Viviamo in un’epoca fatta di migliaia di Virtual Instruments e Sample Libraries e, da un paio d’anni, le Loop Libraries hanno preso piede con servizi come Splice e Output Arcade. In poche parole, siamo circondati da suoni e loop e questo fattore, unito ad una mancanza di ordine nel processo di arrangiamento, rende la produzione una strada tortuosa.
Quello di cui voglio parlarvi oggi sono i 4 elementi fondamentali di qualsiasi produzione: hook o riff, sezione ritmica, base armonica, linea melodica. Tutti questi elementi sono governati dall’approccio sottrattivo. Quante volte, e mi ci metto anche io in mezzo, abbiamo iniziato ad arrangiare un nostro brano e siamo arrivati ad avere 30 o 40 tracce da mixare: una follia. Questo accade perché non c’è un ordine nella produzione digitale e perché ci facciamo sovrastare dalle centinaia di strumenti virtuali che abbiamo a disposizione.
Prima di analizzare questi 4 elementi, cerchiamo di spiegare meglio il concetto di approccio sottrattivo.
Cosa si intende per “approccio sottrattivo”
Consideriamo un brano di Post Malone, “Better now”.
Se lo ascoltiamo, notiamo che la struttura è abbastanza semplice ma la prima cosa che dobbiamo prendere in esame è il gioco che basso e sezione ritmica fanno tra di loro al fine di salvaguardare la dinamica del pezzo creando tensione tra le varie sezioni. Dopo 4 battute di intro, arriva subito il ritornello cantato che apre il brano e, dopo altre 4 battute, entrano 808, kick, snare e hihat.
Andando avanti con l’ascolto, è evidente il gioco di frequenze: periodicamente, vengono svuotate le frequenze basse e medio-basse per poi essere nuovamente riempite per garantire il punch e il groove nei punti salienti nel brano.
Questo brano rappresenta un ottimo esempio di approccio sottrattivo: non serve aggiungere strumenti per dare dinamica o enfasi ma, semplicemente, basta “svuotare” il brano per poi riempirlo nuovamente. Utilizzando questo tipo di approccio, eviterete non pochi problemi in mix in quanto, riempiendo troppo una determinata gamma di frequenze, per quanto panning ed eq ci possano aiutare, il rischio di causare numerosi mascheramenti di frequenza è dietro l’angolo.
L’importanza del suono “giusto”
Partiamo da una considerazione fondamentale che sta alla base di qualsiasi arrangiamento: la scelta dei samples, dei suoni.
Una corretta scelta dei samples è fondamentale capire il mood della nostra produzione e capire quale range di frequenze vogliamo occupare con ognuno dei nostri sample onde evitare, come già detto precedentemente, di affollare determinate zone dello spettro al fine anche di evitare futuri problemi di fase e di mascheramento di frequenze in mix.
Facciamo un esempio pratico: stiamo producendo un brano pop e il nostro rullante non ci convince rispetto al sound generale. Quello che si deve fare non è overprocessare il rullante ma capire che abbiamo sbagliato sample: se abbiamo bisogno di uno snare molto presente e il nostro rullante ha poche frequenze medio-alte, per quanto possa essere equalizzato, compresso o saturato, continuerà ad avere una mancanza in quel range e continuerà ad essere il “rullante sbagliato” per il nostro brano.
La scelta dei samples è il primo passo fondamentale per una produzione di successo ma la vera domanda è: come faccio a scegliere correttamente i samples da utilizzare? La risposta è semplice: basta avere un ordine nel nostro processo creativo, sempre con un occhio di riguardo all’approccio sottrattivo.
Il vademecum della produzione musicale
Fatto questo breve esempio, andiamo a parlare dei 4 punti fondamentali di cui sopra. Ora, ti mostrerò un semplice vademecum sull’ordine da seguire quando produci un pezzo. Sia chiaro, non ci sono regole nell’ambito musicale e creativo in genere ma, utilizzando queste regole, sono sempre riuscito ad ottenere produzioni funzionali al mio obiettivo.
Il Riff
La produzione deve iniziare con la creazione di un hook o, per i più nostalgici, di un riff. Il concetto di riff non è morto con l’avvento della produzione in ambito digitale, anzi.
Prima di parlare di un esempio pratico, cerchiamo di capire a cosa serve un riff: il riff è fondamentale affinché un brano venga riconosciuto dall’ascoltatore prima dell’ingresso della lead vocal. Per quanto questo aspetto, raccontato in questa maniera, possa risultare secondario nell’economia della produzione di un brano, è bene considerare che la ripetizione di una determinata sequenza di note facilita, a livello del nostro sistema cerebrale e della nostra memoria, l’immagazzinamento di una determinata canzone.
Detto in parole molto povere, un riff fa sì che un brano venga ricordato più facilmente in quanto, a livello cerebrale, è molto più semplice immagazzinare una piccola sequenza di note piuttosto che un’intera linea melodica o un intero testo.
Prendiamo come esempio “Bad guy” di Billie Eilish.
Pensateci un attimo: senza il riff iniziale di basso, questo brano sarebbe lo stesso? Ovviamente no. Andando avanti nell’ascolto, ci si rende conto che qui ci sono ben due riff: il giro di basso e il lead synth dopo ogni ritornello. Un’altra cosa interessante in questo brano è che l’hook di basso e la linea melodica della voce interagiscono tra loro. Vediamo adesso il secondo punto del nostro “metodo”.
Il ritmo
Una volta che il nostro riff è pronto, l’aspetto successivo sul quale concentrarsi è la sezione ritmica, ovvero, basso e batteria.
Non esiste brano di successo nel quale basso e batteria non collaborino tra loro al fine di mantenere il groove del pezzo. Possiamo considerare ancora il brano, di cui sopra, di Billie Eilish. La batteria è sicuramente molto semplice dal punto di vista esecutivo e di produzione ma, incastrata col basso, dà al pezzo un groove fondamentale per la buona riuscita del brano.
Un altro esempio di come drum & bass siano le vere e proprie fondamenta della musica è dato da un brano di Michael Jackson, “Billie Jean”.
Anche in questo caso, la batteria è abbastanza semplice ma, grazie al feeling col giro di basso, riesce a sostenere egregiamente il brano. Permettetemi un piccolo excursus da musicista, e non da producer: suonare lo stesso pattern di batteria, le stesse 4 note di basso o gli stessi 2 accordi sulla chitarra per 5 minuti senza perdere groove e intensità non è assolutamente roba da poco.
Ovviamente, è bene sottolineare una cosa: una volta creato il nostro riff, la scelta dei samples di batteria e basso sarà molto più semplice perché saremo spinti a scegliere dei suoni che siano assolutamente in linea col mood datoci dal nostro hook e che non vadano ad interferire con esso, a livello di frequenze.
L’armonia
Perfetto, siamo arrivati al terzo punto: la base armonica. Qualcuno potrebbe storcere il naso a questo punto: solitamente, gli accordi sono pensati come la base sulla quale viene costruito un arrangiamento. Come ho già detto, non ci sono regole nell’ambito creativo; diciamo che, per me, questo è un trucco che ho scoperto durante la mia attività da songwriter. Molto spesso, gli accordi ci limitano a livello creativo: provate a scrivere una linea melodica su un giro d’accordi già pronto e poi a scrivere degli accordi su una linea melodica preesistente.
Gli accordi inevitabilmente influenzano il processo di scrittura di linee melodiche e riff e, per quanto mi riguarda, trovo molto più stimolante, a livello creativo, costruire la base armonica di un brano solo successivamente rispetto a linea vocale e/o hook.
Vediamo adesso il lato da “producer”: una volta trovati i nostri accordi, a livello di suono, sicuramente andremo a scegliere dei sample assolutamente in linea con il nostro riff, la nostra drum e il nostro basso. La nostra produzione sarà quindi coerente e, una volta trovati accordi, suono e modo di suonare le varie parti della nostra base armonica, sarà finita al 90%.
Prendiamo come esempio un brano dei The Weeknd, “Blinding Lights”
Ascoltando questo pezzo, si può notare come l’arrangiamento sia estremamente semplice ma molto funzionale al mood della canzone stessa. Ci sono tutti gli elementi fin qui descritti: il riff, la batteria e il basso in linea col mood del brano, a livello di suono, che reggono il tutto, la base armonica con un suono in linea con lo stile della canzone e che non è assolutamente invasivo a livello di frequenze con gli altri elementi principali, voce inclusa.
Anche qui, è evidente l’approccio sottrattivo nella costruzione dell’arrangiamento: la strofa è costruita intorno a un buco di frequenza nelle medie che viene poi occupato da un synth nel ritornello.
Piccola parentesi: in questo caso, il riff viene eseguito da un lead synth che occupa le frequenze medio-alte e, come potete ascoltare, la voce non è mai presente quando c’è l’hook e viceversa. È lo stesso principio per cui è sempre meglio che una voce principale non si sovrapponga ad un assolo di un qualsiasi strumento e viceversa; ricordate, il mascheramento è sempre dietro l’angolo e non dimenticate che mixare un brano è come porre degli elementi all’interno di una scenografia rispettando l’ambiente nel suo insieme considerando l’altezza, la larghezza e la profondità della scena.
La melodia
Una volta considerati riff, sezione ritmica e base armonica, non ci resta che il quarto punto: la linea melodica.
Questo non vuole essere un articolo sul songwriting, motivo per cui non parlerò di come scrivere, a livello di note, una linea melodica, anche se, considerando il pop, vale lo stesso principio del riff: less is more. Meno note ci sono e più stretti sono gli intervalli tra queste, maggiore sarà la possibilità che la nostra linea melodica venga ricordata più facilmente.
Tralasciando questo aspetto, voglio concentrarmi sulla ritmicità della linea melodica. Nel pop moderno, la voce è diventata quasi come uno strumento percussivo: deve interagire col groove del brano. Una cosa è chiara: scrivere una linea melodica “percussiva” in inglese è sicuramente più facile di scriverne una in italiano ma la vera sfida è proprio questa.
Un esempio lampante di ritmicità a livello di linea melodica è ancora Michael Jackson: in tutte le sue canzoni, la voce ha un importante utilità ritmica e questa sua caratteristica ha sicuramente contribuito a renderlo “il Re del Pop”.
A questo punto, tutti i punti fondamentali sono stati toccati. Non vi resta che iniziare a produrre provando ad utilizzare quest’ordine di lavoro. Magari, ne trarrete benefici!
Francesco Cianciola autore, compositore, producer, si occupa delle lezioni di production e arrangiamento nella nostra accademia.
Songwriter e autore a livello nazionale è inoltre co-autore assieme a Emma Marrone, Gianni Pollex ed Oscar Angiuli del brano “Tutta colpa mia” cantato da Elodie alla 67° edizione del Festival di Sanremo certificato disco di platino.
Fa parte dell’ultimo disco di Ermal Meta, Non abbiamo armi, certificato disco di platino con il brano “Il vento della vita”, scritto insieme a Ermal stesso e Gianni Pollex.
È un punto di riferimento per il mondo del songwriting e commercial music per gli studenti di Mast Music Academy.
Cover Photo by crommelincklars - CC BY 4.0
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