Multi-saw utilizza due onde a dente di sega, con la possibilità di dosare sia un sub oscillatore un’ottava sotto tramite il parametro Texture, sia altre forme di onda di rinforzo con un leggero Detune attraverso il fader Mod. L’LFO modula l’oscillatore principale senza influire sul sub oscillatore.
Pulse fornisce una coppia di onde quadrate, in cui è possibile scordare il secondo oscillatore attraverso il fader Texture, dosare la profondità dell’impulso con il cursore Mod, infine modulare l’ampiezza dell’impulso con l’LFO. Nell’Oscillator Sync, al primo oscillatore è agganciato il secondo, peraltro modificabile nel tono (fader Texture) e nell’intonazione (fader Mod), con la possibilità di modulare quest’ultima tramite l’LFO.
Selezionando il Ring Modulator i fader Texture e Mod consentono di regolare l’intonazione degli oscillatori, e quella del secondo oscillatore è modulabile con l’LFO. Selezionando il preset per la modulazione di frequenza (FM), l’engine del Reface CS è configurato con una portante per il primo oscillatore, mentre per la modulante impostata nel secondo sono disponibili controlli per livello, intonazione e modulazione tramite l’LFO.
Il filtro a corredo del reface CS è di tipo LPF (24 dB per ottava), e sul pannello troviamo i canonici controlli per Cutoff e Resonance, mentre il generatore di inviluppi è singolo e condiviso dal filtro e la sezione Amp, ma attraverso il fader EG Balance l’utente può applicarlo in modo distinto a una delle sue sezioni, oppure mantenendo il cursore su livelli intermedi per entrambe.
L’inviluppo dispone di quattro stadi ADSR. Il blocco effetti del Reface CS dispone di quattro algoritmi selezionabili per Chorus/Flanger, Phaser, Delay e distorsione, con parametri regolabili in ciascuno per Depth e Rate. La polifonia del Reface CS è di otto note. Una serie di funzioni generali quali lo spegnimento automatico entro 30 minuti, l’esclusione della diffusione sonora onboard, i parametri MIDI, le impostazioni per il pedale collegato, l’inversione del Pitch Bend e il Factory Reset sono sparse lungo la prima ottava della tastiera, e applicabili premendo il tasto desiderato all’accensione dello strumento.
Il Phrase Looper ha una capacità di 2.000 note o 10 minuti di registrazione totale all’interno di una piccola memoria volatile, ma oltre alla registrazione è possibile sovraincidere nuovi fraseggi MIDI; nel caso in cui si superi la polifonia massima, la priorità è data sempre alle ultime note riprodotte.
Il Reface CS non dispone di una porzione di memoria dedicata allo storaggio dei preset: la funzione è delegata a un’applicazione software denominata Capture e disponibile per i dispositivi iOS, peraltro dotata anche di un comodo sistema di importazione preset anche attraverso la lettura di un QR Code. Avete poco tempo e volete qualche timbrica in più?
Attraverso internet e il servizio Soundmondo potete attingere nuova linfa per l’engine sonoro, ma anche inserire le vostre timbriche per condividerle con altri appassionati; per ogni preset selezionato sul web, l’interfaccia di Soundmondo dedicata al Reface CS mostra una mascherina con evidenziati i parametri da spostare sul pannello comandi dello strumento, per ottenere il suono desiderato.
Il test
La razionalizzazione operata dai tecnici Yamaha nell’engine sonoro del Reface CS va nella giusta direzione, perché con le prime indicazioni fornite dal manuale, anche chi muove i primi passi con un sintetizzatore può ottenere risultati appaganti. La buona action fornita dai minitasti consente di utilizzare il CS anche come keytar sul palco, grazie allo strap kit opzionale: un plauso alla scelta di Yamaha di dotare ciascun Reface anche delle prese MIDI, perché in altre situazioni potete sempre pilotare il CS con una tastiera a passo standard.
Collegando il CS al mio mixer tramite le uscite Line Out, ho dovuto incrementare il guadagno sui canali in ingresso per dare un pizzico di “boost” in più al suono; in ogni caso, il segnale emesso dallo strumento è esente da fruscii e rumori di fondo. Ottimo.
Qualcuno si aspettava una polifonia più ampia e un filtro multimodo in stile AN1X, ma spazio sul pannello parte, certe scelte avrebbero allontanato il piccolo CS dal percorso filologico che vuole proporre, partendo dal Minimoog fino ad alcuni synth storici degli anni ottanta: un esempio in tal senso è l’ottima Multi-saw, che consente di emulare con buona approssimazione anche quei pad cangianti di un sintetizzatore storico di Roland come il Jupiter-8.
Nelle timbriche lead, la “voce” di questo piccolo synth può emergere con prepotenza all’interno di un mix aprendo il filtro e incrementando la Resonance, oppure attivando la distorsione tra gli effetti: se ci tenete al vostro udito, lavorate su questi parametri in modo graduale, perché l’incremento del volume è notevole. A mio parere, i punti di forza nell’engine sonoro del CS sono insiti nei parametri assegnati in ogni set di oscillatori ai controlli Texture e Mod, e nella programmazione dell’ottimo inviluppo ADSR, con cui potete ottenere anche timbriche percussive davvero efficaci.
Una piacevole sorpresa la sintesi FM proposta dal Reface CS in termini di corpo in gamma bassa, e rispetto ai suggerimenti del manuale in termini di timbriche vado controcorrente, perché sulle ottave basse, lavorando sul filtro, potete ottenere sonorità di basso synth piuttosto scure e di forte impatto.
Ottima la scelta in termini di effetti, dove oltre alla distorsione citata in precedenza, spiccano le modulazioni di stampo analogico, tra cui un Delay a nastro di buona fattura. Il Phrase Looper incluso nel CS può rivelarsi utile anche in studio, per stendere al volo un riff da raffinare in seguito anche sulla propria DAW; un peccato non aver dotato la sezione di una piccola porzione di RAM per fissare la singola idea.
La diffusione sonora interna nel CS ha “voce a sufficienza” per l’ascolto personale (e per disturbare chi vi sta accanto), e al contempo si percepisce una piccola e piacevole porzione di corpo in gamma bassa, grazie al sistema bass reflex studiato da Yamaha; provate a incrementare gradualmente la Resonance nel modo Oscillator Sync, e noterete che i piccoli altoparlanti non danno mai segni di cedimento a fronte del lancinante feedback generato: ben fatto.
Le conclusioni
Piccolo, con una buona “voce” plasmabile nel carattere e versatile grazie agli applicativi e gli accessori a corredo: cosa chiedere di più? Nella mia personale classifica tra i modelli della gamma Reface, il CS si guadagna uno dei tre gradini del podio, perché ho amato la sintesi virtual analog proposta a suo tempo dal marchio nipponico, e seppur razionalizzata nei parametri, quanto proposto in questo piccolo sintetizzatore ne rispecchia ampiamente il carattere.
Se avete un dispositivo iOS, suggerisco caldamente l’impiego dell’applicazione dedicata Capture, per allestire un database di timbriche dedicate al CS richiamabili con un dito; mi auguro che presto Yamaha rilasci un’applicazione analoga anche per i dispositivi Android, al fine di estendere determinate possibilità a una più ampia fascia di utenza. Riguardo al servizio Soundmondo, oltre alla condivisione non va perso di vista l’aspetto didattico/ludico: l’utente può partire da un template come base per il suono, per esplorarne di lavorando sul pannello comandi.
Se amate i virtual analog e siete alla ricerca del synth portatile semplice da programmare, per pad di spessore o assoli lancinanti anche sul palco, il Reface CS è una soluzione da considerare. Al prossimo appuntamento, dove parleremo del modello DX della serie Reface: alla prossima!
Ultim’ora! Aggiornamento iOS Capture.
Al termine di questo test, sul mio iPad poche ore fa è comparsa la notifica di un aggiornamento importante dell’applicativo Capture alla versione 2.0, di cui ne suggerisco caldamente l’installazione ai possessori di iPhone/iPad e una Reface. In Reface Capture 2.0, Yamaha ha introdotto tra i menu anche l’accesso diretto al servizio Soundmondo: la condivisione delle timbriche ora è semplificata, grazie a opzioni che consentono – a colpi di dita – di scaricare (o condividere) nuovi preset e inserirli nei database Voice e Set List dell’applicativo per organizzarli al meglio.
Questa nuova procedura rende superfluo ai possessori di una Reface l’accesso al servizio Soundmondo tramite un personal computer e Chrome come browser, andando a bypassare una serie di problemi riscontrati anche dal sottoscritto impiegando il Web MIDI con i dispositivi iOS: brava Yamaha!
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