Continuando il discorso tracciato dalla precedente lezione, non trovo altro terreno di addestramento linguistico se non in “Giant Steps“, o almeno nel modo con cui le armonie si sviluppano in esso. Che ragione mi porta a intraprendere il discorso delle triadi mediante un brano che in un itinerario di studio viene abitualmente posto tra le vette, e per di più rappresenta una tra le innovazioni armoniche estreme della musica contemporanea?
La causa risiede nell’argomento stesso che interessa la trattazione presente, nell’estremo pudore di note della triade. In una tale ristrettezza didattica non risulta per niente semplice muovere uno sviluppo improvvisativo se l’armonia in cui si opera è composta di misure tanto larghe da presentare un accordo per ciascuna di loro.
Allora che caratteristica ha “Giant Steps” in virtù di questa considerazione? Che il denso numero di accordi per misura, cioè due per ognuna, pone una richiesta forte di elementi dell’accordo in ragione della rapidità di sequenza, e questa estrema contiguità tra gli accordi pretende una presenza forte di note della triade.
Con questo intendo dire che se vi avessi proposto lo studio isolato della triade su “Autumn Leaves”, di certo avrei commesso un madornale errore, perché, essendo i periodi armonici di questo brano molto larghi, non conoscendo le vostre facoltà di trasformare le note in ritmo, quindi di possedere una vasta eredità ritmica la quale sola è in grado di rigenerare le note in risultati sempre innovati, e non dandovi indicazione di natura armonica circa le possibilità di sovrarmonia che si possono operare in armonie semplici date, vi avrei condannati all’incomprensione.
In fin dei conti qui si manifesta un aspetto che reputo essenziale per un improvvisatore: la conoscenza armonica. “Giant steps”, infatti, essendo così fitto, con pochi spazi fermi, già col suonare per sole triadi fa cantare le sue armonie in maniera dignitosa, quindi da ciò segue che l’armonia è indirizzo e forma da cui nasce la melodia.
Questo brano è completo in sé, possiede una tale ricchezza armonica che all’improvvisatore occorre soltanto seguire quella, mentre in brani come “Autumn Leaves” l’intervento arbitrario sulle ricchezze armoniche sta tutto nelle mani di chi vi improvvisa, da cui consegue che una coscienza totale dell’armonia risulta inevitabile e doverosa (vi sarà il momento di trattare la sovrarmonia, ossia tutto ciò che è costruibile al di là di accordi semplici dati).
Tutto il discorso sulla teoria accordi ha inizio dalle triadi e questo ci è maggiormente chiarificato dalle musiche più semplici, ad esempio dagli ambienti musicali folkloristici, i quali per suonare l’accordo, che, come si è detto, è essenza della musica sia armonica che melodica, suonano la triade e sviluppano i temi sulle semplici note della triade.
Di notevole chiarezza è che più la musica assume suoni che superano la triade, più si fa “colta”, che è come dire di assumere una dimensione emotiva più ampia.
Di forme di triade ne esistono soltanto quattro, dette anche qualità: maggiori, minori, aumentate e diminuite. Per rendere più spedita la memorizzazione (bisogna mandare a memoria le note di triade che compongono ciascun accordo) può essere utile memorizzare la prima qualità (maggiore), ricavare la seconda (minore) e poi ricavare quello che serve secondo modifiche operate a queste, in base ai gradi che compongono le altre qualità restanti, aumentata e diminuita.
Perché esercitare la triade?
Come dicevo sul cattivo uso della scala, ciò che si deve evitare è di suonare fuori degli accordi, di non dare il giusto peso alle note che fondano l’armonia. Con la scala questo avviene, perché non ritenendo che alcune note abbiano più valore di altre, si suonerà pensando che tutte, per un’armonia data, abbiano significato a sé, non coestensivo. Il significato c’è ma bisogna trovarlo in relazione alle note dell’accordo.
Per dare effetto a questo è opportuno isolare la triade e riuscire ad avere come obiettivo dello studio la certezza di questi punti.
Infatti la pratica delle scale tende un po’ a renderli incerti, pochi allievi dopo un costante uso e pratica di scale riescono a definire i loro punti chiave, e ciò è una conseguenza a non aver ritenuto che l’accordo contiene delle richieste specifiche, pone insomma un suo statuto sulle note della triade e della quadriade.
Prima di smarrirsi così, è utile correre ai ripari. Studiare la triade significa avere una certezza acquisita, diversamente, suonare mediante scale significa determinare più incertezza.
Che limiti ha uno studio di sole triadi?
Ha i limiti del sentito, del tipico, del già detto. Ma ogni limite è una contesa con questo, una contesa inclina al superamento. Allora con che arma io tenterò di abbattere il limite nemico? Il ritmo.
Tutto lo svolgimento di una progressione in campo musicale ha il ritmo come Ulisse Itaca. Vediamo quindi che la triade isolata ci pone subito un dilemma che ci toglierà di mezzo un imponente problema.
Si ha da creare con sole tre note; non ponendo l’attenzione al ritmo, presto esaurirò la riserva d’immaginazione che fa nascere le combinazioni delle une con le altre. In certo modo è l’esperienza che ci induce a ricorrere al ritmo come alla soluzione diversificante, che procede oltre quel confine melodico.
Fermare lo studio su un elemento come la triade permette di creare quella certezza che è il primo passo per essere coerenti con la musica, la quale giunge pure agli uditi meno attenti e meno critici sotto forma di chiarezza.
Ecco allora una nuova definizione di chiarezza relativa al campo musicale: essa è la definizione dell’armonia attraverso un periodo melodico, da cui segue che essa deriva dalla più forte rilevanza affidata alle note dell’accordo. Diversamente resterà un frutto del caso, ma un ascoltatore non starà ad ascoltarvi se quel giorno vi va bene o vi va male, se la buona o mala sorte vi ha portato a indovinare le note giuste o a ucciderne delle altre.
Un musicista preparato ha per obbiettivo l’animare le sue conoscenze, che sono certe, comprovate, non fortuite e minutamente esaminate, ha per obiettivo il dare vita artistica ad elementi in bilico tra pedagogia e arte.
Si pensi ad un architetto che abbia le nozioni adatte per costruire un edificio. Potrà dare un volto spirituale o lirico alle sue creazioni . Così agirono Borromini, Michelangelo, Pietro da Cortona, aggiungendo alla tecnica architettonica un respiro vivo, riuscendo a superare lo studio con l’animazione. I concetti teorici si trovano a trasformarsi in qualcosa che si direbbe imponderabile. Ossia l’imponderabile trasforma il concetto.
Nell’articolo prossimo, per scopi melodici, si analizzerà la progressione di “Giant Steps”. Ma invito chi seguisse questa rubrica a darvi il primo sguardo interessato, a tentare d’identificare i centri tonali e gli accordi cui è prescritto il compito di portare da un centro all’altro la tonalità. Infatti all’interno della sequenza armonica vi si trovano soltanto due funzioni principali: centro tonale e accordo di spostamento al centro tonale che muta.
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