Salve Musicoffili, Yamaha nel 2015 è scesa in campo con la serie Reface tra i sintetizzatori compatti con un prezzo entro i 500 euro; recentemente questa serie giapponese è stata completata con il rilascio degli applicativi dedicati al web di accessori dedicati che ne espandono la portabilità, da qui è partita l’idea di fornire tutte le informazioni utili per esplorare a fondo i quattro modelli della gamma: partiamo?
Il nostro focus si compone di ben sei puntate con una serie di video a supporto, tra cui quelli realizzati da MusicOff con Manuele Montesanti di Yamaha Music Europe Branch Italy: in questa prima puntata vi propongo la filosofia della serie Reface e le caratteristiche generali della gamma, in seguito potrete leggere un test dedicato a ciascun modello, mentre la sesta e ultima puntata è dedicata alle applicazioni.
Reface: l’idea che parte da lontano
Per capire la filosofia che ha portato alla realizzazione della gamma Reface va fatto un balzo indietro nel tempo, perché Yamaha ha sempre posto particolare attenzione al concetto di portabilità per alcuni suoi strumenti: rimanendo su meccaniche basate sul minitasto, si pensi al controller MIDI KX-5 comparso nel 1984 o il sintetizzatore DX100 del 1985, oppure nei moduli tascabili alle workstation della serie QY introdotte negli anni novanta, peraltro tutti alimentabili anche a batterie.
Da questi strumenti storici Yamaha ne ha ripresa l’ossatura, per realizzare una nuova serie di quattro modelli potenziati nei muscoli e in cui batte un preciso cuore sonoro, frutto dell’esperienza sviluppata dal marchio nipponico in oltre 40 anni di attività nel settore.
Il motore sonoro del sintetizzatore CS deriva da un virtual analog di inizio millennio come l’AN1X, la variante DX propone la storica sintesi in FM del marchio nipponico in una versione rivista in alcuni importanti dettagli, mentre i due modelli CP e YC sono basati sul campionamento e mirati rispettivamente all’emulazione di pianoforti elettrici e organi, ma nel primo troviamo anche quella raffinata interazione con la modellazione fisica rintracciabile nell’odierna gamma di piani stage della serie CP del marchio nipponico.
I legami con il passato si fermano qui, perché oltre al “grande suono in un piccolo spazio”, come recita uno slogan di Yamaha, il progetto Reface guarda al presente non solo in termini di range di impiego, ma soprattutto su elementi strategici quali l’interazione e soprattutto la condivisione di contenuti con il mondo esterno, anche attraverso il web.
Grazie all’alimentazione a batterie e la piccola diffusione sonora integrata, potete mettere sotto il braccio una Reface e suonarla ovunque, mentre le prese MIDI e l’interfaccia USB consentono di integrarla sia in un setup compatto, anche per pilotare timbriche virtuali provenienti da smartphone e tablet, sia in configurazioni più complesse in studio o sul palco. Le utility software studiate da Yamaha non vanno sottovalutate, perché consentono non solo di organizzare dei database di timbriche – è il caso dell’applicazione iOS Capture – ma attraverso il servizio Soundmondo potete attingere nuove sonorità o condividerne di proprie con altri utenti attraverso il web.
Tanta apertura alla condivisione apre a potenziali scenari di impiego futuri in precedenza inimmaginabili, specialmente per il musicista girovago: stop a scomodi hard disk, oppure card e pen drive per un backup, e attraverso il proprio account sul web configurare in pochi secondi lo strumento “spare” fornito dal service su un palco a migliaia di chilometri da casa… ma rimaniamo con i piedi per terra e passiamo alle caratteristiche generali di questa serie Reface!
Le caratteristiche generali
I quattro modelli sono identici in termini di forme, dimensioni e peso (meno di due chili); altri elementi comuni sono la meccanica a 37 minitasti con risposta alla Velocity, e la diffusione sonora interna basata su un’amplificazione che eroga due watt per canale a una coppia di piccoli altoparlanti da 3 centimetri posti ai lati del pannello comandi. Il colore dello chassis è diverso per ogni modello: bianco per il Reface CS, il classico grigio “canna di fucile” per il modello DX, mentre i modelli CP e YC sono rivestiti rispettivamente in nero e rosso vivace.
Come vedremo in seguito nei test dedicati, il piccolo pannello comandi di ogni Reface varia secondo la generazione sonora impiegata.
Il parco connessioni posto sul pannello posteriore di ciascun modello comprende una coppia di uscite audio Line Out L/R su prese jack da 6,3mm, l’ingresso audio stereo su presa minijack da 3,5mm, le porte MIDI I/O su presa mini-DIN (con cavo adattatore a corredo) e l’interfaccia USB; sui modelli CS e YC si può collegare un pedale volume alla presa dedicata, mentre nei modelli CP e DX una variante sustain, anche a controllo continuo.
Ogni Reface è dotata di un alimentatore, ma lo strumento si può impiegare svincolato dalla rete elettrica, perché uno slot nel pannello inferiore può ospitare sei batterie di tipo AA.
All’ultimo NAMM 2016 Yamaha ha introdotto nella serie Reface alcune novità tra gli accessori, come il kit per fissaggio a tracolla KT, per impiegare lo strumento in puro stile keytar, oppure il nuovo aggiornamento della App gratuita Cubasis LE realizzata da Steinberg, per trasformare un iPhone o iPad in una DAW multitraccia.
Tra le altre applicazioni dedicate alla serie Reface che esamineremo in questo speciale, segnalo quella per i dispositivi iOS denominata Capture, oppure il sito web Soundmondo operativo da qualche mese, per la creazione, la modifica e la condivisione con altri utenti delle proprie timbriche. Come avrete intuito, la “carne al fuoco è tanta” attorno a questi piccoli sintetizzatori Yamaha, quindi non perdetevi i prossimi focus sui quattro modelli della gamma Reface, di cui abbiamo già avuto un gradito assaggio grazie ai video test da noi realizzati con il bravissimo Manuele Montesanti, che riportiamo sui sotto.
Alla prossima,
Yamaha Reface YC
Yamaha Reface DX
Yamaha Reface CS
Yamaha Reface CP
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